Via ai nuovi bacini antialluvione veneti e stop a ricerca idrocarburi in Polesine
Lunedi 30 Dicembre 2013 alle 16:37 | 0 commenti
Regione Veneto - Sono state avviate le procedure di appalto e realizzazione del bacino di laminazione di Colombaretta sul Torrente Alpone in Comune di Montecchia di Crosara (Verona), per un costo complessivo di 12.700.000 euro. La relativa autorizzazione è stata data dalla giunta regionale, su relazione dell’assessore alla difesa del suolo Maurizio Conte. Il volume massimo invasabile è di 935.000 mc. mentre la superficie del bacino è di 31 ettari.
"Anche questo intervento – fa presente Conte – rientra fra quelli urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico del Veneto, che nel piano adottato dalla Regione dopo l’alluvione del 2010 comportano una spesa complessiva stimata sull’ordine di 2,7 miliardi di euro. Tutti gli interventi già realizzati, insieme a quelli pianificati, fanno parte di un ampio disegno programmatorio per rendere finalmente sicuro il territorio ed evitare per quanto possibile il ripetersi di esondazioni. Rappresentano un importante elemento di garanzia contro i rischi e le criticità da sempre presenti sul territorio veneto, per i quali però non era stato fatto più nulla da 80 anni a questa parteâ€.
La procedura di VIA (valutazione di impatto ambientale) del progetto definitivo predisposto per il bacino di laminazione di Colombaretta era stata avviata nei mesi scorsi al fine di poter acquisire il giudizio di compatibilità ambientale. La procedura di VIA si è conclusa con esito favorevole, consentendo così di passare alla fase di avvio dell’appalto. Una volta aggiudicati, i lavori dovrebbero essere ultimati nell’arc di due anni.
Anche se le risorse finanziarie per la realizzazione del bacino sono integralmente disponibili, la Regione ha ritenuto opportuno realizzare l’opera con l’alienazione di alcuni immobili di sua proprietà da porre a parziale compenso delle somme costituenti il corrispettivo del contratto di appalto. L’immobile da alienare nell’ambito dell’appalto per questo bacino è un complesso ad uso residenziale/commerciale a Venezia.
Sono state avviate le procedure di appalto e realizzazione del bacino di laminazione di sul Lastego – Muson nei Comuni di Riese Pio X e Fonte (Treviso) per un costo complessivo di 16.800.000 euro. La relativa autorizzazione è stata data dalla giunta regionale, su relazione dell’assessore alla difesa del suolo Maurizio Conte. Il volume massimo invasabile è di 990.000 mc. mentre la superficie del bacino è di 28 ettari.
“Anche questo intervento – fa presente Conte – rientra fra quelli urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico del Veneto, che nel piano adottato dalla Regione dopo l’alluvione del 2010 comportano una spesa complessiva stimata sull’ordine di 2,7 miliardi di euro. Tutti gli interventi già realizzati, insieme a quelli pianificati, fanno parte di un ampio disegno programmatorio per rendere finalmente sicuro il territorio ed evitare per quanto possibile il ripetersi di esondazioni. Rappresentano un importante elemento di garanzia contro i rischi e le criticità da sempre presenti sul territorio veneto, per i quali però non era stato fatto più nulla da 80 anni a questa parteâ€.
La procedura di VIA (valutazione di impatto ambientale) del progetto definitivo predisposto per il bacino di laminazione sul Lastego - Muson era stata avviata nei mesi scorsi al fine di poter acquisire il giudizio di compatibilità ambientale. La procedura di VIA si è conclusa con esito favorevole, consentendo così di passare alla fase di avvio dell’appalto. Una volta aggiudicati, i lavori dovrebbero essere ultimati nell’arco di due anni e mezzo.
Anche se le risorse finanziarie per la realizzazione del bacino sono integralmente disponibili, la Regione ha ritenuto opportuno realizzare l’opera con l’alienazione di alcuni immobili di sua proprietà da porre a parziale compenso delle somme costituenti il corrispettivo del contratto di appalto. L’immobile da alienare nell’ambito dell’appalto per questo bacino è un immobile di 5 piani, già sede dell'IRA di Vicenza, in Contra' Porti.
Sono state avviate le procedure di appalto e realizzazione del bacino di laminazione di San Lorenzo sul Torrente Tramigna nei Comuni di Soave e San Bonifacio (Verona), per un costo complessivo di 5.000.000 di euro. La relativa autorizzazione è stata data dalla giunta regionale, su relazione dell’assessore alla difesa del suolo Maurizio Conte. Il volume massimo invasabile è di 860.000 mc. mentre la superficie del bacino è di 36 ettari.
