Israele e Gaza, Thibault entra nel dibattito vicentino da Parigi: "qui eravamo diecimila"
Giovedi 17 Luglio 2014 alle 11:14 | 1 commenti
Non si ferma la spirale di violenza nella Striscia di Gaza. Una situazione che coinvolge emotivamente anche tanti vicentini, visto anche il dibattito ospitato su VicenzaPiù (vedi qui) nei giorni scorsi, con i sostenitori di Israele da una parte e coloro che sostengono la causa palestinese dall’altra, questi ultimi scesi nei giorni scorsi anche in piazza in centro a Vicenza per manifestare. Anche Luc Thibault, sindacalista vicentino di Usb, è voluto entrare nel dibattito vicentino, con una lettera da Parigi, dove anche lì sono in corso manifestazioni su ciò che sta accadendo a Gaza.
In tutto il mondo ci sono state manifestazioni contro la barbaria sionista a Gaza (altri 4 bambini sono morti ieri, colpiti da un drone «intelligente»). A Parigi dove ho manifestato, eravamo 10.000. A New York, 150.000 ebrei hanno manifestato contro Israele. Silenzio stampa! Come mai? Ci sarà un motivo?
Come diceva il Rabbino della Comunità Ebraica su VicenzaPiù (leggi): «Israele non vuole il conflitto ma deve difendersi»; ma da chi e da che cosa? Tempo fa sempre su VicenzaPiù, la signora Paola Farina difendeva, anche lei, lo stato sionista di Israele; e insisto sulla parola «sionista».
Per oltre mezzo secolo, l’obiettivo dei leader sionisti è stato duplice; da un lato la creazione di uno stato ebraico in Palestina (occupazione e massacri) e dall’altro la creazione di un “nuovo ebreoâ€, libero una volta per tutte da quegli tipici della diaspora che i nuovi leader aborrivano. L’esercito fu ed è visto come uno degli strumenti più importanti per raggiungere questo obiettivo, ma soprattutto doveva rappresentare la massima espressione della sovranità ebraica e l’ingresso del «nuovo ebreo» nella modernità .
Due gruppi di cittadini sono stati esclusi da questa costruzione (o distruzione ?). La popolazione araba e gli ebrei ortodossi, refrattari al progetto dello stesso Stato di Israele, quegli «haredim» (ortodossi) si rifiutano ad esempio di prestare il servizio militare, il loro « antisionismo » esprime tutto il loro rifiuto di santificare lo Stato di Israele e legittimare qualsiasi legame tra esso e il destino del popolo ebraico.
Nella grande manifestazione del 26 luglio 2002 il rabbino Mordecchi Weberman disse: «ci sono quelli che ci chiedono il perché della nostra partecipazione al corteo dei palestinesi ; perché manifestiamo con la bandiera palestinese in mano, perché sosteniamo la causa palestinese? Siete ebrei, ci dicono; cosa state facendo? E la nostra riposta, che vorrei condividere con voi oggi pomeriggio, è molto semplice. E’ precisamente perché siamo ebrei che stiamo manifestando con i palestinesi, alzando in mano la bandiera palestinese. E’ proprio perché siamo ebrei che stiamo chiedendo il ritorno dei palestinesi alle loro case e alla restituzione delle loro proprietà . ( …) Ci sono ebrei in questo mondo che sostengono la vostra causa; e quando diciamo di sostenere la vostra causa, non ci riferiamo ad alcun piano di spartizione come quello proposto nel 1947 dall’ONU che non aveva alcun diritto di farlo (…) ».
Ref : www.nkusa.org. Consigliamo ai lettori di dare un’occhiata a questo sito che si trova anche in italiano.
Chi attacca lo Stato di Israele passa immediatamente per un «antisemita». Consigliamo ai lettori di andare su www.dailymotion.com e di digitare « Shulamit Aloni: l’antisemitismo è un trucco che usiamo sempre» . Shulamit Aloni ex ministro israeliano dichiara : «La definizione antisemita? E’ un trucco, la usiamo sempre. In Europa qualcuno critica Israele e noi tiriamo fuori l’olocausto e le sofferenze del popolo ebraico. Quando negli Stati Uniti le persone attacano Israele, vengono chiamate antisemite». Chiaro signora Farina and c.?
Il linguaggio è sempre stato uno strumento di legittimazione del potere, l’allineamento al pensiero unico (sionista) o l’esclusione sociale ed intellettuale; «con me o contro di me» urla a gran voce il servitore di Israele; i loro giochetti fanno che se ti permetti di condannare i privilegi governativi della lobby ebraica (come la anti defamation league ADL) e la politica razzista nei confronti dei palestinesi volesse dire «ritornare ad Auschwitz».
Basta con questa ipocrisia; antisionismo non è antisemitismo ! Come se poi «antisemitismo» volesse dire realmente qualcosa. La violenza della dittatura linguistica impone frasi fatte, generalizzazioni, concetti sterili o devianti. I semiti erano un gruppo linguistico del Vicino Oriente che in origine occupava la regione compresa fra i monti Tauro e Antitauro a nord dell’altopiano iranico a est, l’Oceano Indiano a sud, il Mar Rosso, il Mediterraneo a ovest. In epoca storica in seguito a migrazioni (già !!!) le lingue semitiche (siriaco, aramaico, arabo, ebraico e fenicio) si sono diffuse nella regione etiopica e in Africa settentrionale. Di fatto semiti sono tutti quei popoli che parlano o hanno parlato lingue collegate a quel gruppo linguistico: gli ebrei lo sono quanti gli arabi !
