Pasolini: artista e omosessuale
Domenica 19 Maggio 2013 alle 12:13 | 0 commenti
Di Mattia Stella per la rubrica autogestita Vita gay vicentina
Era il 29 ottobre 1949 quando nelle colonne de "L' Unità " comparve la notizia dell'espulsione di Pasolini dal P.c.i.: "Prendiamo spunto dai fatti che hanno determinato un grave provvedimento disciplinare a carico del poeta Pasolini per denunciare ancora una volta le deleterie influenze di certe correnti ideologiche e filosofiche dei vari Gide, Sartre e di altrettanto decadenti poeti e letterati, che si vogliono atteggiare da progressisti, ma che in realtà raccolgono i più deleteri aspetti della generazione borghese."
Pier Paolo Pasolini (05/03/1922-02/11/1975) é stato a mio avviso il più importante intelettuale italiano del XX secolo: scrittore, poeta, regista, giornalista
e pittore. Tuttavia la bellezza delle sue opera e la ricchezza delle sue analisi passarono sempre in secondo piano rispetto al suo essere "diverso", omosessuale e controcorrente.
In vita non smise mai di smascherare le contraddizioni e la nefandezza di una società che lo rinnegava in ogni modo possibile, subendo una vera e propria persecuzione giudiziaria: oltre 42 tra denunce e querele (28 solo per il film "Il Decameron"), dieci processi (di cui solo uno come parte lesa per l'uccisione del fratello nella strage di Porzus) e tante cause civili.
Il suo amore per il nostro paese si manifestò in un critica dura nei confronti della borghesia e delle nuove generazioni, infatti fu tra i primi a sostenere che il "maggio" studentesco italiano era nei fatti una rivolta della borghesia contro se stessa. Dopo i fatti di Valle Giulia, Pier Paolo scrisse un pamphlet , comparso in anteprima su "L'Espresso", non integralmente, dal titolo: "IL PCI ai giovani!!", dove polemicamente scrisse: "Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché I poliziotti sono figli di poveri. Vengono dalle periferie, contadine o urbane che siano." E ancora: "Per questo provoco i giovani: essi sono presumibilmente l'ultima generazione che vede degli operai e dei contadini: la prossima generazione non vedrà attorno a sè che l'entropia borghese".
Il Pasolini "perturbatore della quiete" sentiva il bisogno di un colloquio/scontro con il pubblico, la sua sfida cronica era rivolta alla omologazione di costume e alla moralità , estremizzando il poeta in un "contro tutto e tutti", forte e sottile allo stesso tempo.
Numerose furono le aggressioni fisiche che Pier Paolo subì senza denunciare mai, fino alla sua morte brutale e violenta la notte del 2 novembre 1975, sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia. L'omicidio fu attribuito al diciassettenne Pino Pelosi, che si dichiarò colpevole e durante il processo a suo carico affermò: "C'era la RAI con 2 telecamere, ma anche un casino di gente tutt'intorno, e le mamme dei miei amici che mi circondavano con una corrente di simpatia, questo lo sentivo perché mi gridavano con compassione, qualcuna piangeva e mi gridivano "Bravo Pino!!", " A Pi', resisiti!", "Pino hai fatto bene!".
Ma Pier Paolo Paolini fu odiato non solo per quanto scriveva e documentava, ma sopratutto per la sua omosessualità mai celata, sempre presente nel quotidiano quanto nei suoi lavori, fino ad essere detestato anche da alcuni suoi colleghi gay,
ma poco dichiarati, come ad esempio dal regista Visconti.
Allo stesso tempo, Pasolini non visse la propria condizione serenamente, tanto da dichiarare : " Io ho sofferto il soffribile, non ho mai accettato il mio peccato, non sono venuto mai a patti con la mia natura e non mi ci sono mai abituato. Io ero nato per essere sereno, equlibrato e natural: la mia omosessualità era in più, era fuori, non c'entrava con me. Me la sono sempre vista accanto come un nemico, non me la sono mai sentita dentro".
Il critic letterario Walter Siti scrisse che la sessualità di Pasolini oscillava tra due poli estremi: "eros e agape", tra l'amore sessuale e l'amore "sublimato in amicizia", ma il soddisfare i propri sensi non quietava il poeta, affranto dall'idea di voler essere padre, a causa del consolidato potere che la vita rurale esercitava in lui.
In "Supplica a mia madre" Pasolini giunse ad autoflagellarsi, dichiarandosi incapace di definirsi un vero figlio, la sua omosessualità recò in lui un forte senso di colpa, ma allo stesso tempo era motivo di un'infinita sete di amore, anzi di amori: quelli descritti nelle sue opere, ritratti nei suoi film e ricercati tra le vie della sua Roma, fino all'ultimo giorno della sua vita.
Pasolini scosse l'Italia della seconda metà del ventesimo secolo, egli fu: artista,
pensatore, maestro e, solo poi, omosessuale.
(Da VicenzaPiù n. 253, Bassano Più n. 15 e SchioThienePiù n. 3 sfogliabili comodamente dagli abbonati online. )
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