Quotidiano | Categorie: Politica, trasporti

TAV/TAC: je suis Charlot: consiglio comunale da copione. E da tragicommedia

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 12 Gennaio 2015 alle 20:28 | 1 commenti

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È in corso un consiglio comunale scritto da lungo tempo su un copione recitato ora di fretta sulla Tav che non è veloce abbastanza neanche da poterla correttamente definire TAC ma che va approvata a velocità da Shinkantsen giapponese o da TGV francese con le sue due stazioni a corredo di cui una, quella in Fiera, rischia di diventare un monumento "prenatale" alla speculazione da fanta-espropri, l'altra, quella a Borgo Berga, nasce su un'area che per la sua illegalità palese e conclamata è già un monumento consolidato al malaffare alla vicentina.

Fuori, in piazza dei Signori, qualche centinaio di cittadini (nella foto) con bandiere rosse che sfiorano quelle pentastellate sfida il freddo e la rassegnazione ascoltando relazioni contro un progetto che raddoppierà i binari, moltiplicherà i costi, aggiungerà rischi a una zona già disastrata da altri milioni di metri cubi di cemento a vanvera (non per le casse di alcuni) e, per di più, ha fortemente compromesso anche all'estero l'immagine della città d'arte palladiana prima ancora di metterne a repentaglio alcuni monumenti tra quelli che hanno fatto apporre dall'UNESCO su Vicenza il suo marchio di gradimento e di segnalazione al mondo della cultura.

Ma se fuori si ascoltano discorsi non solo ideologici da "No tutto" ma anche ben sostanziati da osservazioni tecniche di chi chiede non il blocco dell'opera ma la sua valutazione in tempi congrui, per conservarne le caratteristiche buone (l'inserimento di Vicenza e del Vicentino in un asse di comunicazione europeo oltre che italiani con linee che, ripetiamo, nulla hanno di super veloce ma solo di ampliamento della capacità), all'interno di Sala Bernarda si vive un'aria da tutto già deciso con i tecnici "ferroviari" delle aziende interessate alloggiati nella sala accanto per supportare le motivazioni sostanzialmente favorevoli (visto che è su indicazioni lobbistiche delle categorie economiche che è stato stilato) a un progetto di fattibilità steso da chi, in palese situazione, diciamo, anomala, come giustamente sostiene Claudio Cicero, poi dovrà realizzare i progetti esecutivi.

E l'aria si fa noiosa, e preoccupante, quando i condiglieri di maggioranza si scoprono tecnici ferroviari, esperti di idrogeologia e difensori dell'arte palladiane arrivando a "reclamare", come conquista qualificante, che Vicenza possa e debba progettare la nuova stazione costruita lì dove c'erano e ci sono i materiali tossici della ex Cotorossi e dove scorrono, strozzati, i nostri fiumi sotto i palazzi civili della Maltauro che circondano, in tutti i sensi, verrebbe da dire, il tribunale... immobile.

I valenti consiglieri, per carità, si danno da fare a proporre, spesso leggendoli, i loro interventi, a volte farfugliando frasi apparentemente scritte o suggerite da altri.

Ma mentre alcuni assessori si danno da fare per convincere in colloqui personali i referenti di alcuni storici, forse troppo storici, comitati, il vice sindaco usa il suo charme consumato sotto una colonna per rabbonire qualche collega che fa come i cani che abbaiano...

Tutta questa scena si svolge sotto lo sguardo corrucciato dell'uomo che sembra che racchiuda in sè tutti i poteri della città e della provincia, quell'Achille Variati che ha accortamente studiato la regia di presentazione delle azioni di consenso alla TAC(chetta), anche se, visto che la regia strategica non è sua ma delle categorie e degli interessi a cui risponde, sa che grande è e sarà la sua responsabilità, che però verrà pesata fra anni, quando l'opera sarà completata e lui non sarà più qui a risponderne direttamente.

Il teatro della democrazia ufficiale, fatta di discorsi precotti in aula, e di quella dei manifestanti, pacifici, in piazza che ancora pensano che il governo della città e dell'area  debba trovare momenti più approfonditi di confronto col "popolo" e non solo con le categorie economiche, continua a consumare i suoi tempi di rappresentazione col finale scontato.

Quello indicato da Variati e, soprattutto, da chi lo esprime, e non quello più logico, ma superato da scelte a monte, vedremo se migliori o peggiori, e di sicuro già fatte dopo lunghe e faticose azioni lobbistiche, della stazione unica lì dov'è ora, CiceroLike.

Questa unirebbe i vantaggi della maggiore e moderna collegabilità dell'area con la tutela del territorio, fisico e artistico, e, cosa da non poco conto, il contenimento dei costi, come osserva anche Michele Dalla Negra. Il che renderebbe fattibile non solo lo studio e l'inizio della costruzione dell'opera ma anche, cosa di non effimero conto, il suo completamento effettivo e in tempi umani, diversi da quelli superveloci, da vera TAV, imposti dal ministro Maurizio Lupi, pragmaticmente ed efficientemente ispirato, lui uomo della lobby di Comunione e Liberazione, dalla volontà di andare avanti, subito e per farne un merito di partito e di entourage elettorale.

Oggi si parla (tutti, tra maggioranza e minoranze), qualcuno prova a chiedere tempi più corretti di valutazione del progetto (Dovigo oltre a Zaltron e Ferrarin anche se con modalità diverse) e domani si vota.

Ma si ha la sensazione, certezza?, che il voto sarà superfluo, perchè scontato, da copione.

Se non fosse una cosa seria verrebbe da sorridere, ma stasera si sta per uccidere nella tragicommedia della falsa TAV anche un comico sagace ma malinconico. Come Charlie Chaplin.

Allora, je suis Charlot. 

Leggi tutti gli articoli su: Tav, Achille Variati, Maurizio Lupi, Tac, Shinkantsen, TGV, Charlot

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Inviato Martedi 13 Gennaio 2015 alle 10:09

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