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Liddell al Teatro Olimpico, il Vescovo Pizziol: da polemica uscire più sereni

Di Emma Grande Martedi 1 Settembre 2015 alle 11:00 | 1 commenti

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La Diocesi di Vicenza rende note oggi 1 settembre le riflessioni, che pubblichiamo di seguito integralmente, del Vescovo Beniamino Pizziol in merito alle polemiche suscitate dall’annunciato spettacolo di Angélica Liddell al Teatro Olimpico di Vicenza. Sul sito della Diocesi è a disposizione anche il breve commento al testo di Prima Corinzi citato dalla regista nel proprio spettacolo.

Ecco la lettera di Pizziol:

Da quando è apparsa la notizia della rappresentazione teatrale di Angélica Liddell dal titolo “Prima lettera di San Paolo ai Corinzi. Cantata BWV 4, Christ lag in Todesbanden. Oh, Charles!”, ho seguito, giorno dopo giorno, i diversi interventi sulla stampa e sulla rete.
Sollecitato insistentemente ad intervenire da persone turbate da quanto riportato dai media riguardo i contenuti di tale spettacolo, ho cercato di conoscere il pensiero e le opere della regista catalana. Ho anche interpellato due amici credenti che hanno assistito alla rappresentazione teatrale a Berlino, i quali mi hanno parlato di un lungo monologo della regista-attrice tutto centrato sui temi della fede, dell’amore, della preghiera, della morte e della risurrezione, attraverso la continua citazione di testi biblici, tratti prevalentemente dalla prima lettera di Paolo ai Corinzi. Hanno anche aggiunto che nella rappresentazione non comparirebbe alcun gesto blasfemo o irriverente contro il Crocifisso. Verso la fine avviene invece effettivamente l’annunciata trasfusione di sangue. Altri critici hanno sottolineato la particolarità del linguaggio utilizzato dall’autrice, certamente duro ed eccessivo. E’ evidente che davanti a manifestazioni di questo genere possono nascere opinioni diverse e contrastanti.

Se lo spettacolo, come sostengono alcuni, dovesse risultare effettivamente “blasfemo e offensivo” nei riguardi della religione cristiana, venendo meno a quel senso di laicità che sa tenere in considerazione, nella proposta di eventi pubblici, tutti i soggetti e le sensibilità che compongono la società civile (comprese dunque le comunità cattoliche presenti nel territorio), è evidente che gli organizzatori dovranno responsabilmente trarne tutte le conseguenze.

Se invece la rappresentazione teatrale non dovesse corrispondere a quanto annunciato da alcuni interventi nei media, accompagnati da polemiche, reciproche accuse e tentativi di creare divisioni nella comunità civile ed ecclesiale, altri dovranno trarre le conseguenze da questa vicenda.

In un passaggio dell’intervista concessa ad Anna Bandettini, la regista dello spettacolo afferma di considerare la prima lettera di Paolo ai Corinzi “un inno all’amore forsennato, violento, tragico, osceno, impossibile”. Non vorrei che questo linguaggio iperbolico ed eccessivo oscurasse la bellezza e la preziosità delle parole e della vita di San Paolo o ferisse quanti in questa Parola trovano fondamento per la propria fede.

Quanto al Crocifisso, è per i cristiani il segno forte ed efficace del più grande atto di amore che l’umanità abbia conosciuto nella sua storia: quello di Gesù Cristo che dona la sua vita; ma è anche per tutti un richiamo ai valori della non violenza e della gratuita dedizione. Contemplando il Crocifisso non possiamo non pensare a tutte le persone che soffrono nel corpo e nello spirito, alle vittime della violenza, della discriminazione, del fanatismo religioso, agli oltre duemila migranti che sono morti annegati nel Mediterraneo o soffocati dentro a un camion. Rispettare il Crocifisso significa anche essere solidali con tutti gli uomini e le donne che sono sistematicamente crocifissi dalla cattiveria e dall’egoismo delle persone, dall’inerzia delle istituzioni, dalle “strutture di ingiustizia” e dalla “globalizzazione della indifferenza”.

Per quanto riguarda la trasfusione di sangue che viene presentata sulla scena, vorrei cogliere questo particolare per invitare tutti coloro che parteciperanno allo spettacolo teatrale, e non solo loro, a proporsi di donare il proprio sangue, se già non lo fanno: si tratta di un gesto di vera solidarietà umana.

Un’ultima considerazione circa l’esercizio della libertà, che sta al cuore di tutto questo dibattito. La libertà di stampa, la libertà di espressione artistica, la libertà religiosa e quella politica dovrebbero tendere sempre alla ricerca della verità, della giustizia, della bellezza e del bene comune, a partire dalla realtà dei fatti e dalla sensibilità delle coscienze e non da costrutti ideologici. Altrimenti queste libertà rischiano di essere scatole vuote, da riempire e svuotare secondo i propri gusti individuali o interessi di parte.

Un augurio: che da questa polemica di fine estate possiamo uscire più pensosi e più sereni.


Commenti

Inviato Martedi 1 Settembre 2015 alle 13:39

Ma la regista catalana a Berlino raccontava delle "masturbazioni con il crocefisso" che vedevano come soggetto attivo una "bambina"?
Poi, le foto di corpi nudi distesi su grandi croci (pubblicate dal G d V in questi giorni), ce le siamo forse sognate? Non solo oscenità, ma soprattutto "provocazione" per i cattolici.
Fatele vedere al monsignore, che, forse, par di capire, NON le abbia viste.
Del resto, qualcosa si vede anche sulla foto riprodotta assieme all'articolo di Andrea Fasulo, pubblicato proprio oggi alle ore 10,26 su Vicenzapiu, dal titolo "..Forza nuova.....".
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