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Top & Flop 5 Vicenza 2013: fuori gara il flop di lavoro e impresa e delle loro rappresentanze

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Giovedi 26 Dicembre 2013 alle 23:31 | 0 commenti

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A fine anno sui media si fanno sempre i bilanci per quanto opinabili, in tutti i settori, e  il loro confronto può dare un contributo alle riflessioni di ognuno, riflessioni che mancano sempre di più in una società sempre più avvitata nel quotidiano, a volte per egoismo, più spesso per un senso di impotenza, che toglie pericolosamente la voglia di discutere e discutersi.

Anche VicenzaPiù e il suo network, fatto di un periodico cartaceo, di una rete quotidiana web e di due canali tv, uno digitale terrestre, l'altro full streaming, dopo aver "nominato" come Persona dell'anno Luc Thibault, il sindacalista conflittuale franco scledense, non si sottrae a fare le sue valutazioni sui primi 5 top e sui primi 5 flop della città e della provincia, che vi presentiamo a seguire a cura di Edoardo Andrein e che vi invitiamo a valutare liberamente ma sempre tenendo presente che spesso il flop di alcuni è il top per altri e viceversa».

Fuori gioco la politica, ormai stabilmente con la "p" minuscola, fuori gara e al top di fatto in entrambe le nostre due classifiche, tanto da non esservi inseriti se non nella nostra premessa, ci sono il flop del lavoro e, di pari passo, la caduta delle nostre aziende, che nel tempo hanno preferito investire in speculazione finanziaria e immobiliare, per giunta prima delocalizzando il lavoro e poi assorbendo qui da noi mano d'opera spesso straniera, sotto pagata e poco tutelata.

Ma più grandi e più gravi del crollo numerico dei lavoratori e dei fatturati delle aziende sono le perdite di professionalità dei primi e di capacità innovativa delle seconde, perdite tecnicamente e culturalmente collegate e che non registrano solo il passato ma segnano soprattutto il futuro.

Perdite di professionalità di cui è responsabile anche l'ignavia burocratica e spesso parassita di parte dei sindacati confederali "classici", che, senza preoccuparsi di stimolare la creazione del lavoro, si sono limitati, anche e talvolta di più a Vicenza che nel resto dell'Italia, a difendere nel tempo quelli che il lavoro lo avevano, propri dirigenti e funzionari inclusi, e che comunque con i sistemi ancora in atto non possono che perderlo in maniera crescente pesando con casse senza fine e senza costrutto progettuale su ogni realistico tentativo di ripresa.

Perdite di capacità di innovazione di cui molte delle associazioni imprenditoriali, in specie quelle   vicentine, sono responsabili, quando perdono le professionalità dei loro lavoratori per assenze di investimenti barricate come sono nel difendere il capitalismo provinciale di famiglia e relazionale e nel lottare tanto, ma spesso solo a parole contro lo statalismo imperante ma utile per accaparrarsi le leve di residuo, improduttivo e parassitario potere che sono rimaste.

Come anche la recente vicenda del cda della Fiera inequivocabilmente e simbolicamente dimostra (guadagnandosi anche la presenza diretta nella classifica dei Flop) nel momento in cui ha premiato il rampollo di una famiglia, quella dei Marzotto, che tanto ha dato al Vicentino e che tanto di più ora si è ripresa dal Vicentino e dall'Italia vendendo tutto, senza che Cgil, Cisl e Uil abbiano provato a far ricompensare almeno in parte il loro precedente "collaborazionismo".

Cieco, di fatto, anche di fronte alle decine dei morti della Marlane Marzotto, i cui familiari ora vogliono zittire proprio i Marzotto dopo oltre ventanni dalle prime, censurate denunce degli avvelenamenti di persone e territori. Quei Marzotto, il cui discendente  Matteo, bello, bellissimo da vedere su tanti rotocalchi, ha ricevuto in premio proprio a Vicenza  le presidenze del Cuoa (dove si insegna impresa, e che impresa se è quella di cui è erede!) e della Fiera (dove si promuove il fare vicentino, e che fare se è quello in cui le aziende Marzotto chiudono qui per far incassare solo vagonate di milioni, magari all'estero, ai suoi proprietari!).

Magari evadendo tasse da decine di milioni di euro, da cui arrivano forse anche quelle poche decine di migliaia di euro proposti ai superstiti e ai familiari dei morti della Marlane Marzotto per il definitivo condono tombale, dopo quello fiscale, delle eventuali responsabilità dei membri della famiglia, tra cui Matteo, e dei loro dirigenti coinvolti.

I loro avvocati li hanno messi sul tavolo quei pacchetti da 40-50 banconote da 500 euro nel tribunale di Paola come un volgare e misero indennizzo, buono a sfruttare ancora una volta le miserie dei poveri e a uccidere per la seconda volta gli operai della Marlane e le spiagge di quella zona.

Questo è di fatto il top del flop vicentino.

Il direttore

 

 

Top & Flop 5 Vicenza 2013

Di Edoardo Andrein

Top


1-  Achille Variati: sull’Achille biancorosso si può discutere e criticarlo per una infinità di scelte e comportamenti, come accade d’altronde a tutti i politici che lasciano un’impronta, positiva o negativa che sia. Certo che vincere per la terza volta le elezioni nella propria città asfaltando al primo turno un nome di spicco come Manuela Dal Lago (sebbene ci sia da ricordare la bassissima affluenza alle urne) non può che rappresentare il momento più significativo del 2013. Un’impresa riportata anche da tutti i quotidiani nazionali, alcuni dei quali lo vedono già come Ministro di un futuro Governo Renzi.

