Ogm, Cerantola: non barattiamo la salute per il profitto
Sabato 22 Marzo 2014 alle 14:21 | 1 commenti
Coldiretti Vicenza - “L’idea di una città Ogm free va accolta, ma occorre pensare oltre il campanile e su una scala proiettata ai mercati globali per reggere la concorrenza. Il principio di precauzione deve prevalere su qualsiasi altra considerazioneâ€. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, interviene sulla questione degli Organismi geneticamente modificati, aggiungendo che “attraverso la biodiversità è possibile tutelare le eccellenze del territorio e l’economia locale, ma non soloâ€.
Una recente indagine Coldiretti-Swg ha dimostrato che quasi sette consumatori su dieci considerano i prodotti Ogm meno salutari di quelli tradizionali. “Nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni effettuate su animali e vegetali – prosegue il presidente Martino Cerantola – il livello di scetticismo rimane elevato. La realtà è che gli Ogm attualmente in commercio riguardano pochissimi prodotti e sono diffusi nell'interesse di poche multinazionali, senza benefici riscontrabili dai cittadiniâ€. I numeri parlano chiaro: sono coltivati con Ogm appena 114.290 ettari di terreno, pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie agricola totale europea che è di 160 milioni di ettari, secondo un’analisi di Coldiretti sulla base dei dati dell'International service for the acquisition of agri-biotech applications. Ed in Europa i Paesi coltivatori di Ogm sono solo cinque: Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania. Una posizione, quella di Coldiretti, condivisa e ribadita anche dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina: “dobbiamo contrastare gli Ogm e pensare ad un marchio Italia sui prodotti Dop, per rafforzare un settore di eccellenza che entro il 2020 potrebbe far crescere il Pil di più di 6 miliardi. Nel settore alimentare abbiamo una tradizione di qualità unica in Europa e su questo punto di forza possiamo costruire una crescita rilevante del comparto. Sono maturi i tempi perché l'Italia sperimenti un marchio unico agroalimentare per le sue Dop. È un'iniziativa che ci permetterebbe un salto importante: i singoli prodotti rischiano di non reggere la competizione globale, in un gioco di squadra tutto diventa più facileâ€. Ad allarmare sono anche i dati di un recente sondaggio della Fao, da cui emerge che 30 Paesi producono colture geneticamente modificate per ricerca, per la produzione commerciale, o per entrambe, e si stanno sviluppando sempre più colture geneticamente modificate; 17 Paesi non hanno nessuna normativa sulla sicurezza degli alimenti e dei mangimi provenienti da coltivazioni Ogm; 55 Paesi hanno una politica di tolleranza zero per le colture geneticamente modificate non autorizzate; 38 Paesi considerano le diverse politiche sugli Ogm che esistono tra i partner commerciali un fattore importante nel contribuire al rischio commerciale rappresentato dalla presenza di bassi livelli di colture geneticamente modificate in alcuni alimenti. Ed il presidente Martino Cerantola conclude: “favorire la diffusione degli Ogm significa non volere il bene delle nostre aziende, nonché dell’economia locale e diffusa. Un tale atteggiamento rischia di innescare un processo che potrebbe portare al dominio delle multinazionali biotecnologiche ed alla scomparsa del piccolo e medio produttore, che rappresenta una risorsa per l’equilibrio economico e la salvaguardia del territorio e dell’ambienteâ€.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.