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Caso Marlane, "fuga continua" Marzotto: decidevano a Valdagno, no "niente sapevano"

Di Giorgio Langella Sabato 1 Febbraio 2014 alle 21:25 | 0 commenti

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Tra le scarse notizie che si possono trovare sul processo Marlane-Marzotto che si sta svolgendo presso il tribunale di Paola, una dovrebbe richiamare l'attenzione dei media ed essere diffusa. Si riferisce all'udienza del 24 gennaio. Un'udienza definita "fiume" nella quale i difensori degli imputati eccellenti e i loro assistiti hanno tentato di dimostrare che chi era nel CdA del colosso tessile di Valdagno non poteva sapere quello che succedeva nello stabilimento di Praia a Mare perché la struttura di comando era molto complessa.

Gli imputati eccellenti sostengono che i dirigenti locali calabresi mantenevano ampi margini di autonomia e discrezionalità. I dirigenti centrali, quindi, non potevano essere a conoscenza di tutto. Le colpe, qualora fossero dimostrate, sarebbero dei dirigenti intermedi. Secondo questa teoria, la responsabilità dei vertici della Marzotto (e, prima, della Lanerossi) potrà essere considerata solo oggettiva e, quindi, di minore gravità rispetto alle accuse.
I vertici di Valdagno, quindi, erano ignari perché non potevano sapere. Una tesi bizzarra, soprattutto se la si confronta con un'altra notizia di qualche anno fa. Era il 16 ottobre 2010, il processo era ancora in una fase preliminare. Le udienze continuavano a essere sospese e rinviate per vari cavilli procedurali. Ma quell'udienza preliminare fu sospesa perché gli avvocati dei dirigenti e dei padroni della Marzotto (si presume gli stessi di oggi) presentarono un'eccezione di incompetenza territoriale al gup di Paola. Volevano che il processo fosse spostato a Vicenza. Sostenevano che le strategie della Marlane venivano decise nella sede di Valdagno della Marzotto. Una tesi, come si può ben capire, che è in palese e totale contrasto con quanto affermato dagli stessi attori qualche giorno fa. Tre anni fa scrissi in una breve nota: "se le strategie venivano decise a Valdagno, allora i dirigenti indagati dovevano sapere cosa era successo e stava succedendo a Praia a Mare. Mi sembra che, a questo punto, non sia più plausibile eventualmente dire che «non si sapeva». Ricordiamolo anche in futuro."
Questa "incongruenza" è emblematica di un modo di fare di "lorpadroni" che è, questo si, sempre coerente. Bisogna sempre trovare qualsiasi scusa per non farsi giudicare. E non importa se le scuse sono in palese conflitto tra loro com'è evidente in questo caso. Si deve tergiversare, dire e smentire, fingere di non sapere, negare e, soprattutto, fare di tutto per dilatare i tempi del processo e arrivare alla prescrizione. Perché, e ne sono fermamente convinti, loro non possono essere giudicati. Mai.
Questa è la classe dirigente che ha affossato il paese.

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