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Fondazione Roi: Bulgarini d'Elci "copre" Giovanni Villa modificando anche elenco musei civici e "interferisce" col cda per statuto futuro. Ilvo Diamanti su questo si confronti con Regione e magistratura

Di Mario Giulianati Lunedi 17 Luglio 2017 alle 15:44 | 0 commenti

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Traggo da un articolo di Cesare Galla, attento osservatore e acuto commentatore delle vicende vicentine, e non solo  di quelle relative alla musica, pubblicato su VVOX  il 23 luglio 2015 questo capoverso: "Marchingegno: "ordigno ingegnoso, congegno complicato; in senso figurato, espediente abile e astuto, trucco ingegnoso" (Vocabolario Treccani online). Il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci usa questa parola, "marchingegno", per definire con manifesta soddisfazione la complessa operazione che ha portato ad avere dopo due anni di "vacanza" un direttore scientifico per il Museo Chiericati. Complessa cioè complicata: probabilmente astuta, di certo ingegnosa."

L'ingegnoso marchingegno  è servito anche a portare all'interno del CdA della Fondazione Roi il prof. Giovanni Villa, la qual cosa stride, oggi ancor più di allora, proprio perché, in qualche misura  e seppur  per motivi diversi, il vicesindaco signor Jacopo Bulgarini D'Elci insiste nell'inserirsi, in modo anomalo, nelle vicende  della Fondazione (nella foto sa sx Jacopo Bulgarini d'Elci, Giovanni Villa, il cardinale Parolin e Achille Variati, ndr).

Mentre nella prima conferenza stampa pubblica tenuta dal Presidente prof. Ilvo Diamanti (proposta in video su VicenzaPiu anche per la parte specific a - clicca qui- e già commentata nel nostro TgPiù delle 18 dal minuto 24.24) in cui veniva negata la conoscenza della lettera inviata, portata, affidata a qualcuno, insomma fatta recapitare alla Fondazione da parte del sig. Bulgarini, questi sostiene  di averlo fatto, e  dice anche che l'ha spedita al dott. Andrea Valmarana, e non afferra   l'opportunità che gli viene offerta  dalla generosità di Diamanti e altri consiglieri del CdA.

Una lettera un poco misteriosa che da qualche giorno veniva chiacchierata in Palazzo Trissino  e per la quale si spendeva anche il  dott. Sandro Pupillo, ricercando le adesioni delle opposizioni. Una lettera che, si dice, dava "consigli" al presidente Diamanti circa il futuro assetto del CdA della Fondazione. Una intrusione  vera e propria  nelle faccende di un ente privato. Trasmessa e ricevuta oppure solo redatta e fatta circolare inutilmente, questa  lettera, comunque è la dimostrazione che il vicesindaco intende occuparsi delle vicende della Fondazione quando questo non gli  spetta per niente e non l'ha fatto quando era suo dovere  farlo, cioè  al tempo della'andata in congedo della dott.ssa Maria Elisa Avagnina, l'ultima titolata, pro tempore, ad essere  componente di diritto della Fondazione Roi.

Trovo addirittura avventata la dichiarazione, sul Giornale di Vicenza, del vicesindaco quando dice "Chi ha attaccato  il CdA della Fondazione è la Regione, chi cerca  di  mettere le mani sulla Roi non siamo certamente  noi, sono  quindi sorpreso che il bersaglio sia diventato il Comune". Il signor vicesindaco  forse non è a conoscenza, leggi VicenzaPiu.com, che la Regione, per legge, ha il diritto/dovere di  vigilare sulle Fondazioni e sulle Onlus  che si sono registrate presso l'ufficio regionale  apposito.  Sul fatto di chi tenta di mettere le mani sulla Roi  farebbe bene ad andare assai più cauto. In un suo altro corposo articolo, per la maggior parte condivisibile, Cesare Galla scrive: "Per successione naturale, l'appoggio necessario potrebbe venire da Banca Intesa, "continuatrice" della Popolare, che ha una storica e ben strutturata vocazione culturale, probabilmente anche gli uomini capaci di interpretare con la giusta autonomia l'idea di Boso Roi, e gestisce tre importanti musei (uno è Palazzo Leoni Montanari a Vicenza). La sua è una chiara competenza specifica."

