Quotidiano | Categorie: Politica, Volontariato

Non si distingue più il volontariato puro dal lavoro (nero): le preoccupazioni di Parolin

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 24 Agosto 2013 alle 18:43 | 0 commenti

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Luciano Parolin, Comitato Difesa Famiglia - Quando la coperta diventa corta, a subirne per prime le conseguenze sono le famiglie, quelle che hanno bisogno di assistenza per i parenti quindi di operatori sociali identificati come: assistenti domiciliari, educatori, badanti, collaboratori di cooperative, associazioni che gestiscono servizi pubblici e privati.

Sino a qualche anno fa era chiamata beneficenza, esisteva l'ECA l'ente comunale di assistenza, le Dame di San Vincenzo, poi IPAB. Ma la filantropia, ridotta ad un gesto occasionale, non risolve il problema del sociale, della cooperazione, della tutela della salute e dell'ambiente. Queste attività chiamate Volontariato, Terzo settore, no profit sono diventate: organizzate, continuative, coordinate, con obiettivi comuni di alto profilo umano e sociale.
Un'impresa che svolge un'attività in favore della collettività e che non persegue fini di lucro è sostenuta dalla pubblica amministrazione attraverso: sgravi fiscali, contributi, facilitazioni. I giovani vedono queste organizzazioni come una occasione di lavoro libero senza dipendenze, anche se sottopagato. Ma il volontariato in senso stretto è cambiato, la solidarietà è spesso gestita in modo generico, senza una formazione professionale e una qualificazione, si accede al volontariato come momento propedeutico per acquisire competenze e abilità da spendere successivamente nel mondo del lavoro. Il volontariato occupa circa 100.000 persone, retribuite regolarmente per 2/3. Le associazioni sono iscritte nel registro regionale e ricevono finanziamenti (sempre meno) sotto forma di contributi. Ecco quindi proliferare "associazioni di volontariato" che fiutato il business fanno a gomitate per offrire servizi al ribasso, utilizzando le Organizzazioni Non Governative che poi sono finanziate al 60/70 % dallo Stato. Per liberarsi dei bisogni dei cittadini, si ricorre quindi alla cooperativa, al volontariato che è diventano un comodo strumento di deresponsabilizzazione dei cittadini sempre in preda all'affarismo e alle pratiche di scambio, è nato il "mercato sociale" con tanto di progetto ed offerta di servizi o bonus monetari offerti agli utenti. Credo sia necessaria una riflessione sulle molte ambiguità esistenti nel sociale, in cui non si distingue più il volontariato puro dal lavoro (nero). Per questo motivo bisogna partire da una distinzione, cioè la suddivisione del personale del "Terzo Settore" in Volontari e Cooperanti. I primi sono volontari allo stato puro, con semplici rimborsi spese, i secondi sono titolari di contratti di collaborazione continuata e continuativa, con livelli economici e stipendi alquanto bassi nel vasto panorama del volontariato.


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