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Montanari del Vajont, abitanti di borgo Berga e il male dell'indifferenza

Di Edoardo Andrein Domenica 13 Ottobre 2013 alle 22:37 | 0 commenti

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L’avevano detto sin da subito i montanari più anziani che abitavano i paesi nella valle del torrente Vajont: “il monte Toc se si chiama così ci sarà un motivo”. Un “toco” in Veneto è un pezzo, e quella montagna era formata da un instabile ammasso di pietre. Poi sono seguiti diversi segnali premonitori raccontati da una donna tenace, diventata giornalista per un giornale, l’Unità, che a quel tempo in Veneto di lettori ne poteva contare sulle dita di una mano. E per questo non meritava di essere presa in considerazione, al pari di quei montanari pazzi che sentivano i “rumori” nella montagna.

La frana del Vajont, l’olocausto veneto di duemila morti, devastazione di interi paesi, centinaia di persone superstiti segnate per tutta la vita: una tragedia provocata dall’incuranza dell’uomo che si poteva evitare, di segnali c’erano tanti. E invece coloro che obiettavano venivano accusati di creare allarmismo nella popolazione. A volte si può anche sbagliare, certo, ma lo sbaglio più grande che si possa commettere è quello di lasciare spazio all’indifferenza.

È per questo che l’impegno di tanti cittadini nel segnalare le stranezze sulla costruzione del complesso edilizio di borgo Berga non merita di non essere confinato a poche righe secondarie. Lo stesso vale per le testimonianze degli abitanti, come quella della signora Lia Sofia Stella residente a borgo Berga all’angolo con via Tiepolo che ci racconta:

“Siamo sempre più perplessi dai lavori che sono in corso sugli argini del Retrone fino alla confluenza con il Bacchiglione: hanno nettamente ridotto l'alveo del fiume e per quanto possiamo vedere da casa nostra, in particolare dalle nostre finestre che sono al terzo piano sulle sponde, è stato versato e consolidato con reti e massi materiale pietroso per non meno dello spessore di 80 cm/1 metro, forse anche più, restringendo così nettamente l'invaso”.

Ora sta per arrivare la stagione delle piogge e la preoccupazione di un’altra alluvione torna a riaffiorare:

“Spero non ci sia rischio di esondazione del fiume in caso di piogge forti. Già negli scorsi anni l'acqua era arrivata a sfiorare la strada di borgo Berga. Le cantine del nostro condominio sotto il livello della strada sono rimaste infatti allagate”.

La signora Lia magari potrà anche sbagliare, ma per fortuna potrà dire di non essere stata colpita dal male dell’indifferenza.


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