Piano di medicina territoriale, il Cupla fissa l'attenzione anche sui tagli agli sprechi
Martedi 6 Agosto 2013 alle 17:21 | 0 commenti
CUPLA Veneto - Il Piano Socio Sanitario Territoriale del Veneto è una necessità in termini di ottimizzazione e gestione di costi-risorse oltre a essere un’opportunità concreta di migliorare l’assistenza sul territorio creando le medicine di gruppo integrate sempre aperte.
Malgrado l’evidenza di questi aspetti condivisi da tutti, in primis dal Governatore Zaia, dall’Assessore alla Sanità Coletto e dai massimi vertici della Commissione Sanità , il piano elaborato nelle dieci giornate a Montecchio Precalcino con la presenza e la collaborazione del Cupla Veneto, rappresentanza di 300mila pensionati di 8 associazioni, ancora non decolla.
Riportando quanto ridiscusso recentemente nella Quinta Commissione Consiliare, Lino Ferrin Vice coordinatore del CUPLA Veneto, introdotto dal Coordinatore generale Marino Bianchi, ha riassunto in alcuni punti focali l’intera situazione, partendo dal fatto che il contesto va affrontato nella sua complessità intervenendo sia sulle schede ospedaliere che su quelle territoriali. L’ospedale provinciale è importante, per un milione di abitanti, si manterranno quindi quasi tutte le strutture salvo l’accorpamento di qualche realtà , sostenendo i presidi ospedalieri fino a 200mila abitanti e tenendo ovviamente conto delle situazioni peculiari per quanto riguarda le zone di montagna. “Non è possibile però ridurre i posti letto, senza avere operato contestualmente sulle strutture territoriali, questa è la vera scommessa per tutti, dal Segretario regionale alla sanità , dall’Assessore, a tutti i componenti del tavolo tecnico. C’è la convinzione enorme che bisogna tagliare dove ci sono sprechi. La soluzione, quantificando è del 3,5 per mille di posti letto in determinate province e in altre fino al 5 per mille. A supporto oggi si parla di 8 ospedali di comunità per 216 posti letto e altre 5 per 112 posti, ma ci sono ancora ben 9 Ulss di cui ancora non si ha nessuna indicazione. Bisogna sapere dove, come e quando si faranno le AFT.†sottolinea Ferrin. “Vanno quindi ripensati i Distretti e riorganizzati i medici di medicina generale e qui iniziano le vere resistenze. Contro quanto si era deciso, si è inventata la rete, finanziata dalla Regione a 6 euro a paziente per una spesa di 12 milioni di euro l’anno. Questo è stato l’errore fondamentale che noi del CUPLA abbiamo fortemente criticato. Mettere in rete, cioè dar modo ai medici di medicina generale di condividere le informazioni sui pazienti e garantire la continuità di assistenza nei vari ambulatori dislocati non risolve e non migliora la situazione, inoltre ne aumenta i costi. Il 50% dei Medici ha già  scelto di sostenere il nuovo Piano Socio Sanitario e non la rete. Con il posticipo del piano al 2016, bisognerà continuare a finanziare la rete, in aggiunta a quanto già paga la Sanità Pubblica, proseguendo parallelamente il lavoro sulle Medicine di Gruppo Integrate o Semplici, perché è questo il reale miglioramento: strutture aperte in maniera continuativa, dove lavoreranno diversi medici e anche specialisti, supportati da servizi infermieristici e amministrativi, con analisi mediche ed esami di base, il tutto all’interno di una rete informatizzata condivisaâ€. Qui è il punto focale conclude Ferrin “Ora è urgente l’approvazione definitiva da parte della 5^ Commissione e del Consiglio Regionale del Contratto di Esercizio per le Medicine di Gruppo Integrate e dello schema di previsione delle attività . Coinvolgendo i Comuni, vanno identificate le Sedi per le AFT, per le Medicine di Gruppo integrate, il personale infermieristico, amministrativo per il decentramento degli specialisti sul territorio. Vanno indicati gli obiettivi intermedi da realizzare nel 2014, tra cui la realizzazione in tutte le ULSS degli Ospedali di Comunità e la riorganizzazione dei distretti. Il 2015 va riservato solo all’affinamento del progetto, dobbiamo essere prontiâ€.
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