Esiste quindi l’anti-ebraismo ma non l’antisemitismo; e il primo non avrebbe alcun senso dal momento che le più grandi personalità del pensiero occidentale provengono dall’ebraismo stesso, si pensi solo a … Karl Marx.
Il sionismo a differenza della religione ebraica è invece un progetto secolare disegnato nel 1896 dall’ebeo-ungherese di lingua tedesca, Theodor Hetzl, che di fatto è un ideologia fondata su nazionalismo, pianificazione della razza e colonialismo. Esistono infatti una miriade di grandi pensatori contemporanei ebrei e allo stesso tempo antisionisti da Gilad Atzmon al rabbino Dovid Weiss, passando per Jacob Cohen, Zeev Sternhell, Eric Zemmour… Intellettuali esclusi perché hanno oltrepassato I confine del “politicamente correttoâ€, dimostrando le contraddizioni interne.
E’ possibile essere ebrei e antisionisti, come è possibile essere antisionista e non antisemiti (anti-ebrei se si volesse utilizzare la corretta definizione).
La linea di separazione è sottile, ma reale; ce la vogliono far dimenticare, noi gliela ricordiamo.
Io combatto il sionismo, io combatto lo Stato razzista sionista di Israele; io lotto per l’unità dei sfruttati che siano ebrei o musulmani.
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Qui sotto riporto una lucida analisi dell'amico prof. Ugo Volli
Cari amici, l'altro giorno a Parigi è accaduto un episodio di estrema gravità, di cui i giornali italiani non hanno dato quasi notizia. Alla fine di una manifestazione di solidarietà ad Hamas, così ?pacifica? che i manifestanti arabi hanno sfilato col volto coperto e portandosi dietro dei modelli in cartone dei razzi Qassam, imitando i grotteschi costumi delle parate terroriste, i manifestanti hanno dato l'assalto a due sinagoghe di Parigi (http://www.jta.org/2014/07/13/default/anti-israel-protesters-attack-paris-synagogue). La polizia era all'inizio troppo poca per reagire (cinque contro duecento, a quanto pare) e l'urto violentissimo degli assalitori è stato retto da alcuni gruppi di autodifesa ebraici, al prezzo di alcuni feriti. Hanno così impedito una carneficina. Duecento persone sono state imprigionate in una sinagoga fino all'arrivo dei rinforzi di polizia che hanno disperso gli arabi. Trovate qui alcune foto e filmati della manifestazione: http://elderofziyon.blogspot.it/2014/07/unbelievable-anti-semitic-attacks-in.html. Vi prego di guardare queste immagini, perché assalti del genere a un luogo di culto non se ne vedevano più dai tempi del nazismo. E infatti spesso le manifestazioni filo-Hamas vedono fianco a fianco neonazisti e palestinisti (http://www.jpost.com/International/Neo-Nazis-Islamists-chant-You-Jews-are-beasts-during-protest-of-Israeli-operation-362742).
Il governo francese ha reagito molto male a questa minaccia, affermando, per bocca di Hollande, che non tollererà che si importi in Francia il conflitto fra Israele e Hamas (http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/ostaggio_sinagoga_ebrei_ostaggio_manifestazione_parigi_raid_israeliani/notizie/797460.shtml). Del resto è noto che Hollande deve la sua elezione ai voti degli immigrati, o almeno che gli arabi che hanno votato per lui sono di più della differenza che l'ha portato alla presidenza. Ora il punto non è affatto quello di importare un conflitto, ma della minaccia quotidiana che ormai da parecchio tempo gli immigrati arabi portano non solo contro la pace civile e la tranquillità pubblica, ma specificamente contro la vita degli ebrei. Ben prima dell'aggressione dei missili di Hamas al territorio israeliano di questi giorni e alla reazione israeliana, solo per citare i fatti principali, c'è stato il rapimento e la terribile uccisione di Ilan Halimi, sequestrato da una banda araba per chiederne il riscatto, poi torturato e bruciato vivo; la strage di Tolosa, dove un immigrato arabo sparò e uccise bambini delle scuole elementari e un loro maestro, solo perché ebreo; c'è stato l'attentato al museo ebraico di Bruxelles realizzato da un immigrato arabo con cittadinanza francese. Tutti costoro, bisogna purtroppo sottolinearlo perché si tratta della causa degli episodi criminali, erano arabi immigrati di prima o seconda generazione, fanatizzati all'islamismo.
Non è un caso che un deputato francese, Meyer Habib (UDI), abbia ieri dichiarato che teme la possibilità di nuovi episodi come quelli di Tolosa (http://www.jpost.com/Operation-Protective-Edge/French-MP-in-Israel-Toulouse-shooting-could-be-repeated-362726). E nemmeno è un caso che la comunità ebraica francese, la più vasta d'Europa, stia alimentando un'immigrazione in Israele che oggi è il quadruplo di due anni fa, pari solo a quella proveniente dall'Ucraina. L'assalto di Parigi fa pensare che stiano tornando i tempi dell'antisemitismo aperto e violento, i pogrom, contro cui l'Europa sembra avere pochi strumenti di difesa, anche perché continua a nasconderselo.