Movimento 9 dicembre Vicenza presenta querela alla Corte dei Conti contro canone Rai
Lunedi 17 Febbraio 2014 alle 16:43 | 0 commenti
- DISDETTA CANONE RAI : che cos'è, come attuarlo e improbabili conseguenze.
- BOLLO AUTO : la sua inutilità e come contrastare la richiesta da parte di Equitalia del suo incasso.
- CONTRIBUTI SINDACALI nelle PENSIONI : un fiume di denaro a basso costo, che impoverisce le già misere pensioni.Â
Relatori della Serata :
- avv. G. Bertacche , portavoce e promotore della Disdetta del Canone RAI
- sig. Enrico Carraro , presidente Associazione Europea Consumatori Indipendenti
- dott. Gabriele Perucca, presidente della LIFE di Vicenza che spiegherà il funzionamento delle cartelle Equitalia a seguito del mancato pagamento del Bollo Auto. L'idea innovativa sarà un'IMPORTANTE iniziativa di MASSA, una QUERELA esposta alla Corte dei Conti (che pubblichiamo di seguito ndr) che supporteremo e vi presenteremo durante la serata .
Si tratta di un'iniziativa completamente priva di ogni azione politica e/o sindacale e priva di ogni corrente partitica. E' semplicemente informativa e rivolta a tutti, come suddetto.
Al Procuratore Generale della Corte dei Conti - Roma
e p.c.
al Presidente della Repubblica
al Presidente del Consiglio dei Ministri
al Ministro dell’Economia e delle Finanze
al Presidente del Senato della Repubblica
al Presidente della Camera dei Deputati
al Presidente del Parlamento Europeo
al Presidente della Commissione UE
ai Partiti Italiani
agli Organi di Stampa
Â
RAI – radiotelevisione italiana spa – canone / imposta – referendum abrogativo del 1995
*** * ***
I sottoscritti, individuati con nome, cognome, indirizzo anagrafico e codice fiscale, riuniti in assemblea dal “Movimento 9 dicembreâ€, con l’assistenza dell’avv. Giovanni Bertacche del foro di Vicenza - con studio in Vicenza, Piazza del Castello n. 12 – indirizzo di posta certificata pec: [email protected] – presso cui eleggono domicilio ai fini del presente atto.
PREMESSO CHE
- Con referendum abrogativo 11 giugno 1995 il 54,9 % dei cittadini ha deliberato l’abrogazione della norma (art. 2, comma 2 L. 223/1990) che prevede la partecipazione pubblica al sistema radiotelevisivo;
- da allora lo Stato agisce tramite la concessionaria Rai perpetuando il sistema pubblico abrogato: con il Parlamento nazionale in veste di editore, controllore (commissione di vigilanza Rai) e direttore (funzioni tutte, non importa se in stridente contraddizione tra loro, per non dire del mostruoso conflitto di interessi per la commistione e addirittura il sovvertimento dei valori liberaldemocratici della politica che controlla l’informazione anziché il contrario);
- intanto i conti sempre più dissestati della Rai, utilizzata dai politici per scopi privati e illeciti, vengono coperti dalle finanze pubbliche e in particolare dal “canone†a carico dei contribuenti, costituendo finanziamento, nemmeno troppo occulto, dei partiti;
- ad oggi non solo non è stata avviata una qualche riforma in direzione della privatizzazione, ma con legge 112/2004 (cosiddetta legge Gasparri) si prevede la trasformazione della Rai in public company ad azionariato diffuso, con lo Stato azionista di maggioranza;
- così sotto la copertura ideologica del cosiddetto “servizio pubblicoâ€, di cui peraltro non è data definizione normativa, mentre la prassi va in tutt’altra direzione (pubblicità come e più della Tv commerciale, competizione con programmi al ribasso, …), si vuole legittimare il finanziamento pubblico e l’imposizione del “canoneâ€;
- in particolare il canone: da non intendersi, come prevedeva il regio decreto 246/1938 quale corrispettivo (volontario) degli utenti del servizio radiofonico, ha assunto ora, per vero più per via giurisprudenziale che per legislazione, la natura di “prestazione tributariaâ€;
- ma non si tratta di tassa, precisa la Corte Costituzionale (sentenza 284/2002) seguita dalla Cassazione (sentenza n. 24010/2007), che impegnerebbe inevitabilmente la Rai (e chi vi sta dietro!) a svolgere un vero “servizio†sotto il controllo degli utenti, bensì genericamente di “impostaâ€;
- arzigogoli delle Corti, all’evidenza per salvare la faccia ai politici per l’uso privato che ne fanno con il relativo finanziamento pubblico, incoerenti e contrastanti con le normative primarie sia interne che comunitarie;
- perché se il “canone†non è configurabile come “tassa†di scopo non si giustifica la collaborazione da parte della Rai con l’Agenzia delle Entrate nella gestione e riscossione del canone né, tantomeno, il versamento del riscosso alla Rai, dal palese carattere di aiuto di Stato;
- anche il concetto di imposta per la detenzione dell’apparecchio televisivo non convince, poichè trattandosi di canone a “prezzo unico†sorge contrasto con il principio di proporzionalità impositiva, considerato che vi è differenza per numero e qualità di apparecchi (tanto per semplificare il televisore da 7 pollici non ha lo stesso valore di quello da 60!);
- che poi il canone composto da: prezzo + sovrapprezzo + tassa di concessione, debba pure scontare l’IVA al 4%, imposta sull’imposta, rimane uno dei tanti misteri che le Corti dovranno spiegarci;
- va pure ricordato che proprio trattandosi di “servizio pubblico†svolto tramite la Rai, a norma delle disposizioni comunitarie si sarebbe dovuto mettere in gara il servizio stesso, ma ciò non avviene;
- in definitiva il sistema in atto contrasta con l’art. 75 della Costituzione che vieta il ripristino di norme abrogate, tanto con la legge Gasparri n. 112/2004 quanto per il mancato avvio di iniziative nel senso voluto dal voto popolare, mediante manovre elusive e manipolative del risultato referendario;
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