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«Siamo qui. E non molliamo». L'osso di Zigliotto

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 12 Giugno 2013 alle 23:57 | 0 commenti

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Nelle 24 pagine 24 dedicate mercoledì 12 giugno a Confindustria Vicenza, impegnata il giorno prima nella sua assemblea annuale, uno dei tre titoli con cui Il Giornale di Vicenza, di proprietà proprio dell'associazione imprenditoriale locale insieme a quella veronese, ha sintetizzato l'intervista del direttore Ario Gervasutti al suo datore di lavoro, il presidente Giuseppe Zigliotto, è: «Ora basta occupare terreni Riconvertiamo quello che c'è. Il Cis di Montebello è rimasto fermo vent'anni: restituiamolo all'uso agricolo». Inutile dire che il "lancio" ha preoccupato non poco (vedi nostri servizi) la Provincia di Vicenza e la famiglia Filippi.

I due principali proprietari di quel terreno oggi commerciale, infatti, in quel titolo con sommario hanno visto svanire, se troverà attuazione, qualche decina di milioni di euro, per metà pubblici, cioè della Provincia e di altri enti, per l'altra metà in capo ad un associato, l'ex senatore Alberto Filippi, ora, apparentemente almeno, in disgrazia politica e imprenditoriale ma già "sponsor" di Roberto Zuccato, predecessore oltre che socio di Zigliotto nella produzione di sedie e ora seduto sulla poltrona della presidenza di Assindustria Veneto. 
 
In un altro dei tre titoli («Dipendenti azionisti? Potrebbero dare lavoro in cambio di capitale») i vertici sindacali, ovviamente confederali, presenti hanno apprezzato la grande apertura degli industriali vicentini, ora che perdono soldi, a scambiare ore di lavoro che costa, soldi a loro, fatica ai dipendenti, con quote di aziende in perdita. Mentre i lavoratori si chiederanno, dopo averlo letto, perché Zigliotto & c. non hanno mai proposto di farli entrare nella proprietà quando intascavano utili a go go ... Sempre grazie al loro lavoro, buono allora per fare utili, ottimo oggi per ridurre le perdite e accollarne una parte su chi produce. In fondo, si saranno chiesti i sindacalisti prima di decidere di applaudire, che differenza c'è tra questa proposta illuminata di Zigliotto e i project financing su cui sono da sempre silenti, quelli in cui i costi sono in capo al pubblico, mentre gli utili vanno al privato?

Ma l'ultimo dei tre titoli, che poi è quello iniziale del servizio (in tutti i sensi) riassume, ovviamente, il significato complessivo dell'intervento dell'interprete del vertice confindustriale attuale: «Siamo qui. E non molliamo». L'osso, anche se spolpato già da evasione, elusione e delocalizzazione.
Siamo duri col nostro commento? Può darsi, ma queste sono le valutazioni che ci suggerisce la lettura, doverosamente critica, del foglio confindustriale, l'unica fonte a nostra disposizione.
Perché gli illuminati dirigenti di Palazzo Bonin Longare non temono la concorrenza globale, ma solo l'indipendenza di quelli, come noi, che non scrivono a loro busta paga. 
È per questo che da anni non ci inviano i loro comunicati e non ci invitano ai loro incontri i piccoli dirigenti confindustriali locali mentre i grossi imprenditori vicentini sono da tempo assenti nel palazzotto del potere di facciata perchè sono nelle loro aziende a lavorare.
E chi ha il tempo per parlare è molto più bravo nel mostrare il coraggio di volere, oggi, gli operai come soci, che nell'avere, sempre, quello di sapersi confrontare. Non farlo non solo è irrispettoso verso i media e i lettori esclusi ma dimostra capacità culturali ridotte. All'osso. 


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