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“Fatti non foste a vivere come bruti” in margine al nuovo romanzo di Ausilio Bertoli, Un mondo da buttare

Di Italo Francesco Baldo Venerdi 28 Aprile 2017 alle 09:45 | 0 commenti

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La vita è sempre stata difficile, ma nella società attuale appare ancora più complessa, intrecciata da troppe situazioni che non è facile nemmeno descrivere e soprattutto le relazioni sono sempre più basate solo su quello che appare delle persone e non su quello che sono veramente. "Qui - nel nostro mondo- afferma Katrina una delle protagoniste - contano solamente certe doti fisiche e la fortuna" e non certo l'aver fatto l'università. E un'altra - Barbara - si è rifatta il corpo e aspetta il colpo di fortuna di essere considerata meglio che non per le sue vere doti, ma traspare in lei quella nostalgia per le persone vere, "ricche di valori positivi". Tra questi due poli, come tra Padova e Vicenza, oscilla il nuovo romanzo del vicentino Ausilio Bertoli "Un mondo da buttare", con Postfazione di Michele Monina e significativa citazione dalla "Mantide e la città" di Ferdinando Bandini, che ben evidenzia come il sogno spesso non è che come campanula scoppiata senza aver più sostanza di se stessa.

Un mondo, il nostro che se ci lasciamo coinvolgere è d tutto da buttare, tanto è preda della apparenza Padova, come a Milano, dove la moda, l'effimero che muta ogni sei mesi al massimo la fa da padrona dei corpi, dell'anima nulla interessa e del cuore ancora meno. Tutto ruota attorno ai centimetri del corpo che deve essere appunto "alla moda". Un mondo senza ragione se non quella del dio Mammone. Fuori non vi è che arrampicatori sociali, criminali, trasgressori di legge e tutto va bene...sembra. Nemmeno ricorrere a ciò che ha costruito il nostro mondo, la Bibbia.
Infatti si coniuga estetica e ideologia capitalista, e non importa se produce del male, tutto dipende da questo postulato. E' valido ciò che appare bello, forse sarebbe meglio dire, piacevole ai sensi, anche i più bassi, e questo con il denaro costituisce un binomio perfetto: Non si può resistere, esso avvinghia come il serpente biblico e fa peccare, ma chi se ne frega del peccato?
Così nella vicina città di Padova, nel quartiere Arcella, si snoda la vicenda dei protagonisti del romanzo, le loro storie, dette sempre a metà, perché manca la voglia di dire tutto, tanto è tremendo talora, perché intrecciato il destino di droga, stupri, ma sotto sotto riaffiorano i valori, le radici. Così Katrina vorrebbe ritornare a Riga, ricominciare senza le illusioni, e dove Stefano Vitti la cerca, innamorato forse, ma soprattutto timoroso di dichiararlo. Se ne andrà senza nemmeno averla sfiorata. Nasce così quella riflessione sulla solitudine che massima si esprime nella città. E'questo il vero problema del mondo d'oggi: si è soli e soprattutto si ritiene che quanto da soli si pensa, si agisce sia la vera libertà. In un mondo senza amore, non vi è nemmeno libertà.
Stefano riflette tutto ciò e lo scrive in saggio Le solitudini della città. Verrà pubblicato? Il tutto sarà discusso a Vicenza, dove l'armonia palladiana dovrebbe sempre invitare a ben costruire anche i rapporti umani. Ma non è questo il vero problema, la considerazione intellettuale intorno al mondo, ma quanto uno vive del mondo, le sue illusioni dove il fondoschiena, tanto cari ai modaioli che accettano o scartano le persone basandosi sui centimetri, sembra essere l'unica realtà da..... Questo è il mondo da buttare, ma affiora alla fine un'antica realtà che proprio Katrina con il suo pancione addita. In fondo abbiamo sempre bisogno del mondo nuovo, che spesso è però l'antico con il quale intravedere mille autentiche opportunità ed orizzonti.
Romanzo questo di Ausilio Bertoli che da buon sociologo conosce i problemi del mondo e con sicura scrittura ci aiuta a comprenderli e a riflettere su essi non con i saggi, che pure ha pubblicato (cfr. I temi della comunicazione, Lupetti, 2004), ma con la narrazione, perché il raccontare, ben lo sapevano i nostri padri con i filò, insegna moltissimo e fa riflettere che non siamo mai soli al mondo e che questo continuerà al meglio, se lo vorremo nei nostri figli.


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