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Torna a Vicenza il ritratto del Vescovo vissuto al tempo di Andrea Palladio

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 11 Febbraio 2014 alle 18:06 | 0 commenti

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Museo Diocesano di Vicenza “Pietro G. Nonis” - Grazie al prezioso contributo della Fondazione Giuseppe Roi è stato acquisito il ritratto del vescovo di Vicenza Matteo Priuli (1565-1579). Il ritratto, in proprietà di privati che hanno accettato di cederlo, ritorna così dopo molto tempo nella Diocesi di Vicenza che si è impegnata a farlo restaurare. Sabato 15 febbraio, al Museo Diocesano, alle ore 11, ci sarà la presentazione a tutti gli amici del Museo e alla Città di tale ritratto.

INTERVERRANNO:
mons. Lodovico Furian, Vicario Generale della Diocesi
cav. lav. dott. Gianni Zonin, Presidente della Fondazione Giuseppe Roi
mons. Francesco Gasparini illustrerà brevemente la vita di mons. Matteo Priuli
prof. Fernando Rigon introdurrà “Il ritratto: presenza di un’assenza”, sottolineando perché sia importante aver recuperato quest’opera per la storia della nostra Diocesi.

Mons. Matteo Priuli, veneziano di una casata tra le più importanti e antiche, fu sicuramente uno dei protagonisti importanti della storia della Chiesa di Vicenza, avendo retto la diocesi dal 1565 al 1579
Arrivato a Vicenza dopo il Concilio di Trento, trovò una chiesa assolutamente bisognosa di essere riformata e rinnovata. L’assenza di vescovi residenti per quasi un secolo – sostituiti da ausiliari e procuratori – aveva portato la diocesi vicentina ad una decadenza in molti settori della sua vita.
Il suo ingresso fu un momento decisivo anche per lo sviluppo della città, in quanto a ornare il percorso fu chiamato (come era capitato nel 1545 per l’arrivo del card. Ridolfi) nientemeno che Andrea Palladio che per la seconda volta farà gustare ai vicentini le nuove forme architettoniche.
Il giovane vescovo, inserito profondamente nella corrente della riforma cattolica, legato ai grandi nomi che segneranno il concilio di Trento, che aveva accompagnato il card. Reginald Pole in Inghilterra per la tentata riforma di quella nazione sotto il regno di Maria la Cattolica, mise tutte le sue energie per rinnovare la diocesi berica.
Lavoro immenso ed impegnativo, segnato da ben tre sinodi di riforma, da una serie di interventi in tutti i settori della vita ecclesiale, preoccupato del rinnovamento del clero (fonda il Seminario Diocesano, uno dei primi al mondo) e della formazione dei laici (compose un Catechismo) si impegnò ugualmente a ripristinare l’autorità vescovile in una controversia molto dura con il Capitolo della Cattedrale.
Stremato da un governo episcopale particolarmente difficile e impegnativo si ritirò nella sua casa a Venezia dove morì nel 1595.
Il ritratto, ci fa ammirare in tutta la sua fierezza mons. Matteo Priuli, seduto su un’importante poltrona, con uno sguardo intenso e deciso, con la destra appoggiata sopra un orologio, quasi un ricordo di quel “memento mori” che accompagna la fragilità dei giorni e della vita.
Una tela che ritorna finalmente “a casa”, in Vescovado e nel Museo Diocesano, facendoci ammirare questo vescovo decisivo per la vita della nostra Chiesa locale.


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