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La legge "spiana" urbanistica

Di Citizen Writers Mercoledi 11 Dicembre 2013 alle 21:04 | 0 commenti

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Riceviamo da Giovanni Bertacche e pubblichiamo - Un adagio dice che una sola riga di legge cancella un’intera biblioteca. E’ il caso del nuovo piano casa della Regione Veneto che cancella d’un sol colpo leggi, principi, regolamenti e piani regolatori imposti con sacrifici ai Comuni. Ghe pensi mi: la Regione che si fa consiglio comunale, sindaco, ufficio tecnico.

Centralismo assoluto proprio in tempi di federalismo, e per di più nel Veneto leghista. Esautorati i Comuni, ora spettatori dell’ultimo assalto al territorio.

In laguna hanno perso la testa! Anche se, occorre dirlo, la prova fornita dai Comuni è stata fin qui disastrosa, in una regione che presenta una cementificazione tripla rispetto alla media europea. E per limitarci all’Altopiano di Asiago: oltre ventimila seconde case (con uno o più appartamenti): Gallio con l’82% e Roana con il 79%. Consumo del territorio, distruzione ambientale, cronica scarsità di servizi; di questo passo credete proprio che l’Altopiano andrà migliorando? Mentre sono in diminuzione le famiglie stabili (l’emigrazione non si è mai arrestata) i residenti temporanei non offrono prospettive e i turisti mordi e fuggi non garantiscono sicurezza. Sì, c’è stata qualche voce che si è levata contro un provvedimento regionale tanto insensato.

Ma due sindaci, Asiago e Rotzo, non è tutto l’Altopiano. Che se la Regione fosse intervenuta per limitare gli abusi urbanistici compiuti dai Comuni e così sfacciatamente esibiti lungo l’asse Roana-Asiago-Gallio, sarebbe stato provvidenziale. Ma che agli abusi dei Comuni (non siamo noi certo innamorati dei PAT e dei loro figli e figliastri) subentri un abuso ancor più grave, non solo sotto il profilo urbanistico, da parte della Regione, è inaudito.

In nome di che? della ripresa dell’attività edilizia! Evidente ancora una volta l’incapacità dei nostri regionali (fra l’altro ben pagati). Ma perché ancora edilizia, con tutti i vuoti – case e capannoni – che infestano il territorio tanto di pianura che della montagna; no, non è concepibile la totale e incondizionata libertà di costruire. C’è di più. Se, come si diceva, l’edilizia era il traino dell’economia, l’attuale crisi ha dimostrato una volta di più che il rilancio va impostato su nuove concezioni e tenendo conto di nuove esigenze.

Perché quello che conta in economia sono i bisogni da soddisfare e le risposte da dare. C’è ancora bisogno di case? Per la verità l’Altopiano non ne aveva bisogno neanche prima e le case, intendendo le seconde, sono il problema non la soluzione. Nell’immediato, occupazione, speculazione, oneri di urbanizzazione, residenze, erano tangibili i vantaggi; ma adesso il conto è alle scadenze. Per le amministrazioni comunali: l’ampliamento dei servizi e le manutenzioni (rifacimenti delle condotte) chi pagherà? E parlo del passato; chissà del nuovo!

Alle popolazioni residenti sempre più limitate nei movimenti e nelle potenzialità di sfruttamento territoriale e ambientale, tipiche dei luoghi. All’ambiente sacrificato nei suoi aspetti ecologici, culturali e turistici; non sono ancora calcolate tutte le conseguenze negative.

Ma che al disastro combinato in questi ultimi decenni dalle amministrazioni comunali, oh sì, in nome di piani regolatori tanto perfettini, faccia seguito adesso una liberalizzazione selvaggia da parte della Regione, questo non è concesso né ammesso! E poiché né i partiti né i Comuni, così impunemente esautorati, hanno voce e meno ancora autorevolezza per reagire, tocca alla gente protestare; é questo il momento delle Associazioni che hanno a cuore le sorti della montagna.

Leggi tutti gli articoli su: Piano casa, Regione Veneto, Giovanni Bertacche

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