 

2-  Vicenza Gay Pride: si può essere contro o a favore a questo tipo di manifestazioni, ma le tante polemiche che per settimane hanno accompagnato la vigilia si sono dissolte nei colori e nella musica di uno stravagante e insolito sabato pomeriggio a Vicenza, senza eccessi da parte dei numerosi partecipanti accorsi da tutta Italia e con tanta curiosità e sorrisi dei vicentini.

 

3-  Renziani: nel Partito Democratico di Vicenza in un anno, dalla sconfitta nelle scorse primarie di Renzi al trionfo di due settimane fa, la forza dei sostenitori del sindaco di Firenze sta aumentando sempre più. Nella corsa alla segreteria Pd provinciale c’erano due renziani e, oltre agli ex bersaniani saliti sul carro, il “siamo tutti renziani” di moda oggi sembra attirare anche diversi elettori delusi da vent’anni di berlusconismo e dai primi mesi di politica in parlamento dei grillini.

 

4-  Raffaello verso Picasso: nonostante le ombre sui costi e sul suo curatore quella nella Basilica Palladiana ha scalato la vetta delle esposizioni più visitate in Italia sino a raggiungere il primo posto nella sua ultima settimana in gennaio. Un evento che oltre alle lunghe file di turisti ha generato un indotto economico e di visibilità mediatica mai visto in città e che punta ancora più in alto con la prossima mostra.  

 

5-  Giro d’Italia: tra tifosi e turisti un po’ delusi, la carovana rosa del Giro è tornata ad arrivare sullo stradone di viale Roma e i numeri rilevanti del movimento ciclismo vicentino si sono visti lungo tutto il percorso, con una folla di persone che in giorno feriale ha accompagnato i ciclisti. Un successo che ha fatto accendere l’idea per l’organizzazione a Vicenza dei Mondiali 2020 di ciclismo.

 

Flop

 

1- Il centrodestra vicentino: nella netta e sorprendente (anche per gli addetti ai lavori) affermazione di Variati, forse e senza forse qualcosa negli ingranaggi degli sfidanti deve essere andato storto. Troppo frivolo spiegare la debacle con l’argomento “divisi non si vince”, dato che le divisioni non sono certo state causate dall’esterno, ma da un mal di pancia interno con ragioni profonde. Il fatto è che il centrodestra, trainato per vent’anni dal carisma del Re Mida mediatico Silvio Berlusconi, deve riuscire al più presto a cambiare pelle a livello locale con un’opposizione più decisa e battagliero. Oppure sperare che basti il ritorno a Forza Italia, senza dimenticare che a Vicenza Variati non è propriamente di sinistra come, in Italia, non lo è Renzi: la democrazia cristiana forse, quella sì, è tornata.

 

2- GdV e Tva: la fortezza del potere mediatico a Vicenza e provincia comincia piano piano a sgretolarsi. Prima il Giornale di Vicenza in caduta continua di copie vendute palesa un certo nervosismo divulgando dati non corretti attraverso paginone auto pubblicitarie, poi modificati grazie ai dati ufficiali da noi pubblicati. Poi Tva Vicenza in disprezzo delle regole manda in onda per settimane le partite del Real Vicenza senza averne acquistato i diritti, ma ad un certo punto è costretta a interrompere la trasmissione, ora in onda solo sul canale 193 della neonata VicenzaPiùTv che nel frattempo sul suo canale streaming ha interrotto anche la storica esclusiva di Tva delle partite del Vicenza Calcio.

 

3-   Alessandra Moretti: il 2013 da incubo per l’Alessandra nazionale inizia con la sconfitta alle elezioni del “suo” Pierluigi Bersani e si conclude con le percentuali da insufficienza in pagella del “sapientino” Gianni Cuperlo da lei sostenuto. E se il progressivo rimpiazzo in tutti i salotti televisivi a favore dell’affascinante renziana Maria Elena Boschi ne è stata una inevitabile conseguenza, il posto in parlamento assicuratole dal listino bloccato dell’ex segretario Pd rimane. Forse la parlamentare gilettiana sogna ora di ripartire dal basso, magari dalla poltrona di sindaco della piccola Vicenza, Bulgarini e Variati permettendo.

 

4- Vicenza Calcio: Prima l’ennesima retrocessione, alla quale questa volta non si è potuto porre rimedio con un’altro ripescaggio. Poi i guai societari che hanno portato all’incertezza sull’iscrizione della squadra in Lega Pro con conseguente penalizzazione in classifica e nel frattempo la vicenda della controversa trattativa con lo svizzero kosovaro Hamdi Mehmeti e Pierre Mbock per la cessione societaria. Il futuro per il Lanerossi appare piuttosto incerto. Se non ... fallimentare.

 

5-  Fiera di Vicenza: il caos scoppiato in Fiera quest’anno con al culmine le dimissioni e le accuse del presidente Paolo Mantovani ha portato all’azzeramento del Consiglio di amministrazione e alla nomina del nuovo presidente, il non certo intonsoo e puro Matteo Marzotto. Ma la scia di preoccupazione sul futuro di una struttura fondamentale per l’economia vicentina continua ad aleggiare nell’aria e le nubi che si sono addensate sulla gestione dell’Ente hanno bisogno di essere spazzate via al più presto.


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