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Il buon gusto di Zonin, Erle e lo striscione kitch del GdV

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 28 Gennaio 2015 alle 23:28 | 0 commenti

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Titolo risoluto («Una fondazione per la BpVi spa»), occhiello ammiccante («L´INTERVISTA. Il presidente della Banca Popolare di Vicenza pensa già a quel che succederà dopo la trasformazione. Ma confida nei ripensamenti del Governo»), sommario elogiativo («Gianni Zonin: C'è tempo per modificare alcuni punti cruciali ma noi avevamo già allo studio un sistema alternativo») e firma prestigiosa, quella del collega Piero Erle, non sono bastati al Giornale di Vicenza per esprimere lunedì 26 gennaio il suo consenso verso il verbo del suo inserzionista principe, la BPVi.

Che titolo, occhiello, sommario e, soprattutto, firma del giornalista non sembrassero agli occhi dei vertici del quotidiano sufficienti ad adulare a sufficienza Banca e presidente lo dimostra la foto che ha "invaso" la qualificata intervista di Erle, neanche fosse la più comprata delle pubblicità.

La mega scritta Banca Popolare di Vicenza occupava ben sei colonne su sette dietro l'immagine da gentleman del presidente Gianni Zonin e faceva, per giunta, tanto kitch.

Le pubblicità delle aziende che contano si contraddistinguono anche per la signorilità del loro messaggio, avrà pensato, deluso, l'imprenditore del vino che presiede la Popolare dal 1996.

Gianni Zonin ha portato, è un fatto, l'Istituto a diventare una delle prime dieci banche nazionali ma, se da Confindustria nazionale becca continuamente bacchettate tramite il suo prestigioso Il Sole 24 Ore, lui stesso si sarà convinto, vedendo quella pagina, che segue un altro paginone pubblicitario a pagamento, che le operazioni da "pubblicità (neanche troppo) occulta" del quotidiano di casa (e di podere, verrebbe ora da dire) di certo non addolciscono per l'eccesso di zelo di chi lo rende più servo di quanto i padroni vorrebbero.

O dovrebbero volere per far almeno considerare meritato e guadagnato sul campo un giudizio positivo del professionista Erle, che, anche lui, non si sarà di certo "esaltato" per essere apparso a lettori un po' attenti come un "copy writer" di un'agenzia pubblicitaria capace di stendere buoni testi, i suoi, che  avvilisce, però, con pessime immagini: quello striscione da campo di terza divisione di calcio di... campagna. 

La Banca Popolare di Vicenza è un inserzionista (forse e senza forse il principale del giornale di Via Fermi) che meriterebbe dal GdV non di più ma di meglio visto che, lecitamente per carità, detta anche la linea editoriale al suo direttore Ario Gervasutti tramite Giuseppe Zigliotto, membro del Cda della banca dal 2003 e presidente dal 2012 di Confindustria Vicenza, comproproprietaria di Athesis, la casa editrice del quotidiano.

Nel passato il GdV ebbe direttori prestigiosi e diffusioni che nulla hanno a che vedere con le poco più di 34.242 copie vendute a novembre 2014, tra edizione cartacea e digitale, che l'ultima ADS (indagine di Accertamento Diffusione Stampa) gli attribuisce.

Il quotidiano da tempo, a nostro modesto parere, oltre alla crisi della stampa patisce un appiattimento sui poteri vincenti (del momento) che di certo non lo aiuta a rinverdirne le gesta che un giorno gli fecero superare d'impeto l'allora più diffuso Gazzettino, della cui caduta libera nel vicentino, sancita recentememte dall'annunciata chiusura della sua ultima redazione locale, ha saputo approfittare con un misero +2% rispetto a ottobre, pari a ben... 683 copie vendute in più. 

Qualche giorno fa per un attimo avevamo, immodestamente, pensato che "copiandoci" il GdV potesse migliorare, ma quello striscione, che dovrebbe far rabbrividire Zonin e i suoi addetti alla comunicazione, ci riporta alla dura realtà.

Quella di un'informazione cittadina fatta spesso, troppo spesso sotto dettatura.

Con l'aggravante che, col passare del tempo e dell'età, chi ascolta i dettati li trascrive per poi leggerli ai collaboratori, come se fossero linee di pensiero proprie, ma con gli errori tipici di chi comincia a soffrire di udito e di gusti retro': pensando di aver sentito anche ordini non dati ed eseguendoli, per eccesso di zelo, come se li avesse promulgati il MinCulPop e non la PopVi...

La foto in copertina è, però, anche la foto di una parte di Vicenza che oggi è ancora maggioranza e che non ha coraggio di manifestare, se non nell'ipocrisia del "qui lo dico e qui lo nego", le sue idee.

Col suo servilismo quella Vicenza si merita il giornale che trova in edicola.

Con così sempre meno copie da far sperare che diventerà minoranza.

Lo dico da cittadino che ama l'informazione indipendente e non solo da piccolo direttore che lotta per darla.

 


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