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Sos Pd a Vicenza: l'incubo del "quadro" di Renzi si avvicina

Di Edoardo Andrein Martedi 8 Ottobre 2013 alle 23:45 | 0 commenti

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La foto incorniciata di Pierluigi Bersani e appesa in alto su una parete nella sede del Partito Democratico di Vicenza è ancora lì. L’ex Segretario trionfatore anche nel vicentino alle ultime primarie, dopo l’ennesima “non vittoria” alle elezioni politiche del centrosinistra, in pochi mesi è finito “mummificato” insieme ai suoi predecessori per lasciare spazio al traghettatore Gugliemo Epifani, in attesa di Congresso e Primarie. Al termine delle quali si provvederà ad appendere una nuova foto.

“Renzi non si candiderà mai, a lui non interessa fare il segretario del partito”. Così affermava Luigi Poletto, in tono (auto)rassicurante, in un colloquio informale che abbiamo intrattenuto con lui qualche mese fa. Parole che oggi spiegano l’allarmismo crescente in una parte del Partito Democratico: oltre all’ala che si autodefinisce di “sinistra” alla quale appartiene il buon Poletto, ora cominciano a spuntare i renziani dissidenti (secondo quanto riportato da Il Giornale di Vicenza) e di tutti gli altri insofferenti del partito verso l’indipendenza praticata dal renziano doc Achille Variati nelle sue ultime decisioni: la nomina di Jacopo Bulgarini a vicesindaco, senza che l’ex portavoce si sia messo alla prova del giudizio elettorale, dell’assessore alla sicurezza Dario Rotondi, bocciato dalle preferenze dei cittadini alle amministrative, e soprattutto la decisione contro tutto e tutti di affidare l’incarico Aimcps al fidato Matteo Quero. Un malumore, quest’ultimo, che avrebbe dovuto rimanere nascosto tra le accese discussioni interne del partito, ma che invece è stato fatto trapelare da alcune “talpe” attraverso un documento pubblicato su Nuova Vicenza.

Dall’altro lato i seguaci del sindaco di Firenze hanno iniziato a giocare d’anticipo già da qualche mese, organizzandosi in una associazione autonoma denominata “Adesso Vicenza!”: un modo per radicarsi ancor di più nel territorio attraverso riunioni, convegni, workshop, cene. Un’iniziativa, però, che ancora una volta ha fatto storcere il naso nel partito, a causa della mancanza del simbolo del Pd nel logo e soprattutto per il fatto che il presidente Filippo Crimì e soci hanno attivato un tesseramento parallelo che ha riscosso un discreto successo anche tra quei sostenitori i quali, come hanno dichiarato più volte nelle assemblee, mai avranno intenzione di iscriversi al Partito Democratico. Un metodo di autofinanziamento con i soldi dei cittadini messo in pratica anche al convegno regionale di sabato scorso a Castelgomberto attraverso il contributo di partecipazione (che ha riguardato anche i giornalisti tra l’altro, infatti non ce n’era neanche uno).

Una contesa quella delle primarie del Pd che sta attirando anche una parte dell’elettorato di centrodestra, ancor di più rispetto anno fa, visto il caos e la pochezza dimostrato nelle ultime settimane dal Popolo delle Libertà che ancora non si è capito bene se è ritornato a chiamarsi Forza Italia. Una pochezza messa in mostra anche a livello locale, con i principali partiti di opposizione in consiglio comunale semi inesistenti e surclassati dall’attivismo del solito Claudio Cicero e dalla novità del Movimento 5 Stelle.

La sfida iniziata nel Pd, però, non è solo per la Segreteria nazionale: anche a livello locale si cominciano ad affilare le armi in vista del rinnovo di tutti gli organi politici, dai circoli del territorio, passando per i Segretari cittadini e provinciali. Elezioni nelle quali voteranno solo gli iscritti al Partito Democratico e per questo motivo a rischio per i renziani.

Le primarie nazionali, invece, saranno come consuetudine aperte a tutti e la probabile vittoria di Renzi rappresenterebbe una svolta politica epocale per il centrosinistra: nelle sedi del partito probabilmente i quadri con la foto del Segretario non ci saranno più.

 

(nella foto la scritta We Want Renzi del marchio specializzato in beachwear Pin-Up Stars lanciato durante la Fashion Week milanese)


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