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Processo Marlane Marzotto, per la difesa studio epidemiologico serve ma non basta

Di Rassegna Stampa Domenica 30 Novembre 2014 alle 12:08 | 0 commenti

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Di Andrea Polizzo
La difesa incalza con la tesi della mancanza di prove: studio epidemiologico non riferibile ai singoli casi, perizie inconsistenti. Una pietra lanciata nello stagno: "Perché tra gli imputati un solo Ad Marlane"? Introcaso: "Sentenza il 6 o il 19 dicembre".

Paola - "L'evidenza epidemiologica non è sufficiente a creare un profilo penalmente rilevante. Rivela importanti dati su un'intera popolazione, ma mai sui singoli casi: lo dice la più autorevole letteratura scientifica in merito ed è questo l'orientamento della giurisprudenza. In sostanza: serve, ma non basta".

Lo ha detto sabato 15 novembre 2014 l'avvocato Angelo Giarda nel corso dell'ennesima udienza del processo Marlane Marzotto nella sua arringa conclusiva con cui ha chiesto l'assoluzione dei suoi assistiti: Pietro Marzotto, Lorenzo Bosetti, Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino e Ivo Comegna.
Si tratta di alcuni dei tredici imputati del processo per omicidio colposo e disastro ambientale.
Secondo Giarda, l'analisi epidemiologica svolta sugli ex operai dell'ex fabbrica tessile di Praia a Mare per stabilire un nesso causale tra lavoro e tumori non avrebbe dunque consegnato alla corte elementi certi per la decisione finale.
Mancanza di scientificità in sintesi. Un concetto già sentito in aula nel corso dell'udienza precedente. Il processo Marlane Marzotto - hanno ribadito in sintesi oggi i difensori degli imputati - è carente, se non addirittura privo, di prove certe.

Giancarlo Pittelli, in difesa di Giuseppe Ferrari, ha rincarato la dose. "La principale caratteristica di questo processo - ha detto l'ex senatore calabrese - è che le prove non c'erano nemmeno nella fase preliminare e si è trasformato il procedimento in aula nella sede della ricerca delle stesse e non del contraddittorio". A sostengo di questa tesi sono state menzionate le perizie aggiuntive richieste dai PM all'inizio della fase dibattimentale e, in quella conclusiva, dal tribunale stesso. "Una perizia, quest'ultima, che non è giunta a dimostrare alcunché - ha aggiunto Pittelli -. La perizia Betta-Comba-Paludi-Triassi è piena di contraddizioni e di equivoci".

Come quello - evidenziato ancora da Giarda - circa l'omissione nell'analisi epidemiologica dei tempi di esposizione alle sostanze incriminate. L'avvocato Giuseppe Lucibello ha invece dissertato in merito al reato di rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro per il quale sono imputati Giuseppe Ferrari e Lamberto Priori. Il penalista ha ricordato come i PM abbiano basato questa accusa sulla scorta di principi legislativi in materia postumi rispetto all'epoca dei fatti contestati al suo assistito. "Ciononostante - ha detto alla corte - agli atti sono presenti molti documenti, fatture di acquisto di areatori ad esempio, che dimostrano che la fase di gestione dell'Eni era improntata alle classiche logiche di Stato".

Lucibello, inoltre, ha sollevato un aspetto di non poco conto: "Perché - ha detto - Lamberto Priori è l'unico amministratore delegato della Marlane presente nell'elenco degli imputati?". Tutte le arringhe di sabato 15 dicembre si sono concluse con richieste di assoluzione. Il presidente della corte, Domenico Introcaso, ha inoltre fatto chiarezza circa le prossime tappe del processo. "La lettura del dispositivo - ha detto - avverrà nell'udienza del 6 dicembre o, in unica alternativa, in quella del 19 dello stesso mese". Nella prossime due sedute ancora spazio alle conclusioni dei difensori degli imputati. In quella in programma venerdì 21 novembre sarà il turno dell'avvocato Pietro Perugini (Marzotto, Bosetti, Benincasa, Cristallino e Comegna e Fugazzola). Accolta invece la richiesta dell'avvocato Nico D'Ascola (Lomonaco): arringherà il 5 dicembre con l'avvocato Sisto (Rausse). Sempre il 5 dicembre spazio alle repliche.


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