Durante il ricordo di oggi della vita e dell'azione del valdagnese Quirino Traforti, morto il 13 luglio 2014 e nato il 20 dicembre del 1928, Giovanni Caneva, curatore col "compagno" Giorgio Langella di "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori", il quinto volume della collana Vicenza Papers di VicenzaPiù, ha ricordato un episodio (Quirino, partigiano vero, a guerra finita si rifiutò, per iniziare a ricostruire la pace e il Paese, di fucilare fascisti veri lasciando il compito a finti antifascisti di comodo) che dovrebbe essere di lezione non solo a chi, come Claudio Cicero, gioca con stupidi gesti che hanno causato morti e tragedie al nostro Paese e al mondo (come la mano alzata sia pure non con... "angolazione fascista", si vede ma non basta per nulla a giustificarlo), ma soprattutto agli antifascisti di maniera e a giorni alterni.
Dopo le laboriose trattative che hanno portato alla cooptazione nel cda della Fondazione Roi di Paola Marini, poi diventata degnissima presidente dal 27 novembre 2018, è stato nominato suo vice mons. Francesco Gasparini, il direttore del museo diocesano, cooptato in cda da Gianni Zonin ma che, ora in quota diocesi di Vicenza, nulla aveva e ha a che vedere con i musei civici, a cui deve dedicarsi per statuto la fondazione voluta dal marchese Giuseppe Roi. Si dice che il monsignore sia stato gratificato dalla vice presidenza per frenarne gli eccessi anti azione di responsabilità contro il suo sponsor precedente, Zonin.
Quando i 19 novembre titolavamo "Paola Marini chiude la cinquina del cda della Fondazione Roi: speriamo che con lei, Menti e Passarin si apra una nuova era nonostante Gasparini e Rossi di Schio griffati Zonin" all'interno dell'articolo richiamavamo chi di dovere a un minimo di senso di dignità scrivendo: "vedremo quanto vorranno veramente voltare pagina i 5 consiglieri ora in carica fin dai primi atti dopo la nomina del presidente (si spera che il Comune di Vicenza recuperi almeno il suo ruolo centrale con Passarin al vertice della Roi anche se i titoli accademici di Marini sono notevoli)".
Dopo mille trattative (mercanteggiamenti?) oggi con la cooptazione all'unanimità di Paola Marini (in fondo* le sue "referenze" di prestigio) si è finalmente completata la cinquina dei membri del cda della Fondazione Roi ingabbiata in uno statuto a dir poco riprovevole, che è stato lasciato in eredità dall'ultimo cda, i cui due membri più discutibili in quanto griffati Gianni Zonin, sono ancora lì (di fatto autonominatisi) e che mette ai margini, con un solo membro nel consiglio, il Comune di Vicenza, proprietario di quei musei civici a cui cui unicamente dovrebbe essere dedicata la creatura del marchese Giuseppe Roi: palazzo Chiericati, Museo del Risorgimento e della Resistenza e Museo Naturalistico Archeologico, a cui si possono aggiungere le attività museali del Teatro Olimpico, della chiesa di S. Corona e quelle della basilica Palladiana.Â
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Dopo mille trattative (mercanteggiamenti?) oggi con la cooptazione all'unanimità di Paola Marini (in fondo* le sue "referenze" di prestigio) si è finalmente completata la cinquina dei membri del cda della Fondazione Roi ingabbiata in uno statuto a dir poco riprovevole, che è stato lasciato in eredità dall'ultimo cda, i cui due membri più discutibili in quanto griffati Gianni Zonin, sono ancora lì (di fatto autonominatisi) e che mette ai margini, con un solo membro nel consiglio, il Comune di Vicenza, proprietario di quei musei civici a cui cui unicamente dovrebbe essere dedicata la creatura del marchese Giuseppe Roi: palazzo Chiericati, Museo del Risorgimento e della Resistenza e Museo Naturalistico Archeologico, a cui si possono aggiungere le attività museali del Teatro Olimpico, della chiesa di S. Corona e quelle della basilica Palladiana.Â
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«La prima non è buona. Il consiglio di amministrazione della Fondazione Roi, chiamato ieri a nominare i nuovi ruoli di presidente e vice, ha prodotto una fumata nera. Ovvero, nessuno dei quattro componenti del nuovo cda è stato indicato nelle figure di vertice, segno di uno stallo, che si è verificato in occasione dell'indicazione di un quinto componente»: così scrive il collega Gian Maria Collicelli sul CorVeneto facendo intuire, come previsto da noi su queste pagine in tempi non sospetti, che i due ex-consiglieri già in quota Zonin e ora imprudentemente (e impudentemente) rinominati, cioè Giovanna Rossi di Schio (Fai - Fondo ambiente italiano) e Mons. Francesco Gasparini (Diocesi di Vicenza), hanno fatto blocco "contro" i nuovi, il direttore dei musei civici del Comune Mauro Passarin (membro di diritto) e Paolo Menti (in quota Accademia olimpica).Â
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I mass media ci informano che da una ottantina di giorni, cioè da quando si è svolta l'ultima seduta del CdA della Fondazione Roi, retta dal presidente Ilvo Diamanti, l'organo di governo della istituzione non è stato completato. Infatti molto rapidamente è stata rinominata per conto del FAIGiovanna Rossi di Schio, per conto della Diocesi di VicenzaMons. Francesco Gasparini. Solo ora, dopo la conclusione del concorso svoltosi in Comune, è stato possibile indicare, da statuto, il componente di diritto in rappresentanza dei Musei CiviciMauro Passarin.
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Fondazione Roi. Interrogazione dei consiglieri comunali Giovanni Rolando, primo firmatario e componente IV Commissione Cultura, Colombara Raffaele capogruppo lista "Quartieri al Centro" e presidente commissione di garanzia e controllo, il capogruppo PD Otello Dalla Rosa, la vicepresidente del consiglio Cristina Balbi Pd, il capogruppo lista "Coalizione civica", Alessandra Marobin Pd e Alessandro Marchetti Pd.Continua a leggere
L'attività del Cda della Fondazione Roi, presieduto dal prof. Ilvo Diamanti, si è conclusa la scorsa settimana con l'abbandono, momentaneo, dei lavori da parte di tre suoi componenti i quali, facendo mancare il numero legale, hanno chiaramente manifestato l'intenzione di boicottare la decisione di avviare un'azione di responsabilità nei confronti del precedente presidente Gianni Zonin per i gravissimi danni causati a quella istituzione culturale benefica fondata dal marchese Giuseppe Roi (foto). Tra l'altro il presidente Diamanti ci aveva provato, dice lui, anche in precedenza ma sempre invano.
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