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"Il guerriero giusto l'anima bella". L'identità femminile nella Resistenza vicentina: reading e presentazione del libro di Sonia Residori

Di Comunicati Stampa Sabato 20 Ottobre 2018 alle 21:58 | 0 commenti

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Domenica 21 Ottobre alle ore 21.00 presso cs Bocciodromo via Rossi 198 a Vicenza "Il guerriero giusto l'anima bella. L'identità femminile nella Resistenza vicentina". Reading e presentazione del libro di Sonia Residori. Incontro con l’autrice, lettura e musica con Sonia Residori (commento storico), Martina Pittarello (letture), Michele Vencato (Chitarra e basso) Michela Rossato (voce). Il libro di Sonia Residori, pubblicato per conto dell’Istrevi dalla casa Editrice Centro Studi Berici, è composto da tre saggi. 

Il primo, “Gli ideali superano la paura”: le donne vicentine nella resistenza è la relazione presentata al convegno «Donne e resistenza nel Veneto» (Venezia, maggio 2005). Il secondo Donne violente e donne lacerate. L’identità femminile durante il secondo conflitto mondiale è apparso nei Quaderni Istrevi (n.1, 2006). Il terzo Vittime e carnefici: donne e violenza a Valdagno (1943-1945) è la revisione del saggio pubblicato nel gennaio 2005 sul n. 28 di Quaderni del Gruppo storico valle dell’Agno.

La cultura occidentale ha fatto propria la tradizione che sancisce una stretta relazione tra l’essere donna e la pace, tra il maschio e la guerra. Sonia Residori, storica e ricercatrice vicentina, ha raccolto però numerose testimonianze di donne partigiane, che dimostrano come durante la Resistenza alcune differenze di genere vennero meno. Racconti di lotta e sacrificio con protagoniste le vicentine di allora, per ripercorrere e ricostruire quegli anni di sofferenza di una comunità intera. Attraverso un punto di vista inedito, rigorosamente al femminile. Ascoltando le storie delle donne resistenti vicentine, leggendone i diari e le lettere del tempo, ci si accorge di quanto esse siano lontane dalla rappresentazione tutta maschile di figure femminili: sono donne capaci di operare scelte e pagarne le conseguenze. «Accetti di fare la staffetta» dirà Eleonora “sapendo che se ti prendono, ti torturano, ti mettono in galera e possono anche farti fuori con un colpo di pistola alla testa. Ma lo fai lo stesso perché gli ideali superano la paura. E per qualunque ideale che si decide di inseguire arriva sempre il momento in cui bisogna pagare”. E le donne partigiane vicentine, dotate di un coraggio e di una personalità straordinaria, testimoni di una Resistenza intesa come etica della libertà e della ribellione al sopruso, pagarono l’adesione ai propri ideali con la tortura, lo stupro, il carcere e la deportazione. Alla fine della guerra divennero
custodi, quasi in senso religioso, di una grande sofferenza subita sia fisica che morale, patita e taciuta per lunghi decenni come una vergogna, o, comunque, un fatto scomodo che era preferibile non ricordare. Mi piace pensare che questo silenzio sia stato indotto per difendere le generazioni successive dalle “brutture” della guerra, invece capisco che quella sofferenza subita, e della quale hanno portato i segni per tutti gli anni a venire, non ha un nome. Eppure Wally Pianegonda ha detto: «Se dovessi tornare indietro, la mia esperienza non la venderei a nessuno ...avevo un ideale che mi sosteneva ... ho pagato a caro prezzo la fede in un ideale giovanile, ma alla fine mi sono sentita ricca dentro ... la libertà che abbiamo conquistato per noi, per le generazioni che sarebbero venute ci ha ripagato di tutta la nostra sofferenza».  

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