Tutto esaurito per Andrea Segre e il suo film a Filmambiente
Venerdi 15 Gennaio 2016 alle 09:52 | 0 commenti
Festambiente
Mercoledì 13 gennaio Andrea Segre ha raggiunto il tutto esaurito in Cooperativa Insieme per l'ultimo appuntamento di Filmambiente. L'affluenza è stata molto alta e con dispiacere gli organizzatori, Festambiente Vicenza e Cooperativa Insieme, non hanno potuto fare entrare una cinquantina di persone che per motivi di sicurezza sono dovute rimanere fuori dalla sala.
La presentazione de “I sogni del lago salatoâ€, l'ultimo documentaro del regista veneto, era molto atteso dal pubblico per via della tematica portante della pellicola ovvero una riflessione sull'impetuoso sviluppo kazalo messo a confronto con la situazione dell'italia contemporanea. Durante l'incontro con il pubblico si è parlato quindi di sfruttamento delle risorse naturali e delle conseguenze ambientali e sociali che ciò produce. La serata è stata anticipata da un affollato aperitivo presso Il Barco, il bar della cooperativa insieme. Assieme ad Andrea Segre erano presenti in sala il suo aiuto-regista Simone Falso, che lo ha accompagnato in Kazakistan per girare il film, e Pino Guzzonato che ha realizzato una scultura in canapa riciclata raffigurante un dromedario kazako. L'opera è stata commissionata all'artista vicentino dallo stesso Andrea Segre.
ANDREA SEGRE è nato a Dolo nel '76. Ha iniziato la sua carriera in veneto per poi trasferirsi a Roma doveattualmente vive e lavora. Autore di moltissimi documentari a tematica sociale come “Mare Chiuso†e “Il Sangue Verde†sulla questione dei flussi migratori. È diventato famoso presso il grande pubblico per i due film di finzioni “Io Sono Li†e “La prima neve†che hanno raccolto molti premi a livello internazionale.
I SOGNI DEL LAGO SALATO racconta il Kazakistan contemporaneo che vive l’euforia dello sviluppo che l’Italia non ricorda nemmeno piu. Eppure la sua crescita e legata a doppio filo con l’economia italiana. La crescita dell’economia kazaka, pari al 6% annuo (un tasso che l’Italia ha avuto solo negli anni ‘60), e basata in gran parte sull’estrazione di petrolio e gas. L’ENI ha un ruolo chiave nella gestione dei giacimenti kazaki e molti sono gli italiani che lavorano in Kazakistan, in particolare nelle regioni intorno al Mar Caspio, dove è stato girato questo film. Le immagini delle grandi steppe euroasiatiche, degli spazi infiniti e ordinati delle terre post- sovietiche si intrecciano nel film e nella mente dell’autore con le immagini dell’Italia anni ‘60, trovate sia negli archivi ENI che in quelli personali girati dalla madre e dal padre di Andrea Segre, che negli anni ’60, ventenni, hanno vissuto l’euforia della crescita. Viaggiando tra Aktau e Astana, tra le steppe petrolifere a ridosso del Mar Caspio e l’iper-modernità della neo capitale, il film si ferma ad ascoltare le vite e i sogni di vecchi contadini o pastori e di giovani donne le cui vite sono rivoluzionate dall’impatto delle multinazionali del petrolio nell’economia kazaka. I loro racconti dialogano a distanza con quella di uomini e donne italiane che cinquant’anni fa vissero simili emozioni e speranze.
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