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Vinitaly, il "made in Veneto" si rafforza per vendere al mondo i suoi vini di eccellenza

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 30 Marzo 2014 alle 22:02 | 0 commenti

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Regione Veneto - “Non ci accontentiamo di fare bella figura, vogliamo fare affari: sapere di essere bravi ci gratifica, ma il reddito delle nostre imprese è più importante ed è la testimonianza concreta delle nostre capacità”. Marino Finozzi, assessore all’internazionalizzazione del Veneto riassume con queste parole il significato della presenza istituzionale della Regione all’ormai prossimo Vinitaly, la più grande vetrina planetaria sul vino italiano e mondiale.

Alle aziende produttrici del Veneto sono dedicati i due grandi padiglioni 4 e 5 del quartiere fieristico, nei pressi dell’ingresso principale della Fiera. Ma numerose aziende sono anche in altri padiglioni, per tradizione o semplicemente perché non ci stavano nei due citati. “Dentro il Padiglione 4, nei settori D4 E4, ci sarà, come al solito – aggiunge l’assessore – lo stand della Regione del Veneto: vetrina e luogo di incontro, banco d’assaggio, ma anche sede di business internazionale”.

Qui infatti, nella intera giornata di lunedì 7 aprile, si svolgeranno circa 150 incontri B4B tra una cinquantina di aziende vitivinicole venete e una quindicina di Buyers internazionali, provenienti da Cina, Hong Kong, Singapore, USA, Germania, Indonesia, Giappone, Russia, Canada, ovvero dai più interessanti mercati di sbocco per l’export enologico veneto, in crescita da anni e che vale circa 1,6 miliardi di euro.

“Organizziamo questi incontri d’affari – aggiunge l’assessore –per sostenere il nostro sistema produttivo, dove insistono le più grandi aziende e le più grandi cooperative d’Italia e d’Europa, ma che è fatto anche di migliaia di imprese produttrici di medie, piccole e piccolissime dimensioni. Diamo seguito ad un esperimento che abbiamo avviato lo scorso anno con ottimi risultati, dove abbiamo anche imparato meglio come gli stranieri “guardano” i nostri vini, dove la qualità non è in discussione mentre molto si può fare sulla strada della commercializzazione. Per esempio, alcuni nomi dei nostri vini per gli stranieri sono troppo difficili da pronunciare o hanno significati negativi o ambigui. Noi stiamo attenti al rapporto prezzo/qualità ma alcuni mercati abbinano la qualità al prezzo. Dobbiamo anche tradurre meglio le etichette, rafforzare il “made in Veneto” con operazioni di marketing e istituzionalizzare l’assistenza diplomatica al nostro commercio in Paesi senza la quale è difficile entrare. Sono certo che anche quest’anno impareremo molto. E miglioreremo i risultati delle nostre aziende”.

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