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Processo Marlane Marzotto: lo Slai cobas non fa sconti

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 25 Maggio 2013 alle 19:21 | 0 commenti

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Luc Thibault, Usb Greta - http://www.ilpasquino.net/processo-marlane-lo-slai-cobas-non-fa-sconti/ “Se qualcuno adombra l’inquietante possibilità di portare il processo su un binario morto per convincere così alla resa i lavoratori. Se qualcuno pensa che, con accordi sottobanco, si possa dare giustizia a chi ha sofferto ed è morto, sappia che si sbaglia e che continuerà a trovare nello Slai cobas la più ferma opposizione e la volontà di arrivare a stabilire con sentenza le responsabilità ed i colpevoli di questa vera e propria strage di lavoratori.”…così termina il duro comunicato stampa, del sindacato Slai cobas.

Diramato a termine dell’ultima udienza del processo alla Marlane Marzotto per omicidio plurimo e disastro ambientale, che ha visto presentarsi in aula la sola Mara Malavenda, dei sette testi chiamati a deporre, tra cui anche il governatore della Regione Puglia Niki Vendola.

Mara Malavenda, dell’esecutivo nazionale del sindacato Slai cobas e già deputato indipendente durante il primo governo Prodi, presentò, nel 1997, un interrogazione parlamentare all’allora ministro del lavoro Tiziano Treu, suquelle morti, cosiddette bianche, che cominciavano a fare strage dei
lavoratori dell’azienda tessile, ricevendone una sconcertante risposta.
“Dall’esame dei registri infortuni non risulta essersi verificato nello stabilimento alcun infortunio mortale che avrebbe, d’altro canto, suscitato scalpore ed interessato le autorità di pubblica sicurezza e l’ispettorato per i relativi accertamenti”…da allora ad oggi gli operai morti o ammalati
di tumore ammontano a 150.
Solo la forza di reazione dei lavoratori, appoggiati esclusivamente dallo Slai cobas, e decine di denunce, mobilitazioni e di quelle perizie, che dimostravano il nesso tra le sostanze chimiche prodotte nello stabilimento, la mancanza di quelle misure di sicurezza necessarie ad evitare l’inalazione
di questi veleni e i mali che colpivano un grosso numero di lavoratori, si è
riusciti a rompere quel muro di silenzi e di complicità, a tutti i livelli,
che avevano messo la sordina a tutta la vicenda…come a Taranto, come con
l’Ilva.
Il sindacato di base, ora che il processo volge verso le sue battute finali,
ribadisce la ferma volontà di arrivare alla conclusione di tutto l’iter e
all’accertamento delle responsabilità e dei colpevoli, preannunciando già
opposizione a qualsiasi proposta di accordi…proprio nel rispetto di chi è
morto e di chi ha lottato.
In un paese nel quale, giorno dopo giorno, governi di destra e di sinistra,
sindacati complici o silenti, permettono l’erosione sistematica dei diritti
fondamentali dei lavoratori, nel quale fabbriche come l’Ilva di Taranto e la
Marlane/Marzotto di Praia, eludendo leggi e il dovuto rispetto alla vita, di
chi lavora e del territorio circostante, risparmiano sui sistemi di
sicurezza per aumentare i loro introiti (è di ieri la notizia del sequestro
di otto miliardi di euro alla famiglia Riva ottenuti, secondo i magistrati,
proprio non ottemperando alle leggi sulla salvaguardia della salute), è
necessario ristabilire ed applicare quelle regole e quelle leggi senza le
quali democrazia e diritti divengono parole senza senso.

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