Affittare si può e conviene agli inquilini come ai locatori: è l'opinione del Conia
Sabato 27 Luglio 2013 alle 10:24 | 0 commenti
Giovanni Bertacche, Coordinatore CONIA Confederazione Nazionale Inquilini Associati - Su 18.500 domande di affitti agevolati la Regione Veneto ne ha soddisfatte solo 700; il resto (?) è rinviato al "piano strategico delle politiche della casa". Che nonostante l'enfatizzazione, l'offerta abitativa pubblica oltreché diluita nel lungo periodo (fino al 2020) dipenderà dall'esito, tanto più incerto visti i tempi, della vendita straordinaria di quasi 19 mila alloggi pubblici agli attuali assegnatari.
Un'operazione finanziaria che impegna 600 milioni di euro per costruire, acquistare e ristrutturare altri alloggi. Vendere per comperare, operazione contradditoria e per niente corretta: proprio per la vendita a chi è assistito dalla socialità pubblica!
Detto questo, va osservato che all'aumento esponenziale della domanda di affitto agevolato, il pubblico risponde solo per il 3% delle domande. Un fallimento! Proprio mentre un enorme patrimonio edilizio privato rimane inutilizzato: vincoli, tasse, sfratti proibiti inducono i proprietari a lasciare gli appartamenti vuoti, a meno di rischiare il nero. Una situazione disastrosa sia sul piano sociale che economico; eppure il tema casa non è in cima all'agenda politica.
La soluzione. L'uovo di Colombo: perché l'impegno finanziario pubblico, i 600 milioni del Veneto, per acquisire e gestire in proprio alloggi popolari, non viene invece utilizzato per garantire e se del caso integrare un affitto privato? Non un'operazione, che darebbe comunque risultati immediati ciò che non riesce a fare il pubblico, ma un sistema: quello di favorire le locazioni private con l'aiuto del pubblico. Proteggere chi affitta, aumentando i suoi diritti, rende conveniente cercare un inquilino. Certo mettendo dei paletti ai rincari, ma di questo più che con il blocco dei prezzi se ne incaricherebbe il mercato: più grande l'offerta di alloggi, più affitti bassi.
Proprietari che vedrebbero compensati i loro risparmi e soprattutto rassicurati sulla sorte dei contratti soprattutto alla scadenza; inquilini, non solo i pochi fortunati assegnatari di alloggi pubblici, garantiti dall'intervento pubblico che ne agevola la permanenza o il cambio. La mano pubblica ne trarrebbe un doppio vantaggio: intanto si libererebbe dai carrozzoni (e Dio sa quanto costosi! a parte le clientele) preposti a gestire enormi patrimoni, anche per questo in rapido deperimento, con evidente risparmio e dall'altra incentivando entrate tributarie per l'emersione e l'esplosione di nuovi contratti di locazione. Si parla tanto di edilizia quale settore trainante dell'economia, ma non si fa nulla per utilizzare l'esistente, con gli indubbi vantaggi economici e sociali che ne conseguirebbero. E' questa una strategia, che oltre al risparmio di spesa pubblica, accompagnato dalle prevedibili entrate fiscali, dovrebbe mettere fine alla sotterranea lotta di classe tra proprietari e inquilini; un'ideologia conservatrice che tanti danni sta provocando all'inquilino che dice di voler tutelare.
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