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Top & Flop 5 Vicenza 2013: la maglia nera a sindacati e confindustria, vicini fra loro anche nell'editoria

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 30 Dicembre 2013 alle 11:38 | 0 commenti

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Da VicenzaPiù n. 265

A fine anno sui media si fanno sempre i bilanci per quanto opinabili, in tutti i settori, e il loro confronto può dare un contributo alle riflessioni di ognuno, riflessioni che mancano sempre di più in una società sempre più avvitata nel quotidiano, a volte per egoismo, più spesso per un senso di impotenza, che toglie pericolosamente la voglia di discutere e discutersi.

VicenzaPiù e il suo network, fatto di un periodico cartaceo, di una rete quotidiana web e di due canali tv, uno digitale terrestre, l'altro full streaming, che ha anche "nominato" come Persona dell'anno Luc Thibault, il sindacalista conflittuale franco scledense, non si sottrae a fare le sue valutazioni sui primi 5 top e sui primi 5 flop della città e della provincia, che vi presentiamo a seguire a cura di Edoardo Andrein e che vi invitiamo a valutare liberamente ma sempre tenendo presente che spesso il flop di alcuni è il top per altri e viceversa.
Fuori gioco la politica, ormai stabilmente con la "p" minuscola, fuori gara e al top di fatto nella nostra classifica "ngativa", tanto da non esservi inseriti se non nella nostra premessa, ci sono il flop del lavoro e, di pari passo, la caduta delle nostre aziende, che nel tempo hanno preferito investire in speculazione finanziaria e immobiliare, per giunta prima delocalizzando il lavoro e poi assorbendo qui da noi mano d'opera spesso straniera, sotto pagata e poco tutelata.
Ma più grandi e più gravi del crollo numerico dei lavoratori e dei fatturati delle aziende sono le perdite di professionalità dei primi e di capacità innovativa delle seconde, perdite tecnicamente e culturalmente collegate e che non registrano solo il passato ma segnano soprattutto il futuro.
Perdite di professionalità di cui è responsabile anche l'ignavia burocratica e spesso parassita di parte dei sindacati confederali "classici", che, senza preoccuparsi di stimolare la creazione del lavoro, si sono limitati, anche e talvolta di più a Vicenza che nel resto dell'Italia, a difendere nel tempo quelli che il lavoro lo avevano, propri dirigenti e funzionari inclusi, e che comunque con i sistemi ancora in atto non possono che perderlo in maniera crescente pesando con casse senza fine e senza costrutto progettuale su ogni realistico tentativo di ripresa.
Perdite di capacità di innovazione di cui molte delle associazioni imprenditoriali, in specie quelle vicentine, sono responsabili, quando perdono le professionalità dei loro lavoratori per assenze di investimenti barricate come sono nel difendere il capitalismo provinciale di famiglia e relazionale e nel lottare tanto, ma spesso solo a parole contro lo statalismo imperante ma utile per accaparrarsi le leve di residuo, improduttivo e parassitario potere che sono rimaste.
Come anche la recente vicenda del cda della Fiera inequivocabilmente e simbolicamente dimostra (guadagnandosi anche la presenza diretta nella classifica dei Flop) nel momento in cui ha premiato il rampollo di una famiglia, quella dei Marzotto, che tanto ha dato al Vicentino e che tanto di più ora si è ripresa dal Vicentino e dall'Italia vendendo tutto, senza che Cgil, Cisl e Uil abbiano provato a far ricompensare almeno in parte il loro precedente "collaborazionismo".
Cieco, di fatto, anche di fronte alle decine dei morti della Marlane Marzotto, i cui familiari ora vogliono zittire proprio i Marzotto dopo oltre ventanni dalle prime, censurate denunce degli avvelenamenti di persone e territori. Quei Marzotto, il cui discendente Matteo, bello, bellissimo da vedere su tanti rotocalchi, ha ricevuto in premio proprio a Vicenza le presidenze del Cuoa (dove si insegna impresa, e che impresa se è quella di cui è erede!) e della Fiera (dove si promuove il fare vicentino, e che fare se è quello in cui le aziende Marzotto chiudono qui per far incassare solo vagonate di milioni, magari all'estero, ai suoi proprietari!).
Magari evadendo tasse da decine di milioni di euro, da cui arrivano forse anche quelle poche decine di migliaia di euro proposti ai superstiti e ai familiari dei morti della Marlane Marzotto per il definitivo condono tombale, dopo quello fiscale, delle eventuali responsabilità dei membri della famiglia, tra cui Matteo, e dei loro dirigenti coinvolti.
I loro avvocati li hanno messi sul tavolo quei pacchetti da 40-50 banconote da 500 euro nel tribunale di Paola come un volgare e misero indennizzo, buono a sfruttare ancora una volta le miserie dei poveri e a uccidere per la seconda volta gli operai della Marlane e le spiagge di quella zona.
Questo è di fatto il top del flop vicentino.
P.S. La foto di copertina dei segretari confederali è di Vicenzareport, nuovo quotidiano online diretto da Francesco Oriolo, già collaboratore di Publiadige, concessionaria della pubblicità del GdV, di cui il presidente di Confindustria è azionista di controllo, e già compagno di Marina Bergamin, segretaria della Cgil, il sindacato vicentino assiduo "compratore", diretto e indiretto col suo Caf, della pubblicità del quotidiano locale. Andreotti diceva che « A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca» anche se in Italia l'espressione "conflitto di interesse" è stata cancellata.


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