Quotidiano | Categorie: Politica

Quirino, il partigiano che non volle fucilare i fascisti: un antifascista vero lo ricorda a quelli di maniera. Come alcuni politici di csx di Vicenza che inorridiscono per stupidi gesti, ma amano Confindustria fascio-corporativa

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 16 Dicembre 2018 alle 22:42 | 0 commenti

Durante il ricordo di oggi della vita e dell'azione del valdagnese Quirino Traforti, morto il 13 luglio 2014 e nato il 20 dicembre del 1928, Giovanni Caneva, curatore col "compagno" Giorgio Langella di "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori", il quinto volume della collana Vicenza Papers di VicenzaPiù, ha ricordato un episodio (Quirino, partigiano vero, a guerra finita si rifiutò, per iniziare a ricostruire la pace e il Paese, di fucilare fascisti veri lasciando il compito a finti antifascisti di comodo) che dovrebbe essere di lezione non solo a chi, come Claudio Cicero, gioca con stupidi gesti che hanno causato morti e tragedie al nostro Paese e al mondo (come la mano alzata sia pure non con... "angolazione fascista", si vede ma non basta  per nulla a giustificarlo), ma soprattutto agli antifascisti di maniera e a giorni alterni.

Come alcuni, non tutti per carità, consiglieri vicentini di opposizione di centrosinistra (quale?).

Costoro, insieme a una parte dei sindacalisti che hanno dimenticato cosa significa la Camera dl Lavoro, stigmatizzano la sia pur pungente pagliuzza della mano e del balcone di un assessore, che non per quella mano e quel balcone dovrebbe essere indotto prendere un periodo di riposo ma per la scarsa perspicacia che ha più volte dimostrato, da uomo delle Istituzioni, nel fare la macchietta della tragica macchietta di Mussolini, ma "adorano" simboli post fascisti come l'attuale Confindustria fascio-corporativa.

Lo fanno, i più, con quella di Vicenza, che mai osano contraddire quando con le sue chiusure verso i lavoratori e con la propria funzionalità ai potentati finanziari, economici e mediatici di turno (uno per tutti quello della fu Banca Popolare di Vicenza di Gianni Zonin e di ex presidenti di Assindustria local), massimizza sfruttamento dei lavoratori e del territorio per i propri profitti.

Lo fanno, altri, come il candidato sindaco Otello Dalla Rosa, che, bocciato in Comune e, perciò, aspirando a salire di rango, di tempo per andare in consiglio comunale, il luogo istituzionale preposto, a fare il capogruppo dell'opposizione, magari vera se non dura, a quella che lui ed altri additano come una pessima amministrazione di destra e para fascista, ne trovano sempre meno impegnati come sono a presenziare alle presentazioni del verbo di veri uomini nuovi della sinistra, come Carlo Calenda, dal 6 marzo tesserato tra le fila del Pd per dargli, magari, il colpo di grazia dopo essere stato braccio destro in azienda, la Ferrari, e poi in politica di tal Luca Cordero di Montezemolo, che, divenuto presidente di Confindustria nazionale, lo promosse lì, dove già era atterrato, da assistente del presidente a direttore dell'area strategica e affari internazionali

Se i consiglieri che hanno biasimato il braccio alzato di Claudio "pecora nera" Cicero, salvo poi dire, vedi Pupillo, che "beh, non era proprio angolato a norma", si limitano a questo per potersi definire antifascisti e democratici e se il loro leader smarrito, insieme a Isabella Sala, è in tutt'altre faccende affaccendato ma trova il tempo di incontrarli non per proporre alternative alla scarsa progettualità, lo ha urlato Federico Formisano, del bilancio della giunta Rucco ma per stilare il solito, abusato comunicato anti like e anti fascista, beh, questi antifascisti assomigliano tanto, fatte le debite proporzioni, a quelli che non furono partigiani e anti fascisti quando era rischioso esserlo per le pallottole nazifasciste in cerca di corpi da trafiggere, ma solo quando quelle pallottole non c'erano più e ci si poteva fare, o rifare, una verginità sparando contro inermi, oggi sciocchi, fascisti.

 

Ecco cosa Giovanni Caneva oggi ha ricordato di Quirino Traforti nel video qui proposto:

Una cosa che mi è rimasta impressa è questa: lui ha fatto alla Resistenza e l'ha fatta come combattente pagando un prezzo molto pesante. Quando però è finita la guerra, pochi giorni dopo lui mi dice "dei partigiani mi avevano chiesto di fucilare dei fascisti ma io non ho ucciso nessuno, per me è chiusa,  è il momento della pace, è il momento di dire abbiamo sconfitto i fascisti. Ma non mi metto nella condizione di sparare a nessuno. Per me la guerra è finita e quello che conta è oramai costruire attraverso la pace". Cosa che noi pesantemente ha detto è che c'è stato qualcuno che si è proposto (di farlo, ndr) e che magari ha fucilato ma non aveva assolutamente fatto il partigiano. Brutta sensazione, che brutta sensazione. Avevo ben chiara un'idea, che in realtà, vinta la guerra, bisognava passare ad una battaglia diversa perché qualcuno che era rimasto alla finestra era forse più deciso a farsi vedere e a fucilare. È stato un passaggio drammatico perché ho cominciato a pensare che in realtà la pace era venuta ma costruire un Paese attraverso la Costituzione, attraverso la libertà, quello che è stato detto, era estremamente pesante e pesante è anche il fardello di avere alcune persone che erano rimaste alla finestra ma dopo si dichiaravano, invece, dei partigiani combattenti che invece non erano. Su questo (Quirino Traforti, ndr) aveva le idee chiare e da questo punto di vista lo ringraziamo....


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