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Cgil, Cisl, Uil e la farsa dello sciopero generale

Di Citizen Writers Giovedi 14 Novembre 2013 alle 14:43 | 0 commenti

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Riceviamo da Luc Thibault, Delegato RSU/USB Greta Alto Vicentino e pubblichiamo - I vertici di Cgil Cisl Uil hanno deciso i termini della mobilitazione sulla legge di stabilità del Governo Letta. 
Sciopero di 4 ore a disposizione di iniziative territoriali. Tutto bene quindi? Finalmente si è rotto il tappo della complicità con le politiche di massacro sociale dei governi dell’austerità?

No, purtroppo. Il comportamento assunto dalle 4 organizzazioni sindacali continua nella sua ormai palese farsa. Da un lato dice, ma solo a parole, di difendere i lavoratori e dall’altro cerca di usare la sua attività tentacolare per accaparrare poltrone, per controllare tessere e persone, per veicolare interessi puramente speculativi che nulla hanno a che fare con i Lavoratori e quello che dovrebbe essere un SINDACATO. Il 15 novembre 2013 i sindacati confederali hanno indetto uno sciopero territoriale per “chiedere” al governo una svolta economica contro la recessione basata su: meno tasse, rivalutazione delle pensioni, contro il blocco dei contratti pubblici, efficienza amministrativa, lotta all’evasione fiscale. 
Chi vuol farsi prendere in giro da questi servi del governo e della Confindustria si accomodi pure. 
Noi non saremo della partita, abbiamo già dato, ed in modo anche significativo, con lo sciopero di otto ore del 18 ottobre ’13 che ha visto in piazza la combattività  dei lavoratori a difesa delle loro condizioni.
Ma il punto vero è, che questi servi confederali, rivendicano obbiettivi che in questi ultimi 6 anni sono passati grazie al loro consenso, come:

 - il blocco dei contratti dei dipendenti pubblici bloccati fino al 2015 senza una protesta da parte di questi concertativi;

- la flessibilità del lavoro, dove hanno concesso alla Confindustria la deroga al contratto nazionale per peggiorare le condizioni lavorative e diminuire lo stipendio;

- il contratto nazionale dei lavoratori interinali, firmato dall’ANMIL-Cgil, che non prevede  più il reintegro a tempo indeterminato;

- la riforma delle pensioni che hanno accettato supinamente, in nome della crisi e dei sacrifici, l’allungamento dell’età pensionabile e del contributivo per tutti….

Nel nostro paese ormai da due anni il governo si basa su una coalizione che riunisce centro destra e centro sinistra, a dimostrazione che le differenze tra i due schieramenti sulle questioni economiche e sociali essenziali non esistono. Insieme hanno distrutto le pensioni, tagliato i salari, svuotato i contratti nazionali di lavoro, rendendo tutti/e più precari/e, creato 9 milioni di poveri, portato la disoccupazione al 12% (40% per i giovani), fatto a pezzi la sanità, la scuola e l'università, i servizi sociali ed assistenziali, creato una drammatica e gigantesca emergenza casa. Una vergogna che porta la firma di Berlusconi, Monti, Letta, quindi del Pdl e del Pd, uniti tra di loro e con l’Europa dei potenti e che oggi si apprestano a dare l’assalto a quel che resta ancora di valido della Costituzione repubblicana. Una vergogna che porta la firma cgil, cisl, uil! Una vergogna che porta il nome di Camusso, Landini, Angeletti, Bonani!

Nel Sole 24 Ore di pochi anni fa si leggeva: “Confindustria: Italia in recessione, ma nel 2009 la ripresa”, “Berlusconi: ripresa nel 2010, purché tutti siano ottimisti”, “Draghi: Ripresa nel 2012, spread sotto quota 300 punti”, “Governo rivede al ribasso stime PIL. Monti rassicura: ripresa nel 2013” e ancora “Draghi: Ripresa nel 2014, rivisto il PIL. I mercati non temono le elezioni italiane”. Abbiamo finito di prendere la gente per il c…?!

