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Neve in montagna, Conte: importante per ricarica delle falde idriche

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 2 Aprile 2013 alle 18:06 | 0 commenti

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Regione Veneto - "Il protrarsi delle nevicate in montagna presenta molti aspetti positivi, che non riguardano solamente il lato turistico e ricreativo. Infatti continuano a riempirsi di neve quei grandi contenitori che sono i bacini montani, che durante l'estate ritorneranno indietro l'acqua, accumulata in forma solida, ai nostri fiumi e alle falde idriche".

E' l'assessore regionale all'ambiente e al ciclo dell'acqua Maurizio Conte a porre l'accento su un aspetto importante dell'attuale fase climatica che, seppure nominalmente primaverile, non lo è ancora dal punto di vista meteorologico. 
"Tuttavia - fa presente Conte - la neve in montagna non è poi un fenomeno così strano. Al di la del sensazionalismo di TV e giornali e della forzata spettacolarizzazione degli eventi atmosferici, quello che è successo in questo periodo pasquale non ha i caratteri di un evento eccezionale. Il territorio veneto si trova in un'area geografica caratterizzata da una estrema variabilità climatica come ci confermano gli andamenti termici e pluviometrici recenti e passati. Ad esempio la stagione 2000 - 2001 ha visto abbondanti nevicate e la neve, conservatasi in gran parte sulle montagne per l'intera estate, ha arricchito le riserve idriche dei nostri fiumi. Ma a questo ha fatto seguito un'estate, quella del 2003, tra le più calde della storia climatica recente, che ha sprecato gli accumuli gelati precedenti. Tutto questo ci dice che non è possibile fare previsioni certe perché le variazioni del clima seguono cicli temporali lunghi".
"In ogni caso - conclude Conte - stiamo assistendo oggi ad una fase di sensibile modifica del clima le cui cause forse non sono attribuibili solo al famigerato incremento dell'effetto serra. Tra le varie prove del cambiamento, una è fornita dalla riduzione dei ghiacciai alpini che ha subito una forte accelerazione a partire dalla metà degli anni '80 del secolo scorso, anche se gli esperti ricordano che tra il 1960 e il 1985 una breve fase fredda aveva fatto pensare al ritorno di una nuova era glaciale. La riduzione delle masse gelate verificatasi negli ultimi trent'anni ha cambiato per molti versi il paesaggio d'alta quota. Un fatto, questo, che ci viene confermato dagli studi che la Regione porta avanti da tempo anche su queste porzioni di territorio più estreme e, nel contempo, più delicate e sensibili. Quindi, se per ora la neve continua a scendere, nel contempo si allontana il rischio della siccità estiva. E questo è già di per sé positivo".


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