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La neve sommerge la montagna veneta

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 7 Febbraio 2014 alle 18:48 | 0 commenti

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Regione Veneto - Un paesaggio bianco apparentemente incantato nasconde momenti durissimi e danni enormi per la montagna veneta, dove si è abbattuta nei giorni scorsi, e forse non è finita, una quantità di neve mai vista. Alti muri di neve ai lati delle strade dove sono passate le frese, cumuli sui tetti che hanno provocato crolli e danni ovunque, passi dolomitici chiusi con un’unica eccezione, strade interrotte, valanghe a decine, una delle quali, enorme, ha divelto (foto) come fosse uno stuzzicadenti un pilone della funivia che porta da Malga Ciapela a passo Padon.

Collegando l’intera valle agordina a Supersky Dolomiti, danneggiandola irreparabilmente e portandosi via anche la parte terminale del sottostante skylift, la stagione del turismo invernale perduta, con una perdita economica milionaria per tutte le comunità investite dal maltempo. E non si sa cosa la coltre nevosa, spessa anche più di tre metri in alcune località, nasconda sotto di sé e quali ulteriori danni farà tra qualche mese, con il suo scoglimento.

Lo hanno constatato di persona gli assessori regionali al turismo Marino Finozzi e alla Protezione CivileDaniele Stival, che oggi sono andati in sopralluogo in alcuni tra i Comuni bellunesi più colpiti: Rocca Pietore nel cui territorio c'era la funivia di Padon, e Livinallongo del Col di Lana, il cui collegamento stradale con l'importante frazione di Arabba è chiuso al traffico ordinario per rischio slavine. Accompagnati dai rispettivi sindaci Andrea De Bernardin e Ugo Ruaz e dal consigliere regionale Dario Bond, Finozzi e Stival hanno preso atto della situazione, assicurando la massima disponibilità per ogni supporto possibile: nell’immediato per fronteggiar la situazione, che vede tuttora impegnati decine di mezzi spalaneve e centinaia di persone tra volontari e professionisti degli interventi in emergenza: protezione civile del Veneto e di altre regioni e province autonome vicine, dei Comuni, dell'Esercito, dei Vigili del Fuoco. Si liberano le strade, si tappano le buche, si alleggeriscono i tetti, si portano via centinaia di camionate di neve. E si guarda il cielo, da dove nel primo pomeriggio ha ripreso a nevicare. E si pensa a come ricominciare.

Perché i danni al turismo, qui come nella montagna vicentina, trevigiana, veronese, sono enormi. Nel Bellunese aggravati anche da lunghi periodi di blackout elettrico che hanno fatto scappare i turisti o ne hanno disdetto la prenotazione. Ci si contava, magari per pagare mutui, tasse, imposte e bollette. Al danno immediato, che non ha rimedio per questa stagione, potrebbero aggiungersene altri, per le piste e gli impianti lesionati. Per la vallata agordina, la perdita della funivia e dello skilift che porta a Padon è gravissima: sette comuni che vivono prevalentemente di turismo sono isolati rispetto ai grandi caroselli sciistico dolomitico. Bisogna rifare tutto, e c’è voglia di ricominciare. Ma occorre fare in fretta, trovare risorse, battere una burocrazia implacabile. Per guardare al futuro, vecchi e giovani albergatori chiedono una mano, non chiacchiere. Bisogna riaprire il collegamento entro la prossima stagione, battendo carte bollate, intoppi, carenza di finanziamenti. Stival, nell’incontro con gli operatori economici, ha trattato soprattutto la questione immediata del più rapido ritorno alla normalità, mentre Finozzi si è fatto carico di seguire, con rapidità e personalmente, tutta la parte riguardante gli investimenti turistici. La Regione sta discutendo il bilancio e la legge finanziaria, e questo può essere d’aiuto, ma si guarda anche alla veneto Sviluppo, al cosiddetto Fondo Brancher, ha investimenti già programmati i cui finanziamenti potrebbero essere dirottati verso le nuove urgenze. In pochi giorni bisognerà scrivere l’elenco della spesa e il crono programma, poi correre tutti nella stessa direzione, convincendo anche i vari uffici statali coinvolti, e trovare i soldi che servono.

Gli amministratori locali sono da una settimana in prima linea, ma hanno dissanguato i loro bilanci non certo grassi, la gente è con loro e comunque è al lavoro, c’è voglia di riparare e di ripartire, ma ancora non si sa con quali sostegni e supporti. Oggi tutti guardavano con invidia alle vicine province di Trento e Bolzano, venute in aiuto e che non hanno certo i problemi di autonomia e di bilancio della montagna veneta. Ieri l’incontro tra Enrico Letta e Luca Zaia non ha dato risultati sostanziali, perché lo Stato sono problemi di cassa. Insomma: per i soldi nazionali dell’emergenza si vedrà, mentre di effettivamente disponibile c’è solo il milione per le spese di intervento immediato messi a disposizione dalla Regione. Ma non basta per guardare al domani con ottimismo.

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