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Mattone amaro per gli Amenduni che perdono 3,4 milioni di euro e ne immettono 32,7

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 23 Giugno 2013 alle 20:17 | 0 commenti

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«Si chiude con una perdita 3,4 milioni di euro dovuta a svalutazioni il bilancio di Vi-Ba», che è a monte della quotata Aedes nella sua nuova veste di unico polo immobiliare degli Amenduni, dinastia di imprenditori siderurgici proprietaria delle Acciaierie Valbruna, anche queste non in perfetta salute come dimostrano anche le ultime vertenze sindacali per una serie di licenziamenti imposti a Vicenza. A riferire della perdita Vi-Ba, con nessuna eco sui media locali, è Andrea Giacobino su Il Mondo n. 25 in edicola da venerdì scorso, settimanale del gruppo Rcs che pubblica anche Il Corriere della Sera.

Gli Amenduni detengono anche il 10% delle ora problematiche quote Ilva ma sono tra i maggiori azionisti del gruppo Generali direttamente e, con qualche frizione strategica, insieme alla Cassa di Risparmio di Torino.

Nei giorni scorsi riferisce Giacobino, «l'assemblea degli azionisti ha deciso di attingere alla riserva "avanzo di fusione" per coprire la perdita di 3,4 milioni aperta nei conti del 2012» per un esercizio non confrontabile con quello precedente proprio perché «Vi-Ba a fine dello scorso anno ha incorporato quattro società immobiliari che facevano riferimento alla famiglia proprietaria di Acciaierie Valbruna (Start Immobiliare, Alco International, Sarcal e Alind)». Se il totale dell'attivo è salito da 47,7 a oltre 85 milioni e il patrimonio netto da 20,8 a 52 milioni i debiti sono passati da 26,8 a 33,1 milioni, dei quali 32,7 verso i soci tutti della famiglia Amenduni, che, quindi, starebbero "pompando" liquidità nel ramo immobiliare in perdita. 

Sempre attingendo dai dati de Il Mondo n. 25, mentre il conto economico di Vi-Ba (probabilmente l'acronimo di Vicenza-Bari che tiene conto delle origini pugliesi e del cuore operativo locale della famiglia) ha risentito della svalutazione di 3 milioni sulla collegata Aedilia Nord Est, iscritta ora per circa 7 milioni, fra gli attivi si segnala la quota del 26,2% in Aedes in carico per 47,8 milioni in cui, in una vasta azione di riorganizzazione della rete di attività immobiliari della famiglia Amenduni conseguenti alla crisi di settore (nel gruppo c'erano oltre 100 società) è confluita di recente anche la Rho Immobiliare, attiva nell'area delle nuova Fiera di Milano, a cui fanno riferimento, almeno fino a tempi recenti, partecipazioni della Fininvest del presidente Berlusconi e al centro negli scorsi anni di pesanti cadute in borsa.

L'Aedes, "tra le primarie società italiane operanti nel settore real estate", come recita il suo sito, era balzata anche agli onori della cronaca per il grande pubblico per la querelle sull'area di sua proprietà a Sesto San Giovanni in provincia di Milano in cui operava la Insse del gruppo Camozzi che "lasciò sul campo" un gran numero di dipendenti mentre l'area entrò a far parte di un accordo immobiliare proprio tra Aedes e comune.
Tornando alla capo gruppo Vi-Ba la sua maggioranza ora appartiene ai cinque fgli del patron Nicola Amenduni e cioè a Maurizio, Michele, Ernesto, Massimo e Antonella, quest'ultima consigliere di Aedes.


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