Spending review in salsa veneta: l'intervento di Zanettin in Senato
Martedi 26 Novembre 2013 alle 20:53 | 0 commenti
On. Pierantono zanettin, FI - Signora Presidente, onorevole vice ministro Fassina - ahimé! - il disegno di legge di stabilità appare drammaticamente lontano dalla realtà profonda del nostro Paese. A parole tutti dicono di voler attuare una politica per lo sviluppo, che però non si ottiene con leggi di spesa e nuove tasse, come continua a fare questo Governo, ma ponendo le condizioni perché prosperino le imprese.
Dobbiamo essere tutti consapevoli del fatto che la ricchezza non la creano i burocrati ed i politici; solo le imprese ed il lavoro autonomo creano nuova ricchezza, che poi può essere ridistribuita a favore dei più deboli. Si avverte quindi un distacco abissale tra quanto noi oggi discutiamo e le necessità del mondo produttivo italiano, il popolo delle partite IVA, costituito soprattutto da piccole e medie imprese, che ancora (chissà per quanto) sopravvivono fra mille sacrifici. Cosa prevede per costoro questo disegno di legge di stabilità ? Ahimé, direi proprio nulla!
Provengo dalla Regione Veneto, in cui constatiamo quotidianamente, con amarezza e sconforto, che molti, troppi, decidono di espatriare alla ricerca di un ambiente di lavoro normale, dove il fisco non pretende una percentuale superiore al 30 per cento del reddito, dove la burocrazia è efficiente e collaborativa, dove il merito ed il talento sono davvero valorizzati. Se ne vanno le imprese, se ne vanno i capitali, se ne vanno i migliori giovani laureati, se ne vanno addirittura anche i liberi professionisti ed i lavoratori autonomi.
Mi chiedo come possiamo pensare ad una ripresa economica se la politica pensa solo a nuove tasse e non si taglia la spesa, come avviene con questo disegno di legge di stabilità . Se questo Paese ha una vera speranza di tornare alla crescita e di salvarsi dalla catastrofe, che incombe, questa non può che avvenire, a mio giudizio, da uno shock, anzi direi meglio da un elettroshock liberale e liberistico. Cercherò di formulare alcune proposte, piuttosto radicali, sapendo che in quest'Aula non saranno condivise in quanto del tutto minoritarie, ma lo faccio per gettare un seme nel dibattito.
Partiamo dalle privatizzazioni. Negli ultimi giorni il Presidente del Consiglio ha parlato della imminente cessione di quote di minoranza di ENI, Fincantieri e di altre società pubbliche. L'intento è lodevole, ma il risultato in termini finanziari appare scarso e non in grado di invertite il trend negativo della nostra economia. Abbattiamo piuttosto subito il debito pubblico in modo significativo, vendendo senza esitazioni tutto il pacchetto delle partecipate dello Stato. Accompagniamo, invece, la vendita del patrimonio immobiliare pubblico con una leggina in base alla quale le ex caserme o gli ex ospedali in vendita, in deroga ai piani regolatori locali, potranno godere immediatamente di una destinazione urbanistica di completa soddisfazione per gli acquirenti.
Basta imposte recessive come le nuove aliquote IVA, le accise, le mini patrimoniali e Tobin tax o la nuova Imposta unica comunale (IUC) che disincentivano l'iniziativa economica. Pensiamo piuttosto ad un'aliquota marginale agevolata per chi, impresa o privato cittadino, negli anni a venire incrementa, anziché diminuire, il proprio reddito imponibile.
Abbiamo apprezzato le lodevoli intenzioni espresse nei giorni scorsi in materia di spending review, ma va detto chiaramente che 32 miliardi di risparmi nel triennio 2014-2016 sono troppo pochi.
Ricordo che il bilancio dello Stato supera gli 800 miliardi all'anno. Il risparmio di spesa che Cottarelli si prefigge corrisponde quindi a meno del 2 per cento di tale bilancio. A Cottarelli, che mi pare in difficoltà , suggerirei piuttosto di chiamare a suo fianco, come consulenti, molti amministratori veneti, che costituiscono un raggio di speranza, per competenza amministrativa e passione civile, in un contesto di crisi così sconfortante.
Mi vengono in mente due esempi del mio territorio, che voglio citare in questa Aula: l'ex presidente della Provincia di Vicenza e il sindaco di Zugliano, un Comune di 6.000 anime. Il primo dal 2006, data di primo insediamento, ad oggi ha ridotto il personale di oltre il 22 per cento. Ora nell'ente provincia di Vicenza le spese del personale incidono per il 19 per cento delle spese correnti, quando la media nazionale è del 33 per cento.
A sua volta, il Comune di Zugliano, ripeto di 6.700 anime, ha un dipendente ogni 293 abitanti; la media dei Comuni veneti prevede un dipendente ogni 140 abitanti, la media nazionale un dipendente ogni 101 abitanti, i Comuni siciliani hanno invece un dipendente ogni 47 abitanti.
Mi avvio a concludere, signora Presidente. Ho dovuto tagliare l'intervento, che era programmato per dieci minuti e chiedo, quindi, l'autorizzazione a depositare il testo integrale.
II debito del Comune, che al 31 dicembre 2006 ammontava a 3.700.000 euro, è stato ridotto di oltre il 60 per cento ed oggi ammonta a 1.480.000 euro. Dal 2007 il Comune di Zugliano non contrae più mutui per investimenti, ma nel frattempo ha eseguito investimenti per oltre 11 milioni di euro, tutti autofinanziati. Come dire: è questa la spending review in salsa veneta. Forse la stessa ricetta dovrebbe applicarsi anche al resto del Paese. Non voterò, quindi, questa legge di stabilità , che credo non dia speranze a questo Paese.
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