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BPVi e Veneto banca, Andrea Arman presidente del coordinamento don Torta ne ha per tutti: dai vecchi ai nuovi Cda, da Penati alla politica. Ma poi... propone

Di Edoardo Pepe Sabato 3 Giugno 2017 alle 18:07 | 0 commenti

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«Scrive il prof. Alessandro Penati: " non si riscontrano le condizioni per qualsiasi ulteriore investimento nelle vostre banche da parte dei fondi da noi gestiti". Stile freddo, deciso, altezzoso. In linea con quel mondo della finanza che il prof. Penati rappresenta. Ma non è per una ragione filologica o antropologica che riporto la frase del fondatore di Quaestio SGR s.p.a.; essa esprime la visione che i proprietari delle banche popolari venete hanno di esse, rigidamente distinta in un "vostre banche" ed in un maiestatico "noi"»: così inizia l'avv. Andrea Arman, presidente del Coordinamento Associazioni Banche Popolari Venete "don Enrico Torta", in un documento che pubblichiamo di seguito e che è una vera e propria lettera aperta da tenere in profonda considerazione se unita ad altri appelli che tendono allo stesso obiettivo: ricostruire le banche venete ripartendo dalla trasparenza e dalla fiducia, gli unici "valori" che potrebbero attrarre i "capitali" monetari che oggi tutti rincorrono.

Da risparmiatore e da cittadino veneto tale supponenza (quella delle dichiarazioni di Penati, ndr) mi urta ma poco cambia nella gerarchia che si è creata nella nostra società, anche a ragione della totale assenza di un'efficace azione a difesa degli interessi e della dignità delle genti venete da parte degli uomini politici eletti in questa regione.

In queste giornate drammatiche per gli undicimila dipendenti delle banche, per i risparmiatori e per il tessuto socio economico della nostra regione, sarebbe opportuno cominciare a valutare con serietà se vi sia una via d'uscita a questa crisi causata dalla cattiva gestione dei vecchi amministratori delle banche e dalla non migliore gestione dei nuovi amministratori, che rispondono agli ordini del Fondo Atlante, e dall'incapacità o complicità della politica. In 24 mesi di crisi delle banche nessun piano industriale redatto dai vari amministratori che si sono succeduti si è minimamente avvicinato all'obiettivo che si era posto. Nel corso dei due anni i risparmiatori sono stati indispettiti ed umiliati dalle nuove amministrazioni delle banche. La clientela delle banche popolari venete - altamente fidelizzata - ha abbandonato gli istituti svuotandoli di circa di circa 25 miliardi di Euro di depositi, soldi che sono andati ad arricchire le banche concorrenti che fanno parte del Fondo Atlante. Nella dichiarata (ma probabilmente non vera ) speranza di ricostituire una relazione con i vecchi soci, le banche hanno lanciato, con la solita protervia, l'operazione "proposta pubblica di transazione" ma neppure questa ha colto l'obiettivo dichiarato ed anzi ha creato ulteriore ostilità coronata dalla inqualificabile superficialità che probabilmente porterà i risparmiatori a pagare le tasse su quanto incassato. Poi c'è l'oscuro capitolo dei crediti deteriorati, gli N.P.L., che crescono, calano, cambiano senza che vi sia alcuna trasparenza, e che di fatto hanno determinato lo sfacelo delle banche. Sul punto, quale rappresentante dei risparmiatori, mi preme fare la seguente affermazione: noi risparmiatori non crediamo che i vecchi amministratori delle banche, per quanto cattivi possano essere stati, abbiano erogato dieci miliardi di Euro di finanziamenti con leggerezza e senza adeguate garanzie. Per cui quei crediti saranno formalmente deteriorati ma tanti sono di certo garantiti e quindi con concrete prospettive di consistente recupero. In buona sostanza: la gestione Atlante è stata davvero disastrosa per le banche venete, per i risparmiatori e per il Veneto.

Ora, il netto distinguo del prof. Penati consente di riproporre un'idea che da oltre sei mesi cerchiamo di fare leggere al governo ed ai banchieri; prima di proporla credo necessario fare una breve riflessione se vi sia davvero l'interesse a salvare le banche o se quella che abbiamo vissuto sia stata solo la più spietata operazione finanziario-socio- politica dei tempi moderni. Ovviamente, nel caso il vero fosse nella seconda ipotesi, ogni successiva parola sarebbe decontestualizzata. Quindi, facendo finta che vi sia davvero la volontà e l'interesse di salvare le banche e parte dell'economia veneta, in forma estremamente semplice, analizziamo la situazione:

Cosa serve ad una banca per vivere? Servono i clienti.

Chi sono i potenziali clienti delle banche ex popolari venete? I cittadini veneti specialmente coloro che avrebbero interesse ad un recupero delle banche, quindi i soci.

Di cosa mancano le banche venete? di clienti e di soldi.

Chi potrebbe mettere i soldi posto che il Fondo Atlante ed il mondo della finanza lo escludono: I cittadini veneti, le istituzioni venete, i soci risparmiatori.

Quali sono le condizioni necessarie perché i privati mettano i soldi? Avere conoscenza dello stato di salute delle banche, avere fiducia negli amministratori, avere prospettive di guadagno.

Quali sono le condizioni per riavere clienti: coinvolgere i risparmiatori e ridare dignità al loro ruolo.

Come detto, da mesi sottoponiamo una nostra proposta di gestione delle banche che prevederebbe la costituzione di un organismo intermedio , finanziato dal "Fondo salvarisparmio", ma con la partecipazione delle amministrazioni locali, della Regione, ed anche di privati. Un soggetto che si prenda la responsabilità da un lato di ricapitalizzare le banche, di gestirne gli NPL con una prospettiva di massimizzazione dell'incasso senza distruggere la rete produttiva locale e dall'altro sia capace di dare una prospettiva, sul medio lungo termine, di rimborso complessivo per gli azionisti, valorizzando possibili soluzioni innovative. Un ente che dia garanzia di gestione attenta e corretta, con poche persone, ma capaci, che possa fare piazza pulita del passato, che dia garanzia di indipendenza da differenti interessi ed una visione strategica di sviluppo per il futuro.

Oggi, sulla scorta della posizione assunta dalla proprietà della banca, tale proposta diventa ancor più attuale in quanto la finanzia tradizionale, quella dei grandi banchieri, appare confusa e non in grado di fornire risposte razionali all'evoluzione del sistema creditizio.

Siamo certi che con una amministrazione trasparente, retta da uomini di cui i risparmiatori ed il territorio veneto abbiano fiducia, non sarà impossibile raccogliere le somme necessarie al futuro delle banche e riacquisire la fiducia dei risparmiatori, così evitando il disastro e lo sfruttamento - che in tanti hanno descritto - e ridando energia all'orgoglio di appartenere ad una terra ed una civiltà straordinari.

Coordinamento Associazioni Banche Popolari Venete "don Enrico Torta"

Il presidente avv. Andrea Arman

 


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