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Valle dell'Agno, Usb con Casale e contro Pedemontana e speculazioni

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 23 Agosto 2013 alle 11:41 | 0 commenti

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Germano Raniero , Usb Vicenza  - La valle dell'Agno ha avuto negli anni un andamento contradditorio e incomprensibile; a fronte di una lenta ma inesorabile deindustrializzazione, Marzotto in primis ex Marlboro da ultima, si è assistito ad un proliferare di capannoni industriali, rimasti perlopiù vuoti.

Costruzioni che non hanno minimamente aiutato l'occupazione, solo spostata localmente, infatti quotidianamente si vedono tutt'oggi migliaia e migliaia di lavoratori che partono della valle per andare a lavorare ad Alte e dintorni, per non parlare di chi si serve del Traforo per gli stessi motivi. Nuovi capannoni, questo soprattutto lungo la "Poscola". Si è cominciato dal comune di Cornedo che ha riempito il suo confine a sud per passare a Castelgomberto e i suoi interventi in zona praderia vicino alla Villa Da Schio e l 'area Poia per finire a Trissino con il recente mostro "marzottiano". 

E non è finita. E' in arrivo l'insensata, inutile e devastante Pedemontana, una strada che attraversa ma non serve la valle, con tanto di casello tra i confini di Brogliano, Castelgomberto a ridosso dei
capannoni succitati prima e della area vincolata della Villa. Dunque nuove possibilità di costruzioni.
Uno scenario che scatena appettiti infiniti. Pare che per la vallatta dell'Agno non si sia capaci di progettare altro sia in termini di ambiente che occupazionale. Antonio Casale agricoltore e coltivatore di ulivi ci ha messo di suo negli anni per contrastatre lo scempio, gli appetiti con risultati disctreti.
Vincolo paesaggistico tombale attorno alla Villa Da Schio, limitazioni in area Poia, Monteschiavi e dintorni trasformati in uliveti e pertanto inedificabili. L'incendio che lo ha colpito ha tutta l'aria di non essere accidentale o di autocombustione ma perpetrato da terzi.Troppi i particolari che depongono per l'ipotesi dolosa. Ipotesi che le autorità investigative devono percorrere fino in fondo. Per il momento non ci sono prove, non è possibile sapere chi sono gli eventuali mandanti, ma è chiaro che non si tratta di una ragazzata, di un vicino o di un coltivatore di ulivi invidiosi. A pensar male qualche volta ci si azzecca diceva qualcuno e a pensar male ti porta a valutare che chi in questi anni passati o nei
prossimi abbia "affari" in zona veda chi concretamente si oppone a questi affari speculativi e distruttivi come uno a cui è meglio fargli capire che il gioco è pesante e non si scherza.
Se il gioco è così pesante chi da anni si oppone, anche in forme diverse, alla distruzione del territorio, agli affari dediti solo all'arrichimento speculativo, non può non stringersi attorno ad Antonio Casale e sostenerlo in questo passaggio delicato. Sostenerlo significa anche non abbandonare ma riprendere con vigore la lotta per impedire la pedemontana, affare per pochi, lavoro per pochissimi, devastazione per tutti. Le grandi opere sono questo e sono spesso luoghi del malaffare...mose insegna...


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