Letta e Saccomanni bravi lettori di filastrocche
Martedi 5 Novembre 2013 alle 11:50 | 0 commenti
Riceviamo da Luc Thibault e pubblichiamo - Secondo l’Istat anche quest’anno avremo una recessione di quasi due punti, che sommata a quella degli anni precedenti porta la caduta complessiva della nostra economia a sfiorare il 10% del PIL. Dopo la pubblicazione degli ultimi dati Istat, che aggravano la portata della crisi rispetto alle previsioni del governo, è legittimo chiedersi se i nostri governanti siano soprattutto incompetenti o soprattutto bugiardi!
Per noi, sono soprattutto bugiardi, perché è davvero difficile credere che dopo tre anni nei quali l’intreccio tra crisi e austerità ha prodotto il disastro sociale in cui viviamo, essi possano ancora sbagliarsi nelle previsioni e nelle decisioni!
L’anno prossimo, sempre secondo l’istituto di statistica, si dovrebbe crescere dello 0,7%. Quindi, ammesso che il dato sia vero e che segni una svolta duratura, abbiamo di fonte a noi una dozzina di anni prima di tornare ai livelli di PIL del 2007/2008. Anche se non ufficialmente, l’Italia è già sottoposta a procedura di commissariamento da parte della Comunità Europea e così, per non generare panico e rischi di movimenti di piazza, la stampa e i media“servili†alle Autorità finanziarie e politiche non raccontano cosa sta succedendo veramente in Italia. Con il termine “commissariamento†ci si riferisce in generale ad un provvedimento mediante il quale i poteri degli organi direttivi di uno Stato, di un Ente o di un’azienda vengono sospesi in modo autoritario ed il loro esercizio viene affidato ad un Commissario.
Abbiamo assistito al commissariamento della Grecia tra la fine del 2011 e l’inizio 2012, con l’arrivo dei rappresentanti della Troika ad Atene per dettare le linee d’azione restrittive al Governo Greco in cambio degli aiuti finanziari al fine di scongiurare il crack definitivo del Paese; ed il commissariamento non terminerà fino a quando non verranno rispettati gli impegni presi e soprattutto fino a quando non verranno attuate tutte le misure imposte dai Commissari. A carico di molti Paesi europei, Italia compresa, è in atto un commissariamento da parte della Comunità Europea, insieme alla Banca centrale europea (Bce) ed al Fondo Monetario Internazionale (FMI), che tra l'altro non è neanche tanto camuffato. 

Da Paese produttore, l’Italia è diventata un Paese da depredare che per sopravvivere è costretto ad indebitarsi penalizzando i cittadini al fine di poter pagare su questi debiti gli interessi. Basti pensare, solo per citare il caso più recente, al piano di cessione della Telecom Italia agli spagnoli.
Milioni di cittadini in Europa stanno sperimentando un livello di povertà che ricorda quello del dopoguerra. Il provvedimento limita, almeno per i prossimi 20 anni, la sovranità dei singoli paesi che lo accettano in materia di politica economica e sociale. Il punto centrale del Fiscal Compact prevede infatti “l’impegno delle parti contraenti ad applicare e ad introdurre, entro un anno dall’entrata in vigore del trattato, con norme costituzionali o di rango equivalente, la ‘regola aurea’ per cui il bilancio dello Stato deve essere in pareggio o in attivoâ€. “Qualora il rapporto debito pubblico/Pil superi la misura del 60%, (in Italia siamo al 133%!) le parti contraenti si impegnano a ridurlo mediamente di 1/20 all’anno per la parte eccedente tale misuraâ€.
Tutto ciò è alla base delle politiche di austerity condotte dal Governo Monti prima, e da quello Letta oggi. L'Italia è obbligata al rientro del 50% dell’ammontare complessivo del debito pubblico che eccede il 60% del PIL. Attualmente il nostro debito è pari a 2.034 miliardi Euro. Che vuol dire, grossomodo, un taglio complessivo di circa 1.000 miliardi di euro (entro il 2043) e quindi una cinquantina di miliardi di euro all'anno. Naturalmente a questo va sommato il pagamento degli interessi sul debito (di circa 95 miliardi di euro all'anno).
