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Don Nandino: i cristiani palestinesi ce l'hanno con preti, vescovi e laici

Di Edoardo Andrein Domenica 10 Agosto 2014 alle 20:16 | 0 commenti

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Don Nandino Capovilla, che si trova in Palestina con una missione di pace di Pax Christi, ha diffuso un appello spiegando che “i cristiani palestinesi ce l'hanno proprio con noi preti, vescovi e laici in Italia… che senz'altro domenica abbiamo fatto una preghiera dei fedeli "per la pace" e chiede di leggere, diffondere ad altri preti e far firmare l'appello (clicca qui) dei cristiani di Terra Santa già arrivato a più di 5.500 firme.

“Perché non capite? Perché fingete di non sentire il nostro grido di dolore?”  Come un pugno nello stomaco e una scomoda correzione fraterna, si moltiplicano le critiche dei cristiani di Terra Santa verso di noi, fratelli nella fede delle chiese d'Occidente: possibile che non vi siano bastate le raccapriccianti immagini di questa che a noi e voi dovrebbe solo richiamare la strage degli innocenti, che accomunava i bambini di Betlemme allo stesso figlio di Dio?

"Quanto accade non è una guerra ma un massacro", scrivono i cristiani, e "Israele e tutti gli amici di Israele devono capire che dopo sessant'anni di uccisioni e violenza la salvezza e la sopravvivenza di Israele non saranno mai assicurati dalle violenze presenti"  (Pressure for Gaza).

In effetti, se da sempre la Chiesa di Gerusalemme è scandalizzata dalla cecità di quanti sembrano non vedere le ripetute violazioni di diritti umani e gli effetti distruttivi dell'occupazione e della colonizzazione israeliana, appare incredibile di fronte al massacro di Gaza la scelta di molti cattolici italiani di continuare a difendere qualsiasi azione compiuta dai Israele, compresa l'uccisione di migliaia di civili, oltre ogni limiti di umanità. O quantomeno, o quanto più, colpisce al cuore il loro cauto, titubante silenzio.

E mentre si levano dai cristiani palestinesi forti invocazioni alla solidarietà nella denuncia, dall'Italia abbiamo assistito in questi giorni, genericamente dispiaciuti, a questo massacro condotto con criminale strategia ed effetti devastanti, senza essere capaci di denunciare lo Stato che ne è chiaramente responsabile. Il silenzio di preti, vescovi e comunità cristiane, come un evidente voltarsi dall'altra parte, è scandalo di fronte alle voci di vescovi, preti e laici della diocesi e delle parrocchie dei territori palestinesi occupati e di Gaza.

Ascoltate il nostro grido!

Perché non ci lasciamo interrogare dalla denuncia del Patriarca di Gerusalemme che ha affermato che “La tregua iniziata in corso è una cosa buona, ma non servirà se le condizioni di Gaza rimarranno quelle di una terra disperata posta sotto assedio, dove possono crescere solo la paura e la frustrazione che alimentano l'odio”?

“Anche i tunnel costruiti a Gaza” ha affermato il Patriarca, “sono a loro modo un prodotto dell'embargo: se si pone fine a questo assedio, se si aprono le strade e si permette la libertà di movimento delle persone e delle merci, se si consente la libera pesca nel mare davanti a Gaza, allora tutto potrà muoversi in superficie e nessuno avrà bisogno di scavare tunnel per passare sottoterra”.

Ascoltate il nostro grido!

“Siamo cristiani come voi e la nostra non è la voce degli estremisti”, ci dicono i fratelli di Terra Santa.

Un forte invito a non tacere sui crimini perpetrati da Israele è stato affidato a Pax Christi in queste settimane di passione. Basta il titolo per dimostrare la chiarezza dell'obiettivo del documento ecclesiale: Pressure for Gaza. Ma è tristemente significativo che, mentre più di 5000 persone in poche ore hanno aderito all'appello scritto dai cristiani di Terra santa (PRESSURE FOR GAZA www.change.org) alcuni preti non hanno consentito che venisse distribuito alle porte della chiesa questo chiaro invito alla denuncia:

"Chiediamo alle chiese di assumersi le loro responsabilità verso la terra Santa, la terra delle loro radici, se veramente si preoccupano per le loro radici, per la Terra Santa e la sua gente. Molte chiese sembrano essere indifferenti o intimidite ad agire. Le chiese devono fare pressione su Israele e anche sui loro governi nazionali per porre fine all'impunità di Israele e renderla responsabile”.

Ma ai laici che hanno insistito nel chiedere di distribuire il documento dei cristiani, gli zelanti pastori hanno risposto proponendo ben più innocue preghiere dei fedeli che, evitando ogni riferimento a chi uccide distrugge, chiedono genericamente "la pace contro ogni violenza."

 

Ascoltate il nostro grido!

“Siamo i cristiani della parrocchia di Gaza e, come tutti gli altri palestinesi della Striscia, siamo sotto una pioggia di bombe anche quando i vostri giornali parlano di tregua e di ritiro. Lo sapete che anche a noi arrivano le telefonate dell' IDF che ci chiedono di abbandonare la Chiesa e, visto che non l'abbiamo lasciata, ci hanno bombardato la scuola, terrorizzando gli sfollati e costringendo le suore e i bambini disabili a rintanarsi in chiesa?”

Ma le notizie dei cristiani di Gaza non vanno sui giornali per non turbare l'opinione pubblica e magari costringerla a mutare la sua idea su Israele.

“Siamo contenti che gli stessi preti che in questi giorni scelgono di tacere, promuovono ogni anno pellegrinaggi in Terra Santa, ma chiediamo loro, ci hanno detto ancora dalla Palestina con schiettezza fraterna, di aprire gli occhi sulle conseguenze che da anni l'occupazione e la colonizzazione producono sulla nostra vita di sopravvivenza e umiliazioni”.

Il Patriarca Twal ha ringraziato dei tanti messaggi di vicinanza giunti in questi giorni dai cristiani di ogni parte del mondo, ma non si è tenuto dentro la sofferenza più grande, quella cioè di non sentire dalle chiese sorelle un appoggio alla denuncia chiara dei soprusi subiti.

“Cari fratelli, sembrano dirci con un velo di ironia, voi cattolici italiani che alla Vita mettete giustamente la maiuscola, domandatevi allora quante volte di più vale, per voi, la vita di un israeliano rispetto a quella di un palestinese come noi… Guardando anche solo ai numeri, sembrerebbe che valga almeno 10.000 volte di più, come i nostri fratelli feriti a Gaza e almeno 1800 volte di più come il numero delle persone uccise. Tutte palestinesi, appunto come lo siamo noi per il vostro imbarazzo”.

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