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Ospedale di Santorso, collaudo desaparecido

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 23 Maggio 2013 alle 14:46 | 0 commenti

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Di Guido Gasparin e Marco Milioni
Una missiva inviata al governatore Zaia da un altissimo funzionario regionale rischia di gettare lo scompiglio sull'Ulss 4. Al centro del contendere c'è il nuovo ospedale di Santorso, ma la querelle potrebbe riversarsi anche sulla politica, a Venezia come in terra berica.

"La quinta commissione ha elaborato un documento di analisi dettagliata dei vari project financing realizzati in Veneto dal quale si deduce che ci sono contratti capestro e forse quello di Santorso è il peggiore perché non è modificabile". Così parlò il consigliere regionale di minoranza Raffaele Grazia dell'Udc il 17 aprile 2012 a Schio: puntualmente riportato dal GdV del giorno appresso in pagina 24. Nella sala parrocchiale della Santissima Trinità infatti l'associazione Communitas aveva organizzato uno dei tanti incontri sul tema sanità e finanza di progetto. Un evento molto partecipato, come tutti quelli organizzati proprio da Communitas, durante il quale per la prima volta la popolazione aveva avuto dalla politica regionale, e non solo, un segnale chiaro: i canoni del leasing del contestato nosocomio di Santorso sono, o potrebbero divenire, troppo esosi per le tasche dell'Ulss 4. Ulss che in precedenza veniva presa come modello di parsimonia e gestione oculata. E così per mantenere in piedi l'ospedale griffato Studio Altieri (ma anche Gemmo, Palladio Finanziaria, Mantovani, Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Consorzio Cooperative Costruzioni, Servizi Italia, Coop Service e Serenissima Ristorazione), la regione è costretta ad aprire i cordoni della borsa con un capitolo speciale fuori dal sacco del bilancio della Ulss 4. Così almeno sempre durante quell'incontro la spiega Leonardo Padrin, presidente in quota Pdl al consiglio regionale della commissione sociale e sanità.

Ma le ombre sull'intera querelle si addensano quando a fine febbraio i media nazionali danno la notizia dell'arresto di Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani, uomo considerato l'architrave del cosiddetto sistema Galan. Riferimenti diretti tra la vicenda dell'ospedale e quella giudiziaria non ce ne sono. Ma in giunta regionale il presidente Luca Zaia della Lega, che quelle opere se l'è trovate prima del suo arrivo comincia ad essere assalito da richieste di chiarimenti che arrivano dal consiglio, dalle associazioni e più in genere dal territorio. Tra queste va annoverata quella della associazione La Cordata, che fa riferimento a Valter Orsi, ex leghista, volto notissimo a Schio.
Domenico Mantoan, ex big della sanità pubblica berica ed oggi massimo dirigente della sanità regionale (in burocratese si dice segretario) il 13 marzo 2013, dopo l'ennesima richiesta di lumi giunta a Zaia dall'Alto Vicentino, proprio in replica alle istanze del gruppo di Orsi, scrive al governatore una missiva registrata al protocollo col numero 111895.
Cifre alla mano Mantoan riporta quelli che a suo dire sono i conti salienti della partita in gioco a Santorso. Tra forniture e costruzione il nuovo ospedale costa 164,3 milioni di euro. Di questi 79,5 in capo ai privati, 71,4 in capo alla regione e 13,3 in capo alla Ulss 4. E qui c'è il primo dato «pesante» perché al di là delle buone intenzioni sempre ribadite dai sostenitori dell'opera, «il project financing è bello perché pagano i privati», i numeri dicono altro. Ovvero che la maggior parte del peso per la costruzione pesa sulle spalle degli enti pubblici, regione ed Ulss per 84,7 milioni. E sempre in tema il super-dirigente scrive che nel considerare il problema «bisogna distinguere tra i canoni pagati per l'erogazione dei servizi, appalti, da una parte e canoni riferiti all'investimento dall'altra». Con questi ultimi che sono pari a «175 milioni di euro». Mantoan entra anche nel merito del contratto relativo al project, che nei mesi ha scatenato polemiche su polemiche poiché non ne viene rivelato il contenuto. L'alto funzionario spiega che il contratto «non è stato sottoscritto dalla regione ma dall'Ulss 4» e che «i contenuti sono nella disponibilità della stessa azienda sanitaria e della conferenza dei sindaci». Una affermazione che potrebbe diventare un vero e proprio caso poiché da anni i sindaci del comprensorio lamentano di non avere mai ricevuto quelle carte. Chi dice la verità?
Ma il vero nodo da chiarire riguarda uno dei passaggi centrali della relazione firmata Mantoan, poche righe che potrebbero gettare lo scompiglio sulla politica berica e regionale: «... Ad ogni buon conto l'opera è sottoposta al collaudo di un'apposita commissione: il collaudo è ancora in corso... Attualmente si sta procedendo alla verifica delle correzioni apportate dal costruttore, alle prescrizioni formulate dai collaudatori nel corso delle attività valutative, contestando puntualmente ogni difformità». Ma come è possibile una cosa del genere? È in qualche modo consentito l'uso dell'ospedale, che oggi appare pienamente operativo, anche in assenza di una procedura di collaudo compiuta e completa? E quali difformità sarebbero state rilevate? E soprattutto poiché la missiva di Mantoan è stata vergata da quasi due mesi, c'è il rischio che rispetto alla criticità evidenziate si tenti la strada di mettere in qualche modo tutto a tacere?


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