Ma a me  sembra che non sia proprio così perché in  realtà la Banca Intesa non è la "continuatrice " della Popolare  perché ha solo comperato una "parte" della Popolare, e quella "buona". Ora  la Banca Popolare di Vicenza è stata affidata a dei liquidatori e vi sono già li  avvisi per  la sua vendita sul Corriere della Sera del 13 luglio 2017, pag,32.  L'avviso recita, sotto la titolazione, con  logo, Banca Popolare di Vicenza- BANCA POPOLARE DI VICENZA S.P.A. IN LIQUIDAZIONE COATTA AMMNISTRATIVA INVITA ALLA PRESENTAZIONE DI UNA MANIFESTAZIONE DI INTERESSE- Segue il testo e la firma : "I Commissari liquidatori". Non la Banca Intesa.

Scrive Galla  che il futuro  della Fondazione potrebbe essere costruito  con una "...Fondazione artistica privata di alto lignaggio, svincolata dal mondo bancario, scelta in ambito internazionale, che accetti il ruolo di punto di riferimento per la gestione e lo sviluppo dei progetti culturali cari alla Roi..." Ovviamente dentro ai limiti vicentini voluti dal fondatore.".

Questa ultima parte  è  assolutamente corretta, ma questo obbligherebbe il CdA  a eliminare le modifiche fatte dalla gestione Zonin allo statuto e riportarlo all'originale scritto e firmato da Roi. Non certo aprirlo ad altri  soggetti possibili beneficiari della Fondazione Roi, come è stato fatto in questi anni ledendo la volontà del fondatore.

Così come se il vicesindaco signor Bulgarini vuole veramente fare il bene, e la cosa giusta, per la Fondazione, metta ordine  nella presenza in CdA del prof. Villa, del quale non si discute il valore professionale, ma il metodo con il quale è stato inserito nella Fondazione. Per quante etichette gli si vogliano appuntare sul petto, non è il direttore pro tempore dei Civici Musei. Per statuto della Fondazione componente di diritto deve essere il "direttore pro tempore del Museo", quindi un dipendente di ruolo del Comune di Vicenza. A oggi dunque la dott.ssa Loretta Simoni.

Se l'Amministrazione ha deciso che il direttore del settore Musei sia un dirigente inquadrato nell'area amministrativa e dunque, vien da dire, senza le specifiche competenze scientifiche per essere indicato per il consiglio di Amministrazione della Fondazione Roi, valuti il Comune di Vicenza se nell'organigramma dei Civici Musei possa esserci in quel ruolo una figura con il giusto profilo curriculare, professionalmente valida, stimata, degna e capace di rappresentare al meglio le esigenze dei Musei Vicentini.

La Fondazione Roi è stato un gesto d'amore bellissimo del suo Fondatore verso  la sua città. Se si legge  lo statuto originale si comprende bene che  la volontà del Marchese Roi era diretta a favore al massimo i Civici Musei che  sono la Pinacoteca di Palazzo Chiericati, il Museo  Naturalistico Archeologico e il Museo del Risorgimento e della Resistenza.

L'aggiornamento del sito del Comune datato 30/06/2017, recentissimo e  altrettanto stupefacente, ci fa sapere che sono inclusi, nel pacchetto musei, come monumenti di importanza artistica anche il Teatro Olimpico, la chiesa di Santa Corona e la Basilica Palladiana (in effetti la pagina sui musei è stata improvvisamente modificata in corrispondenza a una nostra richiesta di chiarimenti del 12 luglio inviata, ingenuamente?, su indicazione di suoi, "fedeli"?, collaboratori di segreteria alla mail dell'assessore alla crescita ma indirizzata al direttore pro tempore dei musei civici dopo la conferenza stampa del 7 luglio quando VicenzaPiù contestava a Villa, stando all'elenco del sito pre aggiustamenti, il suo elenco fasullo di musei civici che il suo sponsor Bulgarini provvedeva subito e con un evidente "colpo di mano" a convalidare allargando l'elenco come ora denunciato dal prof. Giulianati!, ndr). 

Dopo le  vicissitudini degli ultimi anni, e soprattutto la  scomparsa della Banca Popolare, la Fondazione Roi ha necessità sia di rivedere il proprio statuto, sia di salvaguardare la sostanza e lo spirito della mission dettata dal Fondatore. Ritengo  che questo non possa avvenire in piena serenità  con un CdA nato dall'ultimo barlume di una Banca che praticamente era già defunta. Non è un riferimento alle persone, assolutamente, ma è un riferimento a tutto quello che è accaduto in questi anni e che segna pesantemente la storia e la vita di una istituzione prestigiosa. Ma proprio per questo ritengo sia cosa utile che l'attuale CdA si  confronti, per le necessarie  modifiche statutarie, con soggetti terzi, ad esempio proprio la Regione, che ha titolo quale entità delegata al controllo, e la Magistratura che è sicuramente in grado di  restituire la doverosa serenità alla Fondazione stessa.


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