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Nomadi: i rapporti col Comune di Schio

Di Alessandro Pagano Dritto Lunedi 22 Luglio 2013 alle 17:46 | 2 commenti

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Periodicamente li si ritrova sui giornali nazionali e su quelli locali, le loro facce e i fatti di cui sono protagonisti occupano le pagine di cronaca nera. Vengono chiamati senza differenza alcuna «nomadi», «rom», più raramente invece si sente parlare di «sinti». La questione è sorta di recente anche a Schio sulla scia di alcuni fatti di cronaca che, come sempre accade in questi casi, hanno fatto discutere l’opinione pubblica e persino i volti noti della politica cittadina.

VicenzaPiù ha voluto però andare oltre la cronaca e oltre la notizia e mettere un po’ d’ordine sulla faccenda per come appare nel territorio di Schio. Ecco cosa ha detto a proposito, allora, l’Assessore alla Persona e alla Famiglia Antonietta Martino.

 

Assessore Martino, qual è la situazione dei gruppi nomadi sul territorio di Schio?

«All’anagrafe comunale risultano una decina di persone, non tutte appartenenti alla stessa famiglia e in cui sono inclusi anche dei minori, che risiedono da anni – chi da cinque, chi da quindici o venti - sul territorio. Queste persone non sono nomadi, ma stanziali. Ci sono poi altri nuclei, questa volta nomadi, che si muovono tra Schio e i comuni limitrofi».

Quali rapporti ha il Comune con questi nuclei, sia nomadi che stanziali?

«Su quelli nomadi il Comune non può avere nessun controllo, quindi si può solo mandare le forze dell’ordine e a farli spostare. Da qualche tempo si sta cercando di agire di concerto, impiegando le forze di più comuni, ma è un’operazione ancora all’inizio. Comuni come Schio e Santorso collaborano da tempo, con altri si è appena iniziato.

Diversa invece la questione con i nuclei stanziali. Questi rientrano, con progetti specifici, in programmi comunali generali di assistenza pensati per famiglie che soffrono al loro interno delle più varie problematiche».

Nel caso specifico di queste famiglie «nomadi» - diciamo per intenderci - ma che in realtà quindi nomadi non sono, quali sono i progetti del Comune di Schio?

«Vengono assistiti nel passaggio a una vita stanziale in appartamento, che non hanno mai condotto prima. Una famiglia si è già installata col progetto, un paio d’anni fa, Oltre l’Area. Attualmente siamo a buon punto con un’altra famiglia, ma ancora quest’ultimo percorso non è completo»

Nei commenti agli articoli che in rete appaiono, anche sui fogli locali, sulla questione nomadi, c’è chi ritiene, che le case vengano «sottratte» ad altre persone bisognose residenti nel territorio e che queste famiglie vengano «stipendiate» dal Comune.

«La decina di persone iscritte all’anagrafe e che rientrano nei progetti del nostro Comune sono persone nate in Italia se non addirittura a Schio, residenti qui appunto da tempo. Rientrano come tutti in delle graduatorie che, sulla base di alcuni parametri come il reddito, i componenti della famiglia, la presenza di minori o l’eventuale presenza di invalidi, raggiungono una determinata posizione. Ad esempio la famiglia attualmente seguita sta aspettando che la graduatoria le permetta di ricevere l’appartamento, perché il percorso è per il resto già stato completato con successo. Una questione appunto di graduatoria, ai fini della quale essere un rom o un sinti non ha alcuna rilevanza.

Non è poi vero che queste famiglie vengano finanziate dal Comune. Tempo fa c’erano, sì, dei finanziamenti saltuari, oggi non più almeno da due anni in qua. Men che meno contributi fissi».

Lei parla di «percorso». In che senso?

«Le famiglie cui poi viene assegnato un appartamento sono famiglie che hanno acconsentito a lasciare la roulotte e cambiare il proprio stile di vita entrando in un appartamento. Dietro c’è un percorso educativo di durata variabile durante il quale le famiglie vengono seguite da un educatore. È ovvio che se la famiglia stessa non dà l’assenso il percorso non può nemmeno iniziare».

Leggi tutti gli articoli su: nomadi, rom, sinti, Comune di Schio, Antonietta Martino

Commenti

Inviato Martedi 23 Luglio 2013 alle 13:05

Dottor Pagano, è apprezzabile che un giornalista serio vada oltre la notizia per cercare di superare i luoghi comuni. Ma, se è importante dare voce ai protagonisti dei fatti, da parte sua aspettiamo che dia voce anche ai diretti interessati: i sinti di Schio. È così difficile far sapere cosa pensano anche loro di ciò che li riguarda? E, per favore, basta con lo stupido appellativo di "nomadi", specialmente quando si riconosce, nella stessa riga dell'articolo, che nomadi non sono: chiamiamoli "sinti" quando sono sinti, "rom" quando sono rom. Non dovrebbe essere difficile...buon lavoro!
Inviato Sabato 27 Luglio 2013 alle 10:53

Gentile signor Paruta, la ringrazio del suggerimento.
Per quanto riguarda l'appellativo "nomadi" nella frase da lei contestata, l'ho preferito a "sinti" perchè nel caso specifico gli appartamenti non vengono assegnati a sinti in quanto tali ma a persone che hanno intrapreso un percorso di stanzializzazione. Che poi queste siano anche sinti non ha alcuna influenza, come spiega lo stesso Assessore Martino, perchè i parametri delle graduatorie per l'assegnazione sono altri che non l'etnia di appartenenza. Ho creduto meglio, quindi, indicare queste famiglie come "nomadi" ma riconoscere subito l'improprietà del termine, perchè di fatto nomadi non sono più.
Cordiali saluti,
Alessandro Pagano Dritto.
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