Rifiuti inquinanti sotto A31 Valdastico, Narduolo: chiarezza al più presto
Venerdi 19 Luglio 2013 alle 18:32 | 0 commenti
On. Giulia Narduolo (Partito Democratico)  - Arriva a Roma, direttamente sul tavolo del Ministro dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi - tramite un'interrogazione a risposta scritta presentata da Giulia Narduolo, parlamentare padovana del PD, e sottoscritta da altri deputati delle province di Vicenza e Padova - la vicenda dell'inchiesta sull'utilizzo di materiali non inertizzati (rifiuti di acciaieria molto inquinanti) che, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Venezia, sono stati interrati sotto al manto autostradale dell'A31, Valdastico sud.Â
Falso ideologico e traffico illegale di rifiuti in forma organizzata, questi i reati contestati nei 27 avvisi di garanzia emessi dalla DIA veneziana a firma del Pubblico Ministero Rita Ugolini e che hanno raggiunto altrettanti destinatari coinvolti a vario titolo nell'inchiesta.
"Trovo più che comprensibile la preoccupazione manifestata da molti amministratori e cittadini del territorio riguardo a questa vicenda - dice la Narduolo. E' necessario che i ministeri coinvolti chiariscano quali procedure di monitoraggio dei lavori dovevano essere messe in atto nei cantieri della Valdastico Sud e se queste sono state effettivamente realizzate, e che attivino al più presto le analisi e i controlli dei terreni interessati in modo da mettere in sicurezza e rimuovere dall'intera area l'eventuale materiale tossico rinvenuto".
"Fatto questo - conclude la Narduolo - è però necessario avviare una seria riflessione sullo stato delle cose riguardante la gestione delle opere pubbliche nel nostro Paese. Qui stiamo parlando di un'opera - l'A31 Valdastico - fondamentale per quel che attiene l'intera viabilità del Veneto e il cui progetto esecutivo risale a più di un decennio fa. Non è possibile che dopo tutto questo tempo, con un iter burocratico e amministrativo interminabile fatto di controlli, certificazioni, autorizzazioni ecc., si venga a scoprire che tutto ciò è stato inutile e che l'opera risulta comunque essere l'ennesimo tassello dell'attività di chi si muove nel malaffare. Credo che tutto questo, oltre a dimostrare una disarmante permeabilità dei nostri territori ai loschi disegni della malavita, ci imponga di rivedere la normativa che regola l'intero settore degli appalti pubblici, perché troppo spesso si sta rivelando del tutto inadeguata ad impedire l'intrusione di imprese e soggetti dediti al malaffare."
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