Polese sulle commesse venete: casi gravi come fu con Tangentopoli
Martedi 23 Luglio 2013 alle 17:11 | 0 commenti
Tra i cronisti più impegnati sul fronte della cronaca giudiziaria di rango regionale c'è senz'altro Roberta Polese. Firma molto conosciuta de Il Corriere del Veneto, la giornalista ha scritto decine e decine tra servizi ed inchieste che spaziano dalle infiltrazioni della criminalità organizzata nel Veneto sino alle grandi inchieste sulle maxi commesse pubbliche. Che si parli di Mose o di gestione dell'area portuale di Venezia, che si parli dell'ospedale di Mestre o di quello di Santorso nel Vicentino o di infrastrutture viarie, la parola chiave è sempre la stessa: gestione pressoché monopolistica o quantomeno fiduciaria di concessioni pubbliche.
Project financing è una delle espresisoni più ricorrenti. Un credo maturato durante i quasi quindici anni in cui l'azzurro Giancarlo Galan, almeno nel Veneto, ha dominato la scena in modo massivo. Non soltanto sul piano politico ma anche su quello della gestione del potere e  del sottopotere. Nella intervista rilasciata oggi a Vicenzapiu.com Polese (in foto) scansiona l'orizzonte giudiziario a 360 gradi. Parla del reato di evasione fiscale come della traccia che più spesso viene seguita dagli inquirenti, ma non si dice certa che le indagini, come avvenne con Tangentopoli nei Novanta, approdino per forza ad esiti clamorosi come fu sul finire della cosiddetta “prima repubblicaâ€. E tra gli elementi che in qualche modo possono avere messo alla corda il sistema Galan c'è il mutato assetto dei poteri uscito dalle elezioni che portarono sullo scranno della presidenza della regione il leghista Luca Zaia. Questo almeno è il pensiero della cronista la quale in cuor suo si augura che gli inquirenti possano comunque pizzicare coloro che hanno costruito le proprie fortune scaricandone il peso «sulla collettività ».
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