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La Fiera Campionaria del '46 a Vicenza: l'ha raccontata Di Lorenzo. Del futuro possibile per il Giardino Salvi ne hanno discusso a Vinova anche Dalla Rosa, Marchi e La Casella

Di Francesco Meneghello Domenica 19 Marzo 2017 alle 20:04 | 0 commenti

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Una mano che innalza con orgoglio un cartello al cielo, sullo sfondo il Torrione di Piazza Castello e la Porta attraversata da un vecchio tram. "Fiera campionaria di Vicenza. 1-15 settembre 1946" è la scritta stampata a caratteri cubitali al centro del cartello. Era con questa cartolina che il comune di Vicenza pubblicizzava la sua Fiera. La Fiera Campionaria del '46. La prima Fiera in Italia dopo la conclusione della guerra. L'evento che avrebbe dovuto rilanciare la città, martoriata dai bombardamenti, che avrebbe dovuto incanalare la voglia di riscatto dei vicentini, umiliati dall'occupazione tedesca. La Vicenza del dopoguerra è una città viva, capace nel volgere di un decennio di trasformare le macerie di un centro contadino in uno dei più importanti poli industriali d'Italia. Sergio Ortolani e Antonio Cattaneo sono i nomi della ricostruzione: l'architetto e l'ingegnere ai quali venne affidato il compito di dare forma all'ambizione della nostra città.

Fiera Campionaria di Vicenza, 1946Ma anche Giuseppe Zampieri (detto "Buzìa" a causa della sua attitudine di assecondare a parole chi gli stava attorno per poi fare sempre di testa propria) sindaco di quegli anni. Erano gli anni delle grandi manifestazioni operaie in Piazza Araceli, della Democrazia Cristiana, gli anni della nascita dell'oreficeria, gli anni del memorabile "Edipo Re" portato da Guido Salvini al Teatro Olimpico con un cast stellare in cui troviamo, tra gli altri, nomi del calibro di Marcello Mastroianni, Giorgio de Lullo e Nino Manfredi.
E' questa l'immagine di una città vitale, quella che scaturisce dall'intervento di Antonio Di Lorenzo, noto giornalista, nel corso del dibattito "Un laboratorio del contemporaneo al Giardino Salvi" promosso dall'associazione culturale Vinova di Otello Dalla Rosa e Isabella Sala tenutosi venerdì sera presso la sede dell'associazione in Via Verdi. Nel suo intervento Di Lorenzo fa una stimolante descrizione della Vicenza dei secondi anni 40 supportato dalle preziose immagini fornite dall'archivio fotografico della Fondazione Vajenti; gli anni in cui il Giardino Salvi era il centro culturale ed economico della città. Risale al 1948 la costruzione dell' "Ex Fiera" ad opera del già citato Sergio Ortolani, piccolo gioiello di architettura razionalista. Ciò che colpisce è il contrasto.

Il contrasto tra lo splendore del Giardino ai tempi della Fiera e lo stato di totale abbandono a cui assistiamo oggi. E' proprio sulla voglia di ricostruire e sul desiderio di riscatto che fa leva Otello della Rosa nel suo intervento introduttivo. L'evento di venerdì sera è infatti servito all'associazione del manager di AIM Energy per presentare l'ambizioso piano di riqualificazione della zona dei Salvi. La creazione di un laboratorio di arte contemporanea per dare nuova linfa vitale a una zona del centro da troppo tempo trascurata. Una zona strategica perché "biglietto da visita" per chiunque arrivi dalla stazione.

Il progetto, dice della Rosa, è quello di creare un polo di arte contemporanea che possa da un lato bilanciare quello di arte classica e moderna rappresentato da "il triangolo" Basilica/Chiericati/Teatro Olimpico, dall'altro collegarlo all'isolato Teatro comunale. L'idea non è nuova: Francesca Lazzari, assessore alla cultura della precedente giunta, si era già mossa in tale direzione ai tempi del suo lavoro in Comune ed era infatti presente tra il pubblico del dibattito.

Si sente la mancanza di Chiara Casarin, la quale non ha potuto partecipare a causa di un inconveniente dell'ultimo minuto. Casarin, direttrice del Museo Civico di Bassano, avrebbe dovuto raccontare come si realizza un laboratorio di arte contemporanea unito ad uno spazio espositivo con residenze per artisti, capace di diventare un punto di incontro di rilevanza internazionale. E' questo infatti il fulcro del progetto di Vinova, la creazione di uno spazio espositivo a disposizione delle giovani promesse dell'arte vicentina, e non, collegato ad una residenza per artisti: ovvero uno spazio nel quale autori di importanza internazionale possano vivere per un periodo spesati dal Comune in cambio della commissione di un'opera da offrire in omaggio alla città. Il costo stimato sarebbe di quattro milioni di euro da ammortizzare in parte con l'accesso ai fondi europei.

Il progetto trova l'immediato appoggio di Silvio La Casella, importante artista contemporaneo attivo nel vicentino. La Casella, altro relatore del dibattito, descrive con rammarico i fallimenti, dovuti a suo dire esclusivamente a motivi politici, dei tentavi già fatti in passato di creare poli di arte contemporanea, riflettendo poi sullo stato di trascuratezza di alcuni "gioielli" della nostra città (come il muretto della Rotonda ancora distrutto dall'incidente d'auto che lo colpì l'anno scorso o lo stesso Giardino Salvi).

Il dibattito si sposta poi sul rapporto tra impresa e cultura, visto nel progetto dell'associazione come il motore fondamentale del laboratorio. A portare la sua testimonianza nell'ambito è Mauro Marchi, presidente dell'azienda "Palladio". La "Palladio", importante impresa multinazionale di packaging di medicinali nata a Vicenza proprio in quel fondamentale '46, ha infatti da anni iniziato una proficua collaborazione con giovani artisti del territorio veneto. Nel suo intervento Marchi spiega come l'arte può servire l'azienda, portando al pubblico i dati del successo della sua partership.

Non mancano poi i risvolti politici: ad una domanda del pubblico Dalla Rosa infatti ribadisce la sua contrarietà al Fondo Immobiliare (di Investire sgr, ndr) proposto qualche mese fa dalla giunta di Palazzo Trissino, sottolineando come l'iniziativa di Vinova sia alternativa a questo progetto.

"Non serve un ristorante con qualche quadro, ma uno spazio espositivo con un ristorante" dice La Casella rifacendosi alla proposta dell'assessore alla partecipazione Antonio Dalla Pozza di costruire un ristorante dove oggi sorge l' "ex Fiera". La Vicenza di oggi non è una città distrutta dai bombardamenti o umiliata da una occupazione straniera, ma forse, proprio come in quel dopoguerra che avrebbe portato agli anni d'oro del boom, ciò che più servirebbe oggi è uno scatto d'orgoglio. L'indifferenza verso il degrado a cui è consegnato il Giardino Salvi non deve essere permessa. La proposta di Vinova per la riqualificazione di quella zona non è, e non sarà, sicuramente l'unica, ma ha almeno il merito di dare la prospettiva della creazione di un valore aggiunto per la nostra città e il nostro territorio.


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