Ma non è ancora tutto: il Fiscal Compact viene applicato solo negli anni di non-recessione, così il termine dei vent'anni è destinato a slittare. Il periodo di applicazione sarà molto più lungo! Che vuol dire tutto ciò? Vuol dire tagli ai servizi pubblici: scuole, ospedali, case popolari, infrastrutture, servizi di assistenza ai malati, ecc. Ma anche impossibilità a creare nuovi posti di lavoro veri. Oggi Guglielmo Epifani e il suo “PDâ€, si accorge che il Fiscal Compact è disastroso e condanna l'Italia alla recessione. Ma dov'era il suo partito quando, oltre un anno fa, il provvedimento venne varato?
Il Governo Letta succede al Governo Letta e diventa ancor più aggressivo per la sua dichiarata contiguità con le politiche europee di austerità e di sostegno ai mercati, alle banche e alla finanza. L’esplicita continuità con le politiche dei governi precedenti, rivendicata nel discorso in parlamento; il reiterato richiamo alla stabilità , quella della Germania della Merkel e quella della democrazia cristiana italiana dal dopoguerra al 1968, tracciano una linea di governo che, sotto la tutela dell’Europa, della BCE, del FMI e del presidente Napolitano, proseguirà nell’adozione di misure antipopolari e di contrazione di diritti, salari e pensioni, con conseguente riduzione del peso manifatturiero ed industriale del paese, di riduzione del welfare e l’aumento esponenziale di disoccupazione e precarietà , giunti a livello ormai insostenibile.
Ciò è confermato anche dall’annuncio, da parte di Letta, della nomina di un nuovo commissario per la spending review nella persona di Carlo Cottarelli, direttore del dipartimento Affari Fiscali del FMI, che recentemente ha dichiarato che l’Italia non potrà uscire da sola questa crisi, implicitamente affermando la necessità di un qualche commissariamento internazionale. I partiti, quasi tutti, sono interni a queste logiche e, tramontata ormai la paura del berlusconismo, si apprestano a dividersi le spoglie di questo Paese, sorretti anche da Confindustria e Cgil, Cisl, Uil, Ugl, che si riconoscono ormai nella ferrea legge del mercato e delle compatibilità a tutto danno dei lavoratoriâ€.
 Cosa dobbiamo aspettare?: Il 15 ottobre scorso il governo ha adottato il bilancio per il 2014. La cosiddetta "legge di stabilità 2014" prevede, nel prossimo anno, quasi € 12 miliardi di tagli alla spesa e € 3.7 miliardi di tagli fiscali per le imprese. ll primo ministro Enrico Letta (PD) sta usando la crisi per effettuare una massiccia redistribuzione della ricchezza dalla classe lavoratrice alla classe dirigente. Oneri fiscali e tasse per le aziende verranno ridotti di € 10.6 billioni nel corso dei prossimi 3 anni, questo mancato introito verrà recuperato attraverso tagli nel settore pubblico.
Per il 2014, le paghe degli impieghi pubblici verranno congelate e i posti vacanti non verranno assegnati. Queste misure inevitabilmente porteranno a una carenza di personale nel settore pubblico; l'anno prossimo molti servizi essenziali dell'assistenza sociale e delle infrastrutture non saranno in condizione di operare, o lo faranno con grande difficoltà .
Per evitare un conflitto con il PdL di Berlusconi circa l'aumento della tassa di proprietà per i piccoli propietari, il governo ha creato una tassa ex novo, si chiama TRISE (tributo sui servizi); essa unisce tasse e tariffe per la raccolta dei rifuti e altri servizi municipali; questo non farà nulla per evitare l'aumento degli affitti e delle spese.
La diatriba circa i tagli nel settore sanitario mostra inoltre quanto sia instabile la coalizione PD e PdL di Berlusconi. La coalizione ha già rischiato di rompersi all'inizio di ottobre, quando tutti i ministri PdL avevano minacciato di dimettersi. Il PdL ha criticato la proposta di bilancio "per non essere andato abbastanza oltre con i tagli alle tasse"; però Alfano ha dichiarato di essere pronto a continuare a sostenere il governo, contemporaneamente ha rifatto domanda al presidente Napolitano di perdono per Berlusconi, condannato per evasione fiscale
La classe lavoratrice italiana è confrontata ad una situazione sempre più simile a quella della Grecia. La disoccupazione ufficiale ha già raggiunto il livello record del 12,5 per cento, con la disoccupazione giovanile oltre il 40 per cento.  Letta è in condizione di imporre il suo programma di austerità alla classe lavoratrice principalmente perché la "sinistra ufficiale" e i sindacati sono passati completamente nel campo della classe dirigente.
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