“Anche questo intervento – fa presente Conte – rientra fra quelli urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico del Veneto, che nel piano adottato dalla Regione dopo l’alluvione del 2010 comportano una spesa complessiva stimata sull’ordine di 2,7 miliardi di euro. Tutti gli interventi già realizzati, insieme a quelli pianificati, fanno parte di un ampio disegno programmatorio per rendere finalmente sicuro il territorio ed evitare per quanto possibile il ripetersi di esondazioni. Rappresentano un importante elemento di garanzia contro i rischi e le criticità da sempre presenti sul territorio veneto, per i quali però non era stato fatto più nulla da 80 anni a questa parteâ€.
La procedura di VIA (valutazione di impatto ambientale) del progetto definitivo predisposto per il bacino di laminazione di San Lorenzo era stata avviata nei mesi scorsi al fine di poter acquisire il giudizio di compatibilità ambientale. La procedura di VIA si è conclusa con esito favorevole, consentendo così di passare alla fase di avvio dell’appalto. Una volta aggiudicati, i lavori dovrebbero essere ultimati nell’arco di un anno e mezzo.
Anche se le risorse finanziarie per la realizzazione del bacino sono integralmente disponibili, la Regione ha ritenuto opportuno realizzare l’opera con l’alienazione di alcuni immobili di sua proprietà da porre a parziale compenso delle somme costituenti il corrispettivo del contratto di appalto. L’immobile da alienare è l’attuale sede dell'URP di Verona in via Marconi.
La giunta regionale del Veneto ha negato il permesso di ricerca idrocarburi in Polesine, richiesto dalla società Northsun Italia S.p.A. di Roma. Lo rende noto l’assessore regionale alla difesa del suolo Maurizio Conte che ha proposto il provvedimento, adottato con il concerto dell’assessore allo sviluppo economico Isi Coppola, con il quale viene accolto integralmente il giudizio non favorevole di compatibilità ambientale al rilascio del permesso, espresso dalla Commissione regionale VIA.
La richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale per il progetto di ricerca idrocarburi, denominato La Risortaâ€, nel territorio dei Comuni di Adria, Gavello, Taglio di Po, Villanova Marchesana, Corbola, Papozze ed Adriano Polesine della Provincia di Rovigo e di Comuni in Provincia di Ferrara, era stata presentata dalla ditta romana nel dicembre dello scorso anno. Conclusa l'istruttoria tecnica, la Commissione regionale VIA aveva espresso a luglio parere interlocutorio non favorevole. Successivamente la società Northsun Italia aveva trasmesso le proprie osservazioni in merito ai motivi ostativi. A novembre la Commissione regionale VIA è tornata a riunirsi ma ha confermato con parere definitivo il giudizio non favorevole di compatibilità ambientale sul progetto, che la giunta regionale ha fatto proprio.
“Da subito mi ero attivata – commenta l’assessore Coppola – perché fossero accolte e sostenute le istanze del territorio, contrarie ad ogni ipotesi di ricerca ed estrazione di idrocarburi per l’impatto che possono avere su un’area così delicata come il Polesine. I comuni e lo stesso ente Parco Delta del Po hanno approvato uno specifico ordine del giorno contro questa eventualità . Che avessimo ragione è stato confermato da ultimo anche in sede tecnica, con un parere ampiamente motivato a tutela di questo territorioâ€.
Il parere della commissione – sottolinea da parte sua Conte - si conclude infatti con l’affermazione che, stanti le connotazioni geologiche, idrogeologiche, idrauliche e ambientali espresse dal contesto non appaiono consone nuove azioni di ricerca mineraria da esplicarsi su ambiti già soggetti a subsidenza a seguito di precedenti estrazioni minerarie Inoltre, viene precisato che nell’ambito indicato non è ammessa dalla normativa veneta (L.R. 36/97) la realizzazione di pozzi per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi nel sottosuolo. Questo rende “improcedibile e inapprovabile nel concreto e di diritto sia l’istanza avanzata per l’ottenimento del permesso minerario di ricerca di idrocarburi nel sottosuolo (gas naturale), che l’eventuale conseguente concessione mineraria per l’estrazione di idrocarburi nel sottosuolo, che costituisce fine della ricercaâ€.
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