Venerdì di passione al processo per i morti Marlane Marzotto: il conte Pietro "sfugge" all'accompagnamento coatto. Qui è silenzio
Domenica 20 Aprile 2014 alle 10:54 | 1 commenti
Un altro dei silenzi che contraddistinguono negativamente i media vicentini è quello sulla vicenda dei morti alla Marlane Marzotto di Praia a Mare per la tossicità dell'ambiente di lavoro. A Pasqua vogliamo tenere vivo anche a Vicenza, dove "risiedono" le eventuali responsabilità dei fatti, il ricordo e la testimonianza di quei martiri del lavoro, sfruttati per puro guadagno da chi gestiva qualla fabbrica di morte.
Con la colpevole collusione di chi, anche tra i sindacati locali, non ha visto o ha speculato sulle loro fatiche prima lavorando da terzista e, poi, non collaborando alla ricerca della verità per un processo che è iniziato solo a 20 anni dai fatti e che procede tra mille ulterori intoppi
Quel processo è iniziato così tardi che gli accusati hanno avuto il tempo e il modo di sfruttare anche i sopravvissuti comprandone, in un periodo di ulteriore povertà in quell'area, il silenzio e la rinuncia a proseguire l'azione per 20.000 euro a testa oltre a 10.000 euro dati ai loro avvocati... Ogni commento parrebbe superfluo se vivessimo in un'Italia e in un'epoca appena normali e un pizzico umane.
Ma venerdì santo, come scrive Alberto Cunto, coordinatore provinciale Slai Cobas Cosenza che con i delegati di Medicina Democratica nell'attuale assenza di "pubblico" assicura una presenza costante in quell'aula di tribunale a Paola in provincia di Cosenza, si è compiuto un altro delitto.
Di omissione di responsabile coraggio perchè, scrive Cunto, «è andata delusa ieri (venerdì 19 aprile, ndr) l'attesa presso il tribunale di Paola, per l'accompagnamento coatto del "conte" Pietro Marzotto, invitato a comparire e come teste e come imputato nel processo istruito a suo nome in quella sede. Un fax dell'avvocato Ghedini ne giustificava l'impedimento, attribuendolo a non meglio precisate coliche renali e disturbi oculari».
In un periodo in cui presunte malattie generano la fuga da pene e responsabilità , fermo restando il rispetto per quello che la magistratura vorrà decidere in merito a colpe e innocenze degli imputati eccellenti tra cui il conte Marzotto, non possiamo non condannare lo sfruttamento della povertà dei parenti delle vittime, comprati insieme ai loro avvocati con degli spiccioli per giunta guadagnati, stando all'accusa, proprio grazie alle morti dei loro avi, e soprattutto il rifiuto di fatto del Conte Pietro Marzotto, di cui in passato si sono apprezzate anche qualità cvili e umane, a contribuire alla definizione delle verità di quell'area ad oggi piena dei morti e dei rifiuti tossici che ancora vi sono nascosti con rischi, quelli sì ancora vivi, per la salute dei residenti.
Come tributo alla verità , visto lo scarso contributo degli accusati, riportiamo la cronaca di Alberto Cunto del fatto da noi appena riassunto e commentato.
Perchè non possiamo essere solidali con i silenzi. Mai!
Praia a Mare (CS), 19 aprile 2014
Alberto Cunto, coordinatore provinciale Slai Cobas Cosenza
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E' andata delusa ieri l'attesa presso il tribunale di Paola, per l'accompagnamento coatto del "conte" Marzotto Pietro, invitato a comparire e come teste e come imputato nel processo istruito a suo nome in quella sede. Un fax dell'avvocato Ghedini ne giustificava l'impedimento, attribuendolo a non meglio
precisate coliche renali e disturbi oculari. Ovviamente ciò suscitava la reazione accesa delle parti civili, le quali invitavano il presidente Introcaso ad attivarsi per sottoporre il teste/imputato a visita fiscale. E' la seconda volta che il "conte" vicentino dà forfait, in prima istanza ci si era giustificati con l'incorretta notifica di comparizione, inoltrata a loro dire presso la sede societaria e non presso la residenza abitativa. Chiesta anche la verifica su eventuali omissioni degli agenti notificatori, interessandone il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri da cui dipendono. Ed il processo va, in un alternarsi di alti e bassi, ormai giunto alla soglia della centesima udienza. Scomparsi come d'incanto i parenti delle vittime e portatori di patologie
sopravvissuti, tacitati con risarcimenti a dir poco offensivi transati da avvocati in seguito milionari. Non è rimasta traccia degli ambientalisti del giorno dopo, forse anch'essi anelanti a qualche briciola del "lauto pasto". Ora sembra che sia emerso anche lo scontento tra gli avvocati destinatari dei tranci più piccoli della torta, tra quelli turlupinati da marpioni più "avvocati" di loro e fatti oggetto a quanto si dice a ricorsi ora al vaglio della stessa procura. Di fronte al vuoto di pubblico solo i delegati SLAI Cobas e Medicina Democratica, da sempre una presenza costante in quell'aula di tribunale. A completare il quadro manca il parere delle vittime, dei tanti ai quali non è più possibile dar voce, ma noi lotteremo con forza per dar loro un minimo di giustizia.
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