La lettera sulla Fondazione Roi: il passato e il presente uniti dall'assenza di riferimenti alle politiche culturali. Ma ora arrivano Sgarbi, Daverio e Augias: la cultura da supermercato
Sabato 5 Agosto 2017 alle 10:41 | 0 commenti
Caro direttore: ho letto l'articolo "Roi, la Fondazione demolita e... violata. Per Gianni Zonin era una "emanazione", una garçonnière d'affari della BPVi dove Cauduro lo informa su baciate e fondi lussemburghesi". La situazione della Fondazione Roi, come è già emersa e sta emergendo pian piano, è sconcertante e drammatica. In tutto questo non c'è uno straccio di riferimento alle politiche culturali, perché, laddove anche ci fossero state (o ci siano) sembrano subordinate a questioni economico finanziarie, totalmente indifferenti alle prime e in cui ora primeggia Andrea Valmarana, l'erede naturale di Gianni Zonin parrebbe.
Non pare, quindi, un caso che la pur presente professoressa Giovanna Grossato, membro del Cda per (credo) competenze in materia di storia dell'arte, non abbia mai proferito verbo.
Ascoltando Ilvo Diamanti, durante la conferenza stampa resa nota dai vostri video, ho sentito che annunciava la meravigliosa occasione che si offrirà alla città di avere tre suoi amici (quasi che questa condizione corrispondesse a una garanzia supplettiva) Vittori Sgarbi, Philippe Daverio e Corrado Augias: un invito al distillato della cultura da scaffale di supermercato (formato multinazionale) che, conoscendo i tre ospiti, sarà pagata a peso d'oro, direttamente per l'occasione o indirettamente per altri eventi co-prodotti.
Il senso di sconforto verso l'istituzione e la città nel suo complesso si fa sempre più forte, così come il senso di lontananza non solo fisica da un simile contesto ambientale.
Lettera firmata
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.