Problema carceri, Bernardini: non c'è la pena di morte, ma la pena fino alla morte
Mercoledi 20 Marzo 2013 alle 18:28 | 0 commenti
Rita Bernardini, radicali Veneto - Rita Bernardini, già deputata radicale e membro della Commissione Giustizia interviene sugli episodi drammatici che accadono nelle carceri italiane. "Sono ormai innumerevoli le segnalazioni di casi disperati di detenuti che non vengono curati. Â
E, a quel che mi risulta, trattasi di fenomeno a cui il Ministero della Giustizia e il Servizio Sanitario Nazionale presente in tutti gli istituti penitenziari non riescono a far fronte". Bernardini cita tre casi emblematici che non hanno trovato e non trovano risposta pur essendo stati segnalati da tempo all'Amministrazione penitenziaria. Il primo, il famigerato carcere di Vicenza (vedi INTERPELLANZA URGENTE 2/01752 presentata nella scorsa legislatura), Carmine Multari si trova in condizioni così gravi che il suo avvocato Paolo Mele ha chiesto provocatoriamente di essere carcerato al suo posto. Il detenuto ha una seria forma di neoplasia alla lingua e da una settimana non riesce più a nutrirsi oltre a provare dolori lancinanti all'orecchio, alla testa, al collo. In un mese è dimagrito 12 chili.
Il secondo caso riguarda un detenuto nel carcere di Paola, (RC) per il quale dall'inizio dell'anno è stato disposto il trasferimento in un centro diagnostico e terapeutico senza che nulla sia avvenuto. L'uomo, quasi cinquantenne, è stato operato al cuore nel luglio scorso ed è dimagrito di 40 chili. La madre settantunenne, malata e pensionata al minimo, non lo vede dal periodo dell'intervento chirurgico perché non è nelle condizioni di spostarsi da Roma a Paola (CS). "Perché non lo si è ancora mandato nei centri clinici di Rebibbia o di Regina Coeli" chiede Rita Bernardini. Il terzo caso è relativo ad un ragazzo detenuto a Rebibbia che ieri sera ha tentato il suicidio ed è stato salvato dai compagni di cella. S.F. è affetto da disturbo bipolare. Si trova a Rebibbia G11 e nella sua cella non molto tempo fa è morto di infarto un altro detenuto, Antonio S. "La notizia mi è stata data dalla madre impaurita e disperata - spiega Bernardini - In Italia è stata abolita la pena di morte, ma in carcere è pienamente in vigore la "pena fino alla morte", come i comunicati di Ristretti Orizzonti, sempre più oscurati, documentano ogni giorno. Da tempo mi chiedo - conclude l'esponente Radicale - cosa facciano i magistrati interessati, in particolare quelli di sorveglianza, di fronte ai trattamenti disumani e degradanti cui sono sottoposti i detenuti italiani".
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