In questi giorni viene varata la legge “dell’instabilità e della ingiustizia”: di certo conterrà nuovi cospicui regali alle imprese e ai padroni con la riduzione del cosiddetto “cuneo fiscale”, nessun intervento su grandi ricchezze, profitti e rendite, forse qualche ridicolo contentino ai lavoratori (10-15 euro al mese), il tutto finanziato con nuovi drammatici tagli alla spesa pubblica (probabilmente ancora la sanità o la scuola o i servizi o i trasporti, o tutti insieme) aumento della benzina e varie altre forme di tassazione indiretta, la più ingiusta, quella che grava pesantemente proprio sui più vasti settori popolari.

Per questo abbiamo sostenuto lo sciopero nazionale del 18 ottobre e la manifestazione nazionale del 19 dei movimenti sociali che lottano per il diritto all'abitare, per la difesa del territorio, contro le devastanti grandi opere inutili, l’inquinamento e la logica del profitto. Da queste forze deve e può ripartire un processo unitario di iniziativa e di lotta per ricomporre le tante resistenze, le lotte sociali, per l’occupazione, il salario, il reddito, i diritti, che pure sono in corso nel nostro paese, ed anche per scuotere qualche settore sindacale tradizionale da torpore e opportunismo, nell’ottica della costruzione di un movimento di massa che si batte contro le politiche di Austerity, cosi come accade in molti paesi Europei e non solo. Torniamo tutte e tutti in fabbrica, negli uffici, nei luoghi di lavoro, nei quartieri e nei territori, superiamo la passività, torniamo a credere nella nostra forza, a non delegare ma a riprendere nelle nostre mani il futuro. E costruiamo anche l’unità di tutti lavoratori, quelli italiani e quelli migranti, precari e non, con una politica che valorizzi l’unità di classe, la difesa dei diritti sociali.

I contenuti della mobilitazione necessaria sono esattamente alternativi su tutte le questioni alle direttrici dell’attacco governativo, padronale e sindacale. E’ possibile una politica economica alternativa a favore della classe lavoratrice e dei settori popolari: le risorse cospicue necessarie vanno strappate alle rendite e ai profitti; l’unica spesa pubblica che va tagliata è quella relativa alle spese militari e alle missioni imperialiste in giro per il mondo, alle grandi opere inutili e dannose come la TAV e alle retribuzioni da favola dei grandi manager pubblici.

Nessun taglio, ma nuove risorse per sanità istruzione, servizi sociali ed assistenziali e trasporti. Imponiamo la riduzione dell’orario di lavoro, l’introduzione di un salario minimo intercategoriale a 1500 euro e di un salario sociale per le/i disoccupate/i di 1000 euro, il ripristino delle pensioni all'80% degli ultimi salari percepiti. Battiamoci contro gli sfratti, per un intervento sulla vergogna delle case sfitte.

La formazione di organismi autonomi di classe, fuori e contro la logica sindacale e “politicantesca”, è l'unica strada per poter concretamente contrastare l'attacco padronale e il “pompieraggio” sindacale. È il primo passo per rendere la classe operaia più coesa e forte, quindi in grado di difendersi meglio; il secondo, altrettanto necessario, è quello di allargare il più possibile le lotte anche al di fuori della categoria e del territorio. Padroni e Sindacati temono questo e vogliono che ci si accontenti sempre del presunto meno peggio. Per questo fanno questo …. Scioperetinetto!

Oggi si “svegliano” per prenderci in giro e farci perdere tempo e soldi. 
Gli scioperi si fanno per difendere salari, diritti e condizioni lavorative, non per perderli come fanno i confederali.
Le lotte, e gli scioperi, devono essere vere e incidere sui profitti dei padroni come stanno facendo i lavoratori della logistica e di altri settori.

Le passeggiate demoralizzanti non servono più!


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