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Disoccupazione giovanile, Zaia: lo Stato affonda il Paese, il Veneto non ci sta

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 31 Ottobre 2013 alle 15:42 | 0 commenti

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Regione Veneto - “Ormai le statistiche dell’Istat sul lavoro in Italia sono dei veri e propri bollettini di guerra. Oggi sappiamo che a settembre 2013 la disoccupazione ha segnato un nuovo record negativo, riportandoci alla situazione del 1977 e che in particolare quella giovanile è salita a oltre il 40 per cento.

Di cosa hanno bisogno ancora Governo e Parlamento per capire che se non si attuano subito politiche forti e mirate a sostegno dell’economia e del lavoro, nella migliore delle ipotesi la maggioranza dei cittadini volterà le spalle alle Istituzioni, a tutte, anche a quelle che non hanno responsabilità per questa situazione disastrosa?” Lo afferma il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat sulla disoccupazione nel nostro Paese.

Gli indicatori di congiuntura curati dalla Regione del Veneto delineano un tasso di disoccupazione regionale che nel secondo trimestre del 2013 scende al 7,5%, rispetto all’8,6% del trimestre precedente, ma rimane più alto di quello calcolato nel secondo trimestre del 2012. “Non possiamo certamente consolarci constando che il Veneto sta meglio rispetto al desolante panorama nazionale – prosegue Zaia –, perché 170 mila disoccupati e un giovane su due senza lavoro nella nostra Regione, sono dati più che allarmanti”.

“Nonostante i tagli subiti – conclude Zaia –, il nostro Ente continuerà a creare le migliori condizioni possibili per favorire l’accesso al mercato del lavoro e a incentivare e sostenere quei progetti che promuovono lo sviluppo e la competitività delle aziende. Ma o si fanno scelte strutturali, come quella di abbassare il costo del lavoro, oppure la strada rimarrà impervia anche per chi sta affrontando con il massimo impegno questa crisi. Se poi, addirittura, il Governo Letta, invece di premiare una Regione virtuosa come il Veneto, permette che sia esclusa dall’accesso ai fondi dell’Unione Europea per l’assunzione di giovani, privilegiando le realtà del nostro Paese dove lo spreco di risorse è abitudine inveterata, allora abbiamo solo una possibilità ed è quella di ribellarci a questo stato di cose”.


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