Proclamato lo stato di agitazione del personale alla Camera di Commercio
Venerdi 18 Luglio 2014 alle 16:04 | 0 commenti
FP CGIL Vicenza - “In data 16 luglio FP CGIL, unitamente a FP CISL e UIL FPL, ha proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale camerale ed una manifestazione nazionale a Roma il 23 luglio. I lavoratori e le lavoratrici camerali sono costretti a mobilitarsi perché il Governo ha previsto nel Decreto 90/2014 (decreto sulla Pubblica Amministrazione) un taglio del 50% del diritto annuo a carico delle imprese dal prossimo esercizio finanziario.
Tenuto conto della portata del taglio (per la realtà di Vicenza, che occupa 125 dipendenti, significa circa 8/9 milioni di euro all'anno), è evidente che questo provvedimento è in grado di compromettere irrimediabilmente la sopravvivenza del sistema cameraleâ€. Lo afferma Giancarlo Puggioni, segretario generale di Funzione pubblica Cgil Vicenza.
“I lavoratori e le lavoratrici è da tempo che sostengono che il settore camerale deve essere seriamente riformato e rilanciato, investendo nel capitale umano e valorizzando le funzioni a supporto delle imprese e dello sviluppo del territorio – spiega il segretario –. La manovra del Governo purtroppo non riforma, né rilancia, taglia solamente per abbattere senza alcuna prospettiva di miglioramento del servizio. È un grave errore perché non produrrà vantaggi né per le imprese, né per i cittadiniâ€.
“Recenti dati e studi confermano che oggi il sistema camerale non rappresenta un problema di costi, perché incide per lo 0,2% sul totale della spesa pubblica (fonte Ufficio Studi CGIA) e nell'ultimo decennio il personale è stato ridotto di oltre l'11% (fonte Ufficio Studi CGIA su dati della Ragioneria Generale dello Stato). Non si comprende perché imporre un taglio di queste dimensioni alle Camere di Commercio, che mette a rischio la tenuta occupazionale del settore quando le stesse imprese, soprattutto le piccole e medie, ne apprezzano i servizi e le ritengono efficienti!â€
“I cittadini è bene che sappiano che la riduzione del 50% del diritto annuo a carico delle imprese corrisponde ad un risparmio medio annuo per le imprese di circa € 63,00, pari ad € 5,2/mensili – conclude Puggioni –: il movimento sindacale ha proposto ai Parlamentari di cancellare la norma nel procedimento di conversione in legge del decreto perché dannosa ed inutile al Paese, sottolineando che per far risparmiare alle imprese € 5,00 al mese si rischiano di produrre ricadute pesantissime sulle stesse imprese e per l'economia nazionale (sul fronte del credito, dell'export, del turismo, dell'innovazione, della formazione, ecc..) del valore di milioni di euro, e sul fronte occupazionale l'esubero di migliaia di lavoratoriâ€.
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