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Genitori di due figli disabili denunciano sopruso: solo uno può accedere al Centro Diurno

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 19 Agosto 2013 alle 16:18 | 3 commenti

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Riceviamo da Anna e Adriano Putti e pubblichiamo - Vi saremmo grati se voleste dar spazio sul vostro giornale alla denuncia di un sopruso che giudichiamo inaudito ed ingiustificabile sotto ogni profilo, legislativo, del diritto, perfino economico, che si intende perpetrare nei confronti di nostro figlio maggiore, Putti Federico (e non solo nei suoi confronti.. ma di un altro centinaio di persone nelle sue stesse condizioni), e che noi come genitori sentiamo il dovere di denunciare.

Precisiamo che siamo i genitori di due figli con disabilità, uno di 26 anni e l'altro di 37; entrambi frequentano il Centro Diurno La Fraglia; il maggiore dal 1 ottobre 2011 è anche ospite della comunità-alloggio Casa Fonos gestita dalla cooperativa Agape. (l'inserimento nella struttura residenziale si è resa necessaria a seguito dei gravissimi problemi cardiaci del padre a causa dei quali gli è stata riconosciuta un' invalidità dell'80%).
Il sopruso che denunciamo con la presente consiste nella dimissione forzata del figlio maggiore, a partire dal prossimo 1° settembre, dal Centro Diurno La Fraglia . Ciò a seguito di una fantomatica "riorganizzazione attività diurne per persone con disabilità utenti del Servizio Residenziale definitivo" come comunicatoci dal Distretto socio-sanitario Est in data 18 luglio e in barba a tutti gli accordi presi (non più tardi del 30 maggio scorso la UVMDI convocata presso il Distretto per rivalutare la sua situazione confermava la validità del progetto in corso: frequenza del Centro Diurno e residenzialità in Casa Fonos).
Siamo consapevoli dell'inciviltà che pare trionfare ai nostri giorni e a causa della quale, con il facile pretesto della crisi economica, si calpestano e si beffano i diritti dei cittadini, soprattutto dei più deboli.
Non per questo siamo disposti a tollerare certe decisioni e questa in particolare, che intendiamo denunciare come atto di palese discriminazione tra le persone (perché nostro figlio minore potrà accedere il 1° settembre al Centro Diurno e il figlio maggiore no?) oltre che gravissima violazione di tutti gli accordi, convenzioni, progetti di vita, dichiarazioni di principi fatti e stipulati con la Pubblica Amministrazione in nome delle persone con disabilità.
E tutto ciò per di più con un sensibile aggravio di costi a carico dei Comuni che fino ad oggi hanno sempre lamentato l'onere a loro carico per sostenere i servizi in favore delle persone con disabilità.
Così in un colpo solo il Sindaco del Comune di appartenenza di mio figlio (insieme peraltro a tutti gli altri Sindaci dell'Ulss 6 che hanno approvato tale decisione):
- compie un inqualificabile atto di discriminazione tra le persone
- calpesta il sacrosanto diritto, riconosciuto dalla legge alla persona con disabilità in stato di gravità, a frequentare un Centro diurno
- condanna, per quale colpa?, nostro figlio con "gli arresti domiciliari" costringendolo a rimanere in casa (e la comunità-alloggio è una casa/famiglia sostitutiva di quella originale) 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno vita natural durante
- aggrava il suo bilancio.
E' questa la spending review?


Commenti

Inviato Martedi 20 Agosto 2013 alle 14:24

Sono solidale in toto con la famiglia Putti ed ancora mi chiedo perché i sindaci della nostra Ulss se ne stiano zitti... cosa aspettano a fare qualcosa? forse dobbiamo dare la stura alla rabbia delle famiglie e manifestare in maniera eclatante ed esplosiva? SIAMO ARRABBIATI !!! spero che lo capiscano, anche se non parliamo in politichese !!

Vanni Poli
Inviato Mercoledi 21 Agosto 2013 alle 16:27

Ringraziamo della solidarietà espressaci dal dott.Vanni Poli e dal vostro giornale che ci ha ospitati.
rimaniamo decisamente perplessi, per non dire arrabbiati per il perdurante e colpevole silenzio dei sindaci dell'ulss 6 (sulla cui conoscenza del resto del mondo della disabilità e dei suoi problemi e sulla conseguente competenza ad affrontarli, siamo fortemente dubbiosi),oltre che per il silenzio delle persone e delle famiglie direttamente interessate.
nell'augurarci che tale silenzio non sia frutto di paure/timori per eventuali ricatti, ci permettiamo di ricordare a tutti, diretti interessati, cittadini responsabili, organi di informazione, responsabili della "cosa pubblica" che la colpa di tante ingiustizie non è solo di chi le compie ma anche di chi omette di tentare di contrastarle se non altro con la denuncia, permettendo, così facendo, che si compiano nel silenzio generale.
Il "me ne lavo le mani" di Pilato o il più recente "me ne frego" dovrebbero insegnare qualcosa!
Inviato Mercoledi 21 Agosto 2013 alle 19:25

Gentile signora Putti, come non concordare e non condividere ciò che lei dice.
Anch'io, come lei, sono fortemente dubbioso sulla capacità dei nostri politici nell'affrontare i problemi inerenti la disabilità. Ma, mi creda, sono molto più inc....zato di lei con le famiglie che, come gli struzzi, mettono la testa sotto e fanno finta di non vedere. Anch'io come lei pensavo che questo comportamento adottato da molti famigliari fosse dovuto al timore di ritorsioni o di sottrazione dei servizi dei quali oggi godono. Sono giunto, però, alla conclusione - e so benissimo che è grave doverlo ammettere- che non è la paura a farla da padrone ma la totale mancanza di amore verso il proprio famigliare in situazione di disabilità.
Albert Einstein diceva: " Il mondo è quel disastro che vedete non tanto per i guai combinati dai malfattori ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare ".
E se i primi a privare i nostri figli della propria dignità siamo noi, cosa vuole che che possa fregargliene a politici, tecnici, e quant'altri fanno del loro impegno nell'ambito della disabilità un motivo di vanto o di lucro?
Ma prima o dopo a qualcuno, o a qualcosa, si dovrà pur rendere conto del proprio operato.
Con stima e solidarietà.
Riccardo Cagnes
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