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Ferron della Fiom spiega i fatti delle acciaierie Valbruna ma Bocchese del CUB rincara la dose

Di Alessandro Pagano Dritto Martedi 4 Giugno 2013 alle 14:16 | 0 commenti

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Secondo quanto sostiene Maurizio Ferron, segretario della Federazione Italiana Operai Metamelcannici (FIOM) di Vicenza, quella delle acciaierie Valbruna, a gennaio, è stata una comunicazione che è arrivata come un lampo a ciel sereno, inaspettata. Dei 52 licenziamenti comunicati, infatti, non si era avuto sentore nel mese precedente, né ci si aspettava che arrivassero con l'anno nuovo.

E invece eccoli lì, 52 operai potrebbero prendere il posto nei quattro mesi che vanno grosso modo dal 22 aprile al 22 agosto 2013.
Il numero, però, andrebbe scisso in 42+10. La situazione dei 42 operai, spiega sempre Ferron, è la seguente: sarebbero persone - delle quali non si conosce precisamente l'identità, lamentano sia la FIOM che il Comitato Unitario di Base (CUB) - che accettano di lasciare anzi tempo il proprio lavoro dietro il pagamento di alcuni incentivi e dietro il rilascio di una indennità il cui ammontare e i cui limiti cronologici dipendono dall'età del lavoratore e dagli anni di tempo - generalmente due o tre, in questi casi - che li separano dal normale pensionamento. È comunque una scelta del singolo lavoratore su cui la dirigenza delle acciaierie si sarebbe dimostrata, durante gli incontri con i sindacati interni all'azienda stessa, disponibile a trattare.
Laddove invece la flessibilità pare sia venuta meno è il caso dei dieci, i dieci cosiddetti «della squadretta». La squadra del Minuto Mantenimento è un piccolo nucleo di operai, il cui numero è variato nel corso del tempo, che da due o tre anni a questa parte si occupa di piccoli lavori non qualificati, svolti da ognuno secondo le proprie possibilità: a farne parte infatti, dice Ferron, dovrebbero essere elementi che hanno avuto infortuni di diversa entità. Nel tempo però la squadretta sarebbe diventata una specie di gruppo in cui confinare gli elementi che per qualche motivo sono poco desiderati.
Nel gennaio 2013, senza preavviso, parte la procedura di mobilità per i 52: trattabile per i 42, non trattabile per i 10.
Iniziano quindi le trattative tra dirigenza e sindacati - e qui per sindacati si intendono Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU), Federazione Italiana Metalmeccanici (FIM), Federazione Italiana Operai Metalmeccanici (FIOM), Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici (UIM) - trattative prima interne all'azienda, poi mediate dalla provincia, e ovviamente i dieci della squadretta sono al centro della trattativa.
Il 22 aprile tutto si risolve con un fallimento degli accordi, il primo su casi del genere che Ferron ricordi: non rimangono che le dimostrazioni e le proteste.
Proteste e presidi che vengono portati avanti da un lato dalle sigle già dette, dall'altro dal CUB, che organizza sue proprie iniziative e distribuisce suoi propri volantini in cui accusa gli altri sindacati di non aver tutelato a sufficienza i diritti dei lavoratori.
A una di queste iniziative, il presidio ai cancelli della Valbruna del 24 maggio, il CUB annuncia che hanno partecipato anche elementi della FIOM - solo della FIOM - dello stabilimento Ferrari di Maranello, provincia di Modena. La Fiom ribatte con un comunicato in cui non autorizza a fare il proprio nome per quel presidio.
Intervistato anche lui da Vicenza Più, Riccardo Bocchese, segretario del CUB di Vicenza, sostiene che anche se il suo sindacato non è ancora presente al pari di altri tra gli operai delle acciaierie Valbruna, negli ultimi tempi si sta comunque facendo largo, forte delle deleghe dei lavoratori. Il presidio oggetto delle accuse è stato appoggiato, aggiunge, dal coordinamento No Austerity, «trasversale a tutti i sindacati che ritengono necessario unirsi».
Un punto in cui sia Ferroni che Bocchese sembrano essere d'accordo è il valore da dare alla causa dei dieci della squadretta, ben più generale di questo piccolo numero: «Io penso sia necessario che l'azienda retroceda - dice Bocchese -. L'attacco non è rivolto a pochi, ma è un attacco a tutti. L'azienda non può permettersi di licenziare scegliendo. Cosa ne sarà delle aziende non sindacalizzate? Tutti i sindacati devono partecipare».


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