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Quel che resta del Torrione di Porta Castello: la differenza tra mecenate marchese Giuseppe Roi e ignoto emulo Antonio Coppola

Di Italo Francesco Baldo Sabato 29 Luglio 2017 alle 14:45 | 0 commenti

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Finita la festa, non resta che portare a casa una proprietà, quella "nuda" del Torrione di Porta Castello, che non potrà essere usata, ma solo iscritta nel libro del patrimonio del Comune di Vicenza a riempire qualche casella vuota dopo le cessioni compiute e da compiere di veri e produttivi patrimoni. Sarà come nelle famiglie di un tempo che conservavano gelosamente un patrimonio, gioielli ecc., che non rendeva nulla, ma faceva fiera la famiglia stessa. A differenza,però, il Comune non potrà, come ha fatto per le Quote autostrade, disfarsene, per far cassa. Ben difficilmente il proprietario attuale sarò disponibile a ricomprarsi il bene.

A Vicenza nel giro di pochi anni abbiamo avuto due "mecenati":

- il ben noto marchese Giuseppe Roi, che con la omonima Fondazione Roi aveva arricchito la possibilità stessa per i Musei Civici vicentini di poter con far fronte a diverse necessità sia per acquisizioni sia per restauri, culturali ecc. ma ahimè il patrimonio mobile se ne è andato e non si comprende bene quale sarà il futuro di questa istituzione sulla quale un po' troppi gradirebbero mettere le mani, anche se si spera che la Fondazione resti libera e operi secondo quanto richiesto dallo Statuito e dalla volontà del benefattore;

- il signor Antonio Coppola, finora ignoto ai più, che, invece gestirà lui in prima persona per 30 anni (e poi ancora per altri 60 visto il vincolo contrattuale di destinazione d'uso come museo di arte moderna?) il torrione, facendone un museo dove, per prima cosa, dovrebbe abbattere le barriere architettoniche e poi allestire ecc.

Al termine degli anni di gestione Coppola magari legherà la sua collezione alla città. Così i pronipoti del sindaco, ovvero i suoi continuatori in politica, come qualcuno vorrebbe, potranno ascrivere ulteriore patrimonio alla città. Non sappiamo prevedere il futuro ma sognare è lecito, tranne che per i... pronipoti. Ne abbiamo abbastanza già degli imitatori attuali del sindaco Achille Variati, che alza la voce, che s'inalbera, minaccia perfino le più terribili conseguenze ai nomadi e poi.... mai nulla in una città che vive un degrado complessivo, fin dalle scale della Basilica lasciate alla sporcizia e alle scritte dal 12014, come documentato in un recente passato.
Intanto altro non si può fare: godiamo di avere tra breve una nuova proprietà comunale, ma godremo di più quando questi amministratori, non cureranno altro che le proprie sostanze.

Per quelle del Comune di Vicenza si cambi copione e si torni al classico far bene quello che di bene per i cittadini c'è